Daniela Bianchi: «Ora o mai più»

 

di DANIELA BIANCHI
Consigliere Regionale del Lazio – Sinistra Italiana

Sapevo che non sarebbe stato facile. Sapevo che non sarebbe stato subito. Ma così no. Così sembra, e non soltanto a me, un volersi complicare la vita. Le prese di posizione, qualsiasi esse siano, che stanno caratterizzando il percorso di Sinistra (Italiana?) non rendono giustizia a chi ha accarezzato l’idea che ci potesse essere la capacità, tutti insieme, di abbracciare e dare corpo a quella richiesta di rappresentanza e rappresentatività che da più parti corre nel paese.

Io rivendico attenzione e rispetto per ogni percorso, per le storie personali e politiche di chi ha creduto nell’appartenenza ad un grande partito riformista, per quelle che costituiscono l’anima di una sinistra per anni lacerata da guerre di appartenenza, per quelle di stampo civico. Storie come la mia e come quella di tanti altri che hanno aderito con passione ad un percorso fondativo e lo hanno fatto con generosità e con fiducia. Immaginando un percorso fatto di proposte, azioni, programmi, in grado di seppellire per sempre rancori, presidi, barricate, aprendo la sinistra alla dignità che le compete. Un percorso fondato su risposte concrete e sull’attenzione ai territori e non in maniera astratta sul tema delle alleanze. Ho immaginato un percorso assolutamente a testa alta e mai per un attimo minoritario. Perché come sempre nella vita, la premessa di una riuscita sta nell’approccio alle questioni.

Allora verso questo percorso tutti dobbiamo rispetto e in esso investire responsabilità. Una responsabilità che ora impone calma e riflessione.Un atto di responsabilità collettiva verso il futuro della sinistra per non tradirne le origini storiche e culturali. Un atto di responsabilità collettiva verso chi ci ha creduto e chi ci crede ancora.

In questa fase sono poco rilevanti le definizioni e le locuzioni politiche, le parole che sanno di storie vissute non in grado di interpretare l’istanza di concretezza che il tempo ci impone. Qui c’è un futuro da inventare, un presente da interpretare e non abbiamo uno straccio di Sogno che faccia battere il cuore, macinare chilometri, cavalcare notti e giorni tra la gente, a mani nude, a parlare e a spiegare cosa vogliamo fare INSIEME.

Un sogno, questo chiedo, questo chiediamo in tanti, un SOGNO che aggrappi l’anima e ridia fuoco alla speranza, che non si costruisce a tavolino, non sta nei manifesti di intenti, nelle conventicole atte alla conta. Questa roba sfugge alle organizzazioni, sta nell’aria, nel sentimento delle persone, nella nostra capacità di farcene custodi e d interpreti. Non è più tempo, e forse non lo è mai stato, di testimonianza. La politica ha senso se cambia le cose o almeno prova a farlo. Per il resto solo vecchia politica…ma non è quella per cui mi sono messa in gioco…io e tanti come me…