CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI
«I fatti sono semplici: l’assemblea dei sindaci per anni non ha deliberato le tariffe idriche e il Tar di Latina ha ritenuto legittimo il conguaglio di 75 milioni di euro che il commissario ad acta Dell’Oste aveva riconosciuto ad Acea Ato 5. Quello che sorprende è che alcuni protagonisti di tutto questo, anziché prendere atto della decisione dei giudici (e magari chiedere scusa ai cittadini), continuano ad abbaiare alla luna». A parlare è il dottor Ranieri Mamalchi, presidente di Acea Ato 5 spa, direttore del settore Affari istituzionali di Acea, vicepresidente di Gori spa e membro del cda di Umbra Perugia. Lo abbiamo intervistato.
Allora Mamalchi, il Tar ha detto sì al conguaglio. Soddisfatto?
«Abbiamo avuto ragione, ma il punto è aver dimostrato coraggio nel dire cose vere ma impopolari in tempi non sospetti. Purtroppo la classe politica della provincia di Frosinone non ha fatto la stessa cosa».
Non risparmia la stoccata?
«Non posso risparmiare la stoccata. Ma ci rendiamo conto di quello che è successo? La classe politica ed amministrativa si è dimostrata a mio giudizio assolutamente non all’altezza del proprio ruolo e della situazione (con qualche eccezione ovviamente). E ha fatto correre rischi enormi. Bloccando le infrastrutture, bloccando lo sviluppo in un settore chiave. Volendo esemplificare il tutto in un’equazione, si potrebbe dire che l’acqua sta alla Ciociaria come il petrolio ai Paesi del Golfo persico. L’acqua è una risorsa di questo territorio».
Mai si è trovato un accordo. Non è che la responsabilità è anche vostra?
«Parliamoci chiaro: tutta questa situazione ha messo in estrema difficoltà un’azienda sana, l’Acea, che rappresenta un colosso in questo settore, che assicura servizi, che dà posti di lavoro, che opera nel e per il territorio. La nostra è un’azienda che in provincia di Frosione è venuta a fare impresa “con capitali intensi”, come si dice in gergo. Meritavamo rispetto. Perché ad un’azienda come la nostra si è fatta la guerra?».
Vediamola dal punto di vista dei cittadini. Loro pagano bollette salatissime, raddoppiate.
«C’è un doppio profilo. Già da un anno stanno pagando bollette più alte. Ma pure in questo caso la demagogia è stata prevalente. La realtà è che i cittadini pagano in tre anni quello che avrebbero potuto pagare in sei. La sentenza del Tar ha ribadito che le bollette emesse da Acea Ato 5 erano e sono legittime. Lo abbiamo scritto unanno fa: questa situazione ci rincresce, ma si poteva tranquillamente evitare se l’assemblea dei sindaci avesse adeguato annualmente (come era suo dovere fare) negli anni dal 2006 al 2011, le tariffe del servizio idrico integrato. Come peraltro prevedono la legge e la stessa convenzione di affidamento. Lo dico forte e chiaro: di questa situazione Acea Ato 5 non porta alcuna responsabilità. L’unica cosa che è stata fatta, invece, è dipingerci come il Diavolo. Non era così».
Quanto pagheranno i cittadini in più?
«Non mi piace parlare di medie, però diciamo 30 euro a trimestre. In un anno sono 120 euro. Però è la solita storia del pollo di Trilussa: c’è chi paga molto di più e chi qualcosa in meno».
Ma in questi anni cosa vi è stato risposto?
«In questo periodo abbiamo sempre rappresentato ai nostri interlocutori istituzionali quello che poteva succedere a seguito della mancata predisposizione tariffaria per ben sei anni consecutivi. I riscontri che abbiamo avuto sono stati negativi. In diversi hanno preferito infiammare gli animi, agitare spauracchi. Francamente penso che quando si ha l’onere e l’onore di amministrare la cosa pubblica una cosa non può mancare: il buon senso».
Ha sentito parlare della transazione Scalia?
«Allora, facciamo chiarezza: io sono arrivato dopo. Però l’ho letta e, con il senno di poi, devo dire che quell’atto era un “merletto”. Lo avessero portato avanti si sarebbero evitati… molti lutti agli Achei».
Al di là di tutto però in questi anni sono stati sollevati anche altri problemi: investimenti, carenza idrica, interventi da effettuare.
«L’errore più grande è stato quello di aumentare i contenziosi. Noi abbiamo scritto nero su bianco: “Resta naturalmente fermo che qualora il Tar, in sede di giudizio di merito, dovesse eventualmente rimodulare, in difetto o in eccesso, la somma determinata dal commissario ad acta, Acea Ato 5 provvederà ad eseguire i necessari conguagli nei confronti dell’utenza”. E questo atteggiamento lo abbiamo esteso ad ogni settore. Non siamo stati noi ad alimentare cause legali e contenziosi. Ma se i tribunali ci danno ragione, pretendiamo che se ne prenda atto».
Perché non c’è mai stata “simpatia” tra l’Acea e l’assemblea dei sindaci?
«È una domanda che mi sono posto tante volte e che continuo a pormi. La risposta è non lo so e comunque non è neppure una questione di “simpatia”. Mi chiedo: come hanno fatto a pensare di poter vincere in giudizio? Alcuni mi hanno spiegato che un atteggiamento di contrasto all’Acea avrebbe pagato sul piano elettorale. Beh, non mi sembra che sul piano elettorale ci sia stato un ritorno. Ma, bypassando questo aspetto, lei non pensa che un governante eletto dal popolo ha il dovere di guardare anche oltre, perfino di essere impopolare se questo serve a garantire la propria comunità? Il punto è questo. Penso invece che qualcuno guardi al riflesso mediatico».
Vale a dire?
«Nonostante la sentenza ho letto le solite prese di posizione, che però evidentemente fanno… titolo di giornale. Forse qualcuno non ha niente altro da dire se non attaccare Acea. Contenti loro».
Presidente Mamalchi, forse è arrivato per tutti il momento di guardare avanti. Per esempio c’è il Piano degli investimenti.
«Pure in questo caso le polemiche non sono mancate. Noi effettueremo gli investimenti. Ma voglio dire una cosa: solitamente è l’ente d’ambito che convoca il gestore e dà le prescrizioni. Quindi si sviluppa un confronto con gli organi tecnici e poi si va in assemblea. È un percorso giusto, anche perché sinceramente i sindaci non possono sapere tutto. Questo è evidente. In provincia di Frosinone, però, si preferiscono sempre le polemiche. Coscienza, responsabilità e buon senso: le linee guida dovrebbero essere queste».
Morale di tutta questa vicenda?
«L’acqua non è né di destra né di sinistra e non può essere certo usata come una clava (o un gavettone considerando l’elemento) contro l’avversario politico. Acea è un’opportunità importante per il territorio. Serviva solo buon senso. È andata in modo diverso. Ora mi auguro che l’esperienza serva».