Le buche nell’asfalto e nelle strade della burocrazia (di A.Casinelli)


di Alessandro CASINELLI
Presidente Federlazio
Provincia di Frosinone

 

È difficile essere in disaccordo con quanto sostenuto dal Segretario della Cisl Enrico Coppotelli. (leggi qui) .

Le questioni sollevate dal suo intervento su Alessioporcu.it sono tutte reali e toccano problematiche ahimè incancrenite. Oramai sulla diagnosi del male, per così dire, credo si sia più o meno tutti d’accordo. E’ sulle terapie e sulle modalità di intervento che le valutazioni tendono un po’ più ad articolarsi.

E su questo io sono disposto anche a rischiare l’accusa di minimalismo, però non posso rinunciare a porre l’attenzione su alcuni elementi di debolezza del territorio che attengono più alla gestione dell’ordinaria amministrazione – se così vogliamo dire – che alla prefigurazione di una possibile “progettualità strategica”. La quale poi, ogni volta che viene a calarsi nella realtà nostrana, ha un elevato rischio di scontrarsi con quelli che negli anni 70 Carli chiamava “lacci e lacciuoli” e che oggi forse potremmo chiamare malfunzionamenti, inerzie, ritardi (talvolta anche fenomeni corruttivi) della Pa.

Insomma con una mentalità dei soggetti pubblici ancora troppo intrisa di burocratismo e poco incline a sposare un’ottica di efficienza, di risultato, di performance che è invece quella tipica (anche qui con qualche eccezione) del mondo imprenditoriale.

Quanti imprenditori di questo territorio hanno rinunciato o hanno rinviato un investimento a causa di un’autorizzazione che non è arrivata, o di uno stato infrastrutturale del tutto inadeguato, o a causa di una macchina burocratica – regionale e locale sia ben chiaro – che funziona poco e male?

Certo non nego che sia intellettualmente più stimolante un dibattito imperniato su seducenti traiettorie di sviluppo immaginate per questo territorio, o sul suo possibile riposizionamento strategico nel quadro degli scenari globali, piuttosto che invocare – più modestamente – strade asfaltate, autorizzazioni ambientali celeri, efficienti infrastrutture di servizio alle aree industriali, tasse sui rifiuti eque e non vessatorie e così via.

Sarà pure poco affascinante, ma se noi vogliamo offrire un contributo reale, sostanziale, utile e funzionale al rilancio dello sviluppo nel nostro territorio, non possiamo evitare di muovere i primi passi sulle questioni appena richiamate. Solo se faremo questo, potremo un minuto dopo affrontare anche il dibattito sul piano più strategico.

Se, al contrario, pretenderemo di continuare imperterriti, come la mosca che si ostina a sbattere contro il vetro, a ragionare sui “grandi scenari”, senza – ribadisco senza – mettere mano a quelle criticità che invece dal punto di vista di chi fa impresa sono assolutamente prioritarie, allora ho il timore che ancora per molto tempo ci trastulleremo con i bizantinismi ma non avremo fatto nulla per sciogliere quei nodi che impediscono un nuovo colpo d’ala a questo territorio.

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