Il Tar: «Via i cancelli dall’Albaneta». Ma se il comune vuole…

Via i cancelli che chiudono la strada per l’Albaneta e l’obelisco a ricordo dei soldati polacchi che conquistarono l’abazia nella Seconda Guerra Mondiale.

A stabilirlo sono stati i magistrati della I Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale, sezione staccata di Latina. Il collegio presieduto dal giudice Carlo Taglienti ha detto che è valida l’ordinanza con cui l’allora sindaco Giuseppe Golini Petrarcone il 17 dicembre 2015 ordinava la rimozione dei cancelli.

Erano stati installati dopo che Montecassino aveva affidato in concessione all’imprenditore Daniele Miri i terreni intorno alla antica Masseria dell’Albaneta. E’ la zona dove ci furono i più aspri combattimenti tra le truppe polacche 4° reggimento corazzato “Skorpion” e quelle tedesche a difesa delle strategiche alture di Montecassino. E’ l’area dove, fino agli anni Settanta, c’erano stalle e coltivazioni. da lì si ricavavano gli alimenti con cui sfamare i monaci e gli allievi del collegio. Montecassino ora le ha concesse per un progetto di recupero funzionale, riaprendo gli allevamenti, avviando una moderna azienda agricola, avviando la produzione di birra artigianale in base ad un’antica ricetta monastica.

Il Comune però aveva detto no ai cancelli. Perché quella strada non è privata, conduce a dei monumenti di guerra. Montecassino ed il concessionario avevano impugnato al Tar quel provvedimento, assistiti dall’avvocato Nino Paolantonio di Roma.

I giudici Carlo Taglienti (Presidente), Antonio Massimo Marra (Estensore) e Roberto Maria Bucchi (Consigliere) hanno respinto il ricorso. I cancelli sono da togliere.

Dice infatti la I sezione del Tar di Latina che «Dalla relazione tecnica emerge, in effetti, come la strada introduce nella cosiddetta area Albaneta, costeggiando il Monastero di Santa Maria dell’Albaneta, per poi scendere verso il comune di villa Santa Lucia, collegandosi ad altre reti viarie del comune confinante. Appare, dunque, condivisibile la qualificazione di strada ad uso pubblico, tanto più che essa è catastalmente individuata come strada vicinale».

I giudici poi evidenziano come «Il ramo A non riveste più la consistenza e l’utilità che aveva in passato, in cui si svolgeva un transito in direzione di altre vie esistenti nel Comune di villa Santa Lucia. Laddove, riveste grande importanza per l’affluenza dei visitatori, tuttora fruibile ed utile per il raggiungimento di un punto di interesse storico (Monumento in memoria dell’esercito polacco)».

Dopo una serie di considerazioni e di analisi, il Tar stabilisce un punto fondamentale. Dice che quella strada «conserva l’originaria classificazione di “strada vicinale”». E questa classificazione vale «sino a quando l’Amministrazione comunale, proprietaria, ne determini il declassamento o l’eventuale sdemanializzazione».

In pratica, la sentenza riconosce che i terreni sono dell’abazia. Che è possibile passare sulla strada. Ma non autorizza in alcun modo a sconfinare e entrare nella proprietà di Montecassino. Che, per paradosso, da domani potrà mettere cancelli e recinzioni intorno alle sue terre. Non potrà farlo però sulla strada e non potrà chiuderla.

Ora le ipotesi sono due. O il caso verrà impugnato al Consiglio di Stato. Per chiedere che almeno un ramo della strada venga considerato privato: quello che porta al vecchio monastero ed alle masserie. Oppure verrà chiesto al Comune di sdemanializzare un ramo della strada, cioè quello che conduce alle masserie.

Infatti, nelle tesi dell’avvocato Nino Paolantonio si sostiene che «il primo tratto di circa 500 metri, fino a intercettare la strada vicinale San Comeo, (il tratto che porta all’obelisco), mantiene uso pubblico. Il secondo tratto, invece che entra nell’esclusiva area privata dei Monaci, non ha più un uso pubblico, visto che dopo 200 metri scompare. E non più riconoscibile se non a tratti».

Il Tar invece ha letto la mappa come fosse un unica strada. Perché in effetti non è distinta catastalmente in due tratti.

La sentenza rimanda al Comune l’eventuale declassificazione dei tratti non più con uso pubblico. Il Comune, con molta probabilità potrebbe accogliere quella richiesta. Infatti, è il primo a sostenere che uno dei due tratti sia in completo stato di abbandono, non più d’interesse pubblico. Lo dice la relazione redatta il 30 settembre 2016 dall’ingegnere Pio Pacitti su incarico del sindaco Carlo Maria D’Alessandro. Ed inviata poi al Tar.

La battaglia per i cancelli all’Albaneta, continua.

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