A rischio 5mila posti di lavoro in Italia, molti dei quali sono nel Lazio. Il settore della carta da riciclo è in crisi. Inascoltati gli allarmi inviati per tempo alla politica. Cosa sta accadendo. E cosa stiamo rischiando
Se ci sia o meno una falla nel sistema, questo è ancora da capire. Di certo l’allarme è concreto e non può essere sottovalutato. A lanciarlo è Unirima l’Unione Nazionale delle Aziende che Riciclano Carta da Macero. Che parla senza mezzi termini di settore della carta da macero è in crisi. Il perché è stato spiegato agli stati generali del settore riunitisi a Bologna, l’incontro organizzato da Unirima con tutti i players più importanti a livello nazionale.
A rappresentare il Lazio c’erano il presidente dell‘Azienda Romana Maceri Giuliano Tarallo che è anche presidente nazionale di Unirima e Pio Savoriti del gruppo Sama Marketing, principale realtà del settore in provincia di Frosinone e tra le prime in Italia, vice presidente di Unirima.
Rischio paralisi
Il rischio di paralisi completa per il comparto arriva dall’incrocio di tre fattori: mercati saturi, esportazioni bloccate e carenza di cartiere.
La carta da macero in Italia arriva da due canali principali: raccolta differenziata di aziende ed imprese commerciali – quindi rifiuti speciali – per più della metà. Il resto arriva dalla raccolta che si fa nelle case. Una buona parte entra nelle cartiere italiane, mentre il resto viene esportato. Di fatto quindi in Italia produciamo più carta da macero di quella che ci serve ed in nostro soccorso, negli ultimi quindici anni, è arrivata la Cina, primo importatore del prodotto a livello mondiale.
Ma se la Cina frena? «Ed in effetti questo è accaduto con il blocco delle importazioni – spiega Pio Savoriti – perché se prima dall’Italia partiva un milione di tonnellate verso il paese asiatico, negli ultimi anni l’export si è ridotto di circa tre quarti».
Gli altri mercati invece non sono percorribili, perché assorbiti dall’export americano, anch’esso frenato dalla Cina. La partita interna, ovvero quella di produrre per noi stessi è impraticabile, perché alla produzione aumentata con la raccolta differenziata, non si affianca una crescita delle industrie capaci di trasformare quella carta riciclata in imballaggi e nuovi prodotti.
Vicolo cieco
Siamo quindi in un vicolo cieco? Pio Savoriti, oltre all’impegno in azienda ha anche il ruolo di vicepresidente nazionale di Unirima. Spiega «La filiera della carta è da sempre un’eccellenza italiana ed il settore del recupero lo è ancor di più. Nel nostro Paese però, ad oggi, abbiamo un surplus di un milione e mezzo di tonnellate e per questo abbiamo bisogno di sbocchi. Sia per le tasche degli italiani che per l’ambiente”.
Senza questi sbocchi, ovvero export ed impianti, il settore rischia di essere schiacciato. Si sta quindi interrompendo, almeno nel settore della carta, quel meccanismo virtuoso chiamato economia circolare e tutto, secondo Unirima, nel colpevole silenzio della politica, che nonostante tre audizioni parlamentari non ha assolutamente messo mano al dossier. “L’industria italiana ed europea non può sopportare il terzo anno consecutivo queste condizioni di mercato – spiega Giuliano Tarallo, presidente Unirima – abbiamo bisogno di interventi immediati. Urgono provvedimenti che favoriscano l’export per bilanciare domanda ed offerta”.
I posti a rischio
E come al solito, tutto questo, ha un’implicazione nell’economia reale, non solo nei numeri lanciati dalle associazioni. La produzione in eccesso di carta da macero mette a rischio 5000 posti di lavoro ed il prezzo del cartone da imballaggio è crollato dell’83%.
Non c’è più tempo da perdere. Lo chiedono le imprese, lo chiede l’economia, lo chiede l’ambiente.