Qualità della vita? Il vero problema è la qualità delle prospettive: zero

Il vero problema non sono i numeri elaborati dal Sole 24 Ore e da Italia Oggi. Il dramma di questo territorio è la sua mancanza di prospettive.

Non avevamo bisogno dei calcoli elaborati dall’autorevole Sole 24 Ore. Nemmeno di quelli curati da Italia Oggi. Ci rendiamo conto da soli che la qualità della vita in provincia di Frosinone è quella che è.

Questo non significa necessariamente che si vive male. Nè che si viva male dappertutto. Il vero nodo è che non ci sono prospettive. Soprattutto per le famiglie e per i giovani.

Al di là delle piccole oscillazioni nazionali, sia per Il Sole 24 Ore che per Italia Oggi siamo all’ultimo posto nel Lazio. Dobbiamo dire che ce ne eravamo accorti di nostro.

 

Perché dovrebbe andare meglio su ambiente e servizi? La bonifica della Valle del Sacco non è stata neppure programmata (solo chiacchiere), l’inquinamento da polveri sottili è incombente come una cappa (e non c’è doppio senso), i servizi sono pessimi per tutti. Provate a chiedere ad un’impresa i tempi per un’autorizzazione oppure ad una madre le misure a sostegno dei bambini. Così, per fare due esempi.

Il dramma è che ci sono picchi di eccellenza e vuoti assoluti di presenze: nello stesso servizio, da un Comune all’altro. Significa che il funzionamento è affidato alla buona volontà dei singoli. E che non esiste un sistema basato sull’efficienza. Nel quale ciò che funziona viene replicato e ciò che non va viene sostituito.

Tutto va alla buona diddio.

 
Cultura e tempo libero: ognuno di noi può, autonomamente, leggere un libro, vedere un film. Eppure sul Sole e Italia Oggi passiamo per dei buzzurri. Il motivo. Facciamoci una domanda: ma esiste un sistema pubblico in grado di garantire appuntamenti culturali per dodici mesi all’anno, accessibili a tutti, interessanti per le giovani generazioni e anche per gli alfieri della Terza Età? No, non esiste.

Basta registrare in una domenica qualsiasi il boom di presenze nei centri commerciali, diventati l’unica “agorà” di una provincia che a cielo aperto le stelle non le vede più nemmeno con un telescopio.

 

Arranchiamo anche per quanto concerne la demografia. Non significa che la sera ci addormentiamo davanti al televisore e non facciamo più figli. Significa che i nostri ragazzi vanno via, i lavoratori che possono pure e perfino gli anziani, per godersi in maniera dignitosa i quattro soldi di pensione dopo una vita di lavoro e sacrifici.

L’innovazione non esiste: parlare di fibra ottica e di 4.0 è come cercare un dialogo con alieni di sperdute galassie. Le fabbriche la stanno realizzando: ma i ragazzi non lo hanno ancora capito e non studiano le cose necessarie per essere smart e flessibili, cioè quello che richiede oggi il modello produttivo, se vuoi un posto di lavoro. Troppi sono ancora convinti che prima o poi arriverà l’onorevole e li sistemerà. E se non arriva (e non arriverà: quel mondo è al tramonto, quasi finito) votano chi strilla di più per sfogare la loro rabbia.

Adesso anche sulla sicurezza iniziamo a cedere il passo. Un elemento di riflessione forte se analizziamo le vicende con calma. Quando Alessioporcu.it descrisse quello che succedeva in piazza a Cassino, fu sommerso da attacchi e critiche. Ma avevamo ragione. Questo territorio da tempo non più l’isola felice.

 

Svegliamoci. In Ciociaria si vive male perché nulla viene fatto da decenni. Ma nulla viene fatto pure nel quotidiano. I politici e gli amministratori non possono spacciare per la Sagrada Familia l’ordinaria amministrazione. Manca la pianificazione. manca la prospettiva. Manca la capacità di sognare. Manca il coraggio di mettere da parte gli egoismi. Manca la pazienza della gente per aspettare che le cose si costruiscano.

La classe dirigente continua come se niente fosse. L’emergenza è oltre i livelli di guardia.

 

Tra poco scenderanno in campo per candidature, presidenze e giochi di potere. Con gli slogan di sempre: lavoro, occupazione, sanità. Senza un progetto intorno a quelle parole. Completamente sganciati dalla realtà.