Sindaco e assessore ai domiciliari, stesso provvedimento per l'ex Tecnico ed un imprenditore. Ventidue gli indagati. Accuse che vanno dalla corruzione alla turbativa al falso in Bilancio. In tutto 22 indagati. Per il magistrato "Una particolare tendenza a delinquere priva di remore e freni inibitori”
Corruzione, concussione, turbativa d’asta, falso in bilancio e abuso d’ufficio. Tutto ‘truccando’ due Bilanci di previsione, dal 2018 al 2020. E con 22 indagati complessivi. L’ipotesi tale resta in procedura, ma è stata considerata talmente solda da scatenare un terremoto giudiziario stamattina ad Artena, alle porte di Roma. Ed ha messo sotto la lente d’ingrandimento mezza giunta e metà organico comunale.
Sono stati i carabinieri della Compagnia di Colleferro a scatenare il sisma, con un’indagine durata mesi. Gli indizi e le fonti di prova che hanno raccolto sono stati pesati dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri. Ne è scaturito un atto: preliminare ma delicatissimo. C’è scritto che ci sono gli estremi per arrestare e mettere ai domiciliari il sindaco Felicetto Angelini. Con lui l’assessore ai Lavori Pubblici Domenico Pecorari.
L’ordinanza dispone anche che ai domiciliari ci vada il responsabile dell’Ufficio tecnico all’epoca dei fatti contestati. È l’architetto Luigi Giamogante, ora è dirigente del Servizio tecnico dell’Ater della provincia di Roma.
Stesso provvedimento per Enrico Giusto, responsabile di una cooperativa urbanistica. A questa coop era affidata «l’istruttoria dei condoni edilizi comunali».
Lo stesso atto ha disposto la sospensione dal servizio per la Segretaria comunale. Con lei, stop temporaneo anche per il vice comandate della Municipale e per la responsabile dell’Ufficio Personale.
Sospensione per evitare che possano inquinare le prove. Questo nelle more delle verifiche che la magistratura fa su di loro.
Cosa contesta la Procura
Ma cosa sarebbe successo ad Artena? «Una pluralità di condotte delittuose», spiega il provvedimento del magistrato. Condotte «integranti i delitti di concussione, tentata concussione, falsità ideologica. Questo in relazione all’approvazione del Bilancio di previsione del Comune di Artena per gli anni 2018-2020» Poi «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. E plurimi abusi d’ufficio».
Ma nell’ordinanza del Gip c’è di più. «È emersa la consumazione, da parte del sindaco del reato di corruzione per l’esercizio della funzione. Questo in concorso con altro soggetto, all’epoca dei fatti consigliere di minoranza. Nonché, da parte dell’assessore ai LLPP, in concorso con un imprenditore, del reato di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio».
Cioè? In pratica la Procura sostiene che sindaco, consigliere ed assessore avrebbero ceduto alle “lusinghe” di un terzo soggetto. Questo per fissare obiettivi non di interesse pubblico.
L’indagine ipotizza «altre condotte delittuose. Condotte quali l’annullamento di diverse contravvenzioni per violazioni al Codice della strada a determinati soggetti».
Procedure stravolte
Le indagini dei carabinieri hanno concentrato l’attenzione sulle procedure amministrative che si seguivano nel Comune di Artena per l’assunzione di lavoratori e l’assegnazione di lavori pubblici. Gli elementi raccolti hanno portato i magistrati ad ipotizzare che le procedure venissero stravolte.
Non basta. Per il Giudice, “deve aggiungersi la continua e costante ingerenza posta in essere dal sindaco e dall’assessore Pecorari nella valutazione dei dipendenti, nelle determinazioni di competenza di questi, fino alla riscossione delle multe per le violazioni al codice della strada”.
Nella scala delle responsabilità ricostruita dal giudice, il sindaco e l’assessore sono al primo posto, il responsabile dell’ufficio tecnico “risulta aver agito di volta in volta, al fine di assecondare la volontà politica”.
Ne riconosce la competenza e l’abilità, scrivendo che dimostra “una piena capacità nell’aggirare le regole procedurali e far apparire come regolare e lecito ciò che invece non lo era. Corretto è in tal senso anche il coinvolgimento sul piano accusatorio della segretaria comunale e della responsabile del personale. Le stesse come risulta dalle intercettazioni erano a conoscenza delle condotte illecite di Angelini e Pecorari ed hanno offerto direttamente un contributo causale nei reati loro rispettivamente ascritti“.
Sodalizio criminale senza freni
Il magistrato parla di “un vero e proprio sodalizio criminale tra vari indagati che si aiutano a vicenda per superare ogni possibile problematica di tipo amministrativo pur di raggiungere il loro intento illecito“.
Il clima descritto nel provvedimento è quello della certezza di restare impuniti. “Le condotte contestate – si legge- rilevano una particolare tendenza a delinquere priva di remore e freni inibitori al fine di procurarsi ingiusti profitti“. Secondo il Gip, “è da escludere la mera occasionalità delle condotte, denotando una spiccata capacità delinquenziale“.
Negano tutto gli indagati. Aspettano di poter incontrare i loro avvocati e chiedere così l’interrogatorio di garanzia nel quale contestare le accuse. Per loro non c’è stato un accordo con il quale far apparire come regolare e lecito ciò che invece non lo era. Ma era tutto regolare.