Il gene del gattopardo

Il giorno del voto. Che porterà a cambiare nulla. Gli scenari che potrebbero delinearsi da questa notte. Quasi tutti degni d'un Gattopardo

Non facciamoci illusioni. Il gene gattopardesco della politica italiana prevarrà anche stavolta. L’esito del voto, almeno nella stragrande maggioranza dei Partiti, non cambierà proprio nulla.

Matteo Renzi ha già detto che resterà a fare il segretario del Pd fino al 2021 e che preferirebbe cinque anni di opposizione ad una maggioranza con quelli che lui ha definito “estremisti”. Dunque, esattamente come fu per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, “hic manebimus optime”. Semmai rimane da vedere cosa succederebbe nel Pd in caso di sconfitta, cosa farebbero big come Dario Franceschini, Marco Minniti e altri.

 

Silvio Berlusconi resterà alla guida di Forza Italia da qui all’eternità. Come ha fatto ininterrottamente dal 1994 ad oggi. Gianfranco Fini e Umberto Bossi hanno lasciato il posto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Il Cavaliere no ed esattamente come il dio Cronos ha divorato tutti i suoi figli politici. Resiste Antonio Tajani, ma bisognerà vedere se, come e fino a quando guiderà davvero il primo governo della diciottesima legislatura.
Matteo Salvini non mollerà la leadership della Lega. Potrà subire qualche miniscissione guidata da Bobo Maroni, ma sarà sempre lui a guidare il Carroccio. Stessa situazione per Giorgia Meloni al vertice di Fratelli d’Italia.

 

Liberi e Uguali ha scelto Pietro Grasso per la campagna elettorale, ma Massimo D’Alema decide sempre lui su tutto, perfino in quale bar andare a fare colazione insieme. Neppure lui schioderà.

 

Restano i Cinque Stelle. In questo caso il discorso è diverso. A Luigi Di Maio sono state date le chiavi del Movimento e pieni poteri. Lui li sta esercitando, ma sa che o riuscirà ad avere l’incarico di provare a formare il Governo oppure dovrà cedere la tolda di comando ad Alessandro Di Battista. Con dietro le quinte naturalmente l’eterno Beppe Grillo.

 

In realtà quindi potranno cambiare le maggioranze, i presidenti del consiglio, i ministri, ma non i padroni del vapore della politica. Loro al massimo muteranno ruolo: dalla maggioranza all’opposizione. O viceversa. Da domani cominceranno a dire che bisogna tornare presto alle urne, con una nuova legge elettorale che garantisca la governabilità (sic!) e con un esecutivo di scopo che abbia ocme riferimento il presidente della Repubblica.

 

Il presto,  bene o male che vada (dipende dai punti di vista) significherà almeno 2 anni, 6 mesi  e un giorno. Il tempo necessario per maturare il diritto alla pensione. Che certo non ha più connotati e proporzioni dei vitalizi di un tempo, ma fa comunque la sua figura. Restando un privilegio.

 

E’ il gene del gattopardo.