Caos Pd, insulti anche nel parcheggio. De Angelis: «Marino, impara da tuo padre»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Gli strilli sono proseguito anche dopo la riunione della Direzione Provinciale. Sul cortile del Memmina di Frosinone, Francesco De Angelis ha continuato ad inveire contro il consigliere regionale Marino Fardelli. Non ha mandato giù l’accusa di essere il responsabile politico della sconfitta elettorale a Cassino, soprattutto non ha digerito il modo in cui Fardelli lo ha rivelato: «Siete venuti con la lista della spesa, in cambio dell’appoggio a Mosillo mi avete promesso la presidenza della Saf, la presidenza di una Commissione in Regione, mi avete promesso la certezza della candidatura nel Pd alle regionali». Ancora mentre ci si sta infilando in macchina per andare via, De Angelis gli grida: «Tu da tuo padre non hai imparato niente! Chiedi a Cesare come ci si comporta! Se anche fosse stato vero, non si mettono in piazza gli accordi: da questo momento, con te non ci parlerà più nessuno».

E’ solo l’atto finale di una Direzione Provinciale finita in fiamme (leggi qui il precedente).

Eppure i lavori erano partiti in maniera soft. Con la relazione del segretario provinciale Simone Costanzo. Recuperando i fogli accartocciati in un cestino si scopre che sono tre cartelle scritte con l’interlinea minima, il segretario ha impiegato 1873 parole per sintetizzare cosa è accaduto durante le scorse elezioni.

Un’intera cartella, quasi la metà del lavoro, è dedicata al quadro politico nazionale. A cosa è accaduto nelle grandi città italiane chiamate al voto, a come è stata percepita l’azione riformatrice di Matteo Renzi, al finto ‘civismo’ che in questo periodo va di moda. Poi si va alla sostanza. Alla seconda pagina.

E’ tutta concentrata sulla situazione politica provinciale. La premessa di Simone Costanzo è che su 21 comuni andati al voto (tolti i 3 con più di 15mila abitanti) in 5 sono stati eletti sindaci tesserati con il Partito Democratico: Filippo Materiale a Castrocielo, Giuseppe Villani a Esperia, Gianfranco Barletta a Supino, Dino Risi a Terelle e Ennio Quatrana a Trivigliano. Poi in almeno 8 comuni sono stati eletti sindaci d’area o comunque il Partito è in maggioranza. Negli altri 8 – sostiene il segretario – il Pd non ha perso perché siamo in presenza di «amministrazioni molto civiche, disordinate politicamente e anche di realtà molto piccole, spesso inferiori a 500 o a 1000 abitanti dove comunque abbiamo eletti o in maggioranza o in minoranza».

L’analisi sulle tre città più grandi. Costanzo parla di «bella vittoria di Alatri con Giuseppe Morini sindaco civico di centrosinistra». Mette in evidenza che in città il Pd era presente con il simbolo: non è stato visto come un fattore negativo dagli elettori, tutt’altro: «otteniamo una grande affermazione anche come lista eleggendo ben 6 consiglieri comunali e 3 assessori, fra cui uno è stato nominato vice sindaco». La sintesi politica su Sora è stata «Qui eravamo compatti come PD, un po’ meno come centrosinistra ma al secondo turno i cittadini hanno scelto bene. Onore a tutti i dirigenti di Alatri».

L’analisi politica sulla sconfitta di Sora è altrettanto chiara per Simone Costanzo. Il Pd si è schierato «senza simbolo ufficiale, ma con la presenza di iscritti in due liste civiche. Qui i problemi e le criticità vengono da lontano in una città che in questi anni ha visto tanto disordine politico con i partiti che hanno ceduto, in maniera erronea, il passo e la scena a un civismo esasperato e legato a dinamiche diverse. Immaginate che vince un sindaco di centro sinistra con l’appoggio anche se con liste civiche di Forza Italia e Fratelli d’Italia». Forse, due parole in più poteva dirle: che avesse vinto Roberto De Donatis e che storicamente il professore sia stato uno storico scarto Pd lo sanno tutti, quelli che non lo sapevano l’hanno saputo un mese fa dai giornali e dalla televisione. Forse ci si poteva domandare “Dove abbiamo sbagliato, dal momento che vince uno dei nostri, appoggiato dai nostri avversari?”. Il segretario provinciale non tocca il punto per evitare di innescare il tema della spaccatura tra i due leader del Pd provinciale, Francesco De Angelis e Francesco Scalia. Lascia che l’analisi la faccia la segretaria del circolo di Sora. Ermisio Mazzocchi assicura che fosse interessante ma nei cestini non ha buttato nessuna copia del suo intervento.

Arriva il momento di fare il punto su Cassino. Il Segretario sta attento a passare tra due gocce d’acqua senza bagnarsi. Sostiene che sia stata una sconfitta dolorosa. Parla di «una situazione ancora più complessa per via di una forte divisione della coalizione di centrosinistra e del PD, mai sanata dal sindaco uscente nei suoi anni di governo». L’origine del problema è lì: Giuseppe Golini Petrarcone non ha fatto niente per includere il Pd nel suo progetto di governo durante i 5 anni nei quali ha guidato la città. Ha lasciato il Partito all’opposizione. Sulla mancata sintesi tra i due candidati sindaco di centrosinistra, Costanzo dice «abbiamo provato ad affrontare con buon senso. Credo che in parte una campagna elettorale, in generale, molto velenosa, in parte la mancanza di fiducia reciproca e in parte gli appelli per non fare accordi sul governo della città abbiano impedito l’intesa che tutti auspicavamo. Le responsabilità sono tante e penso sinceramente un po’ di tutti ma credo che nessuno possa pensare di avere la verità in tasca e di accusare sempre altri degli avvenimenti che accadono». E ricorda di avere fatto scelte condivise con tutti: con il presidente del Partito Domenico Alfieri, con il segretario regionale Fabio Melilli.

Non nasconde la polvere sotto il tappeto, Simone Costanzo. Le divisioni ci sono. «Credo che all’interno del partito, dobbiamo porci l’obbiettivo, pur nelle differenze presenti, tutte legittimi, di fare un percorso comune ma non possiamo pensare di costruirlo sugli organigrammi ma deve poggiare sulla linea politica, che deve essere rinnovata e innovativa nelle strategie e nelle idee con il PD come motore propulsivo e inclusivo; sui programmi, come stiamo facendo, producendo iniziative politiche importanti e documenti tematici con il contributo di tutto senza cadere nei localismi dove spesso ci sono livelli di litigiosità insostenibili». La soluzione proposta è quella anticipata nei giorni scorsi: «La costituzione dell’Ufficio Politico provinciale, già votato all’unanimità, come sede di discussione politica e di condivisione fra tutti delle scelte strategiche sui temi programmatici».

Poi, però, ci sono gli interventi. E l’idillio finisce. Tra gli inviti a vergognarsi, le liste della spesa, le rivelazioni scomode. Benvenuti nel Pd vero.

A proposito della cena dopo la Direzione provinciale (o meglio delle due cene, dal momento che i due gruppi si sono ritrovati nello stesso ristorante ma in tavoli separati) (leggi qui il precedente) c’è una correzione da fare: Francesco De Angelis e Francesco Scalia non hanno ordinato lo stesso vino; uno dei due non berrebbe mai un ‘bianco’ ma solo ‘bollicina’ o al limite ‘rosso morbido’.