Anagni in bilico tra Consulta e toni “soft” sulla capretta

L'agghiacciante episodio della capretta spinge ad iniziative che però non sono immuni da un blando quanto letale "negazionismo"

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Il rischio adesso è la sottovalutazione. Far passare l’idea che quello che è accaduto sia stato solo una tragica eccezione. E che, tutto sommato, adesso si possa tornare alla vita normale di prima. Sarebbe un errore. Un grave errore. Perché quello che è accaduto non è solo un incidente, ancorché tragico. Ma qualcosa che cambia i paradigmi di approccio nei confronti di una realtà, quella giovanile, che evidentemente conosciamo molto, troppo poco.

Venerdì scorso ad Anagni si è tenuta la riunione della commissione consiliare sulla Sicurezza. Nella quale, come era facile attendersi, si è affrontato il tema della capra uccisa a calci da un gruppo di ragazzi qualche giorno fa in un agriturismo di Anagni.

A tenere banco è stata l’idea, lanciata dal consigliere comunale di minoranza Luca Santovincenzo, di creare una consulta per combattere il disagio giovanile.

Politica e istituzioni per far fronte alla violenza

Il progetto è quello di creare un organismo che metta insieme, oltre alla politica, anche le principali istituzioni della città. A partire dalla scuola, passando dal mondo dell’associazionismo, alla chiesa. Per interpretare, e se possibile disinnescare, il disagio giovanile che alberga evidentemente non soltanto ad Anagni ma in tanti centri del circondario.

Un’idea che è stata accettata da tutto il resto della commissione; con l’impegno di rivedersi in capo ad un mese per realizzare il regolamento che servirà a far partire la consulta. Tutto tutto bene? Sì e no.

Perché durante la commissione, in alcune circostanze, è passato qualche tono pericolosamente sottovalutatorio nei confronti di quello che è accaduto.

C’è stato anzi chi, all’interno della commissione, ha detto che i livelli di sicurezza e di disagio giovanile nella città di Anagni sono, in generale, “tollerabili”. Questo se considerati rispetto ad altri episodi, come quelli, per esempio, che si verificano in città più grandi, come Roma. Qui il discorso si fa spinoso. Perché, se dovesse passare questo modo di vedere le cose, il rischio è quello di far passare una sottovalutazione della realtà che non fa bene a nessuno.

Quella lettura “tollerabile” che è pericolosa

Le cronache del resto lo dicono chiaramente. Qualche ora fa a Terracina alcuni ragazzi di età variabile dai 18 e di 21 anni hanno sparato ai passanti con una carabina ad aria compressa. Così, per vedere l’effetto che faceva. Anche in quel caso un’eccezione, che per fortuna non ha avuto effetti tragici, in un contesto tutto sommato “tollerabile”? Evidentemente no.

Va peraltro ricordato che ad Anagni, qualche mese fa, erano stati esplosi dei colpi di pistola contro una saracinesca di un bar. Anche lì c’era stato chi aveva provato a ridimensionare l’accaduto, parlando di “ragazzata”. E allora torniamo al punto di partenza.  Al netto della vicenda giudiziaria, che farà il suo corso come lo sta già facendo, ciò che è accaduto non deve assolutamente essere sottovalutato.

I mezzi, a partire dalla famosa consulta, che verranno messi in campo per combattere queste forme di disagio non devono far passare l’idea che, tutto sommato, viviamo in una realtà migliore delle altre, e che quindi si può stare relativamente tranquilli.  

Candido, il protagonista dell’omonimo romanzo di Voltaire, credeva di vivere nel migliore dei mondi possibili. Questo, purtroppo, non lo è.