I cento anni di nonno e del Partito Comunista

Cento anni di Partito Comunista. Che si intrecciano con la storia di un territorio e dei suoi uomini. Che proprio per questo non capiscono le crisi di oggi. Troppo lontane da quei valori e da quel Partito

Sara Battisti

Vice Segretario Regionale del Partito Democratico del Lazio

Mio nonno è comunista, stava dalla parte degli operai e quando parlava di lotta di classe non lo faceva perché figlio di una politica gauche cavier, ma perché sapeva bene quale era la sua – di classe – e non doveva leggere “Il Capitale” o “Lettere dal carcere” per sapere di cosa stava parlando. Il PCI compie cento anni, poco più di mio nonno ed insieme hanno fatto la storia.

Un secolo da Comunista

Il senatore Angelino Compagnoni durante un comizio a Ceccano

Dal 1921 al 2021: il Ventennio, la Resistenza, il Referendum, la Democrazia Cristiana, Enrico Berlinguer, il compromesso storico, l’omicidio di Aldo Moro, l’inchino di Giorgio Almirante, l’avvento di Bettino Craxi, il Berlusconismo, il Renzismo, i gialloverdi, i giallorossi, la pandemia e la crisi di governo di ieri l’altro. Cento anni. Da Gramsci a Togliatti, da Nilde Iotti a Berlinguer, un viaggio appassionante – non senza battute di arresto e cadute, ma capace di trascinare generazioni di ragazzi cresciuti tra i racconti dei nonni, le letture, i film e le musiche che le hanno raccontate e con il sogno di cambiare il mondo.

Non un banale stereotipo, ma una scala di valori comuni in cui ri-conoscersi e ri-trovarsi. Siamo stati – noi – tutti comunisti, in fondo. Non comunisti come mio nonno, ma ci abbiamo provato. Mi sembra tautologico ricordare oggi i personaggi di un passato dalle idee rivoluzionarie che hanno contribuito a cambiare il corso della storia, se confrontato con un presente fatto di individualismo esasperato al limite del solipsismo e poco altro.

Avrei voluto farmi spiegare, in questo centenario del PCI, la crisi di Governo di ieri da mia nonno ma forse lui non l’ha capita. Lui come Gramsci, Togliatti, Nilde Iotti, Berlinguer, Macaluso. O come le 21 donne che hanno scritto una Costituzione fondata su valori antifascisti, mentre Salvini e la Meloni dal Parlamento inneggiano a valori xenofobi, misogini, omofobi.

Ricordare per capire chi siamo

La ‘costituente’ Teresa Mattei (Foto: Archivio Storico Pci)

Vanno rievocati questi 100 anni di PCI oggi più che mai. Non per rimpiangere chi non c’è più o chi non siamo diventati. Ma per ricordare l’architettura su cui si sorregge la storia d’Italia, una storia che ci racconta la Resistenza, le lotte partigiane e i principi dei nostri Padri e delle nostre Madri costituenti. Il supporto alle battaglie dei sindacati, estrema antitesi di quel corporativismo che ha logorato i diritti dei lavoratori. Ben lungi da quelle antistoriche e negazioniste fake news che parlano di quanto “Mussolini abbia fatto cose buone”, ma che in realtà sono falsi miti. (Leggi anche Addio al senatore Compagnoni, l’uomo che diede le terre ai contadini).

Ci sono le battaglie dei diritti per e delle donne. Che hanno visto in prima linea donne come Teresa Mattei, comunista e partigiana, che in Assemblea Costituente diceva che “Nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se non è accompagnato da una piena emancipazione femminile”.

E poi c’è l’Europa che, se si è fatta Comunità, è anche per Enrico Berlinguer e per il PCI. Lui che per l’unità politica europea si è speso nel suo ultimo comizio, un Berlinguer che sognava l’Europa dei popoli e dei lavoratori, chissà cosa avrebbe detto dei Partiti “No Euro” di oggi.

Tanto si potrebbe dire perché la storia del PCI è la storia italiana, la storia di mio nonno e di centinaia di migliaia di uomini e donne che hanno creduto in quei valori.

Teniamoceli stretti, ora più che mai.