Cosa c’è tra le pieghe del “dietro-front” di Conte nel giudizio sul Cav

Cosa c'è dietro alle posizioni di Giuseppe Conte che su La7 ha fatto retromarcia nel suo giudizio su Berlusconi. Non solo le reazioni. ma anche una chiara strategia politica

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

La chiave di lettura è la dimensione europea da cui ormai la politica italiana non può prescindere. E si tratta di una chiave di lettura che, ove usata, permetterebbe di capire molti di quei meccanismi che invece qui da noi tendiamo a liquidare come bega intestina tra Partiti che se le danno gagliarde nel comodo recinto delle questioni nazionali. Non si spiegherebbe altrimenti, oltre che con una evidente capacità dello stesso di essere arcigno ma bravo negli “spiegoni”, la scelta di Giuseppe Conte di “riabilitare” Silvio Berlusconi durante l’ospitata di ieri ad Otto e Mezzo. 

Riabilitazione non manichea

Giuseppe Conte a Otto e Mezzo

Premessa: Conte non ha affatto riabilitato in senso manicheo il Cav. Ma ha fatto capire che “anche lui ha fatto qualcosa di buono”. E lo ha fatto capire nella sola ottica che oggi permette al leader M5S di tenere la barra dritta sulla nota intransigenza contro l’omologo forzista. Tuttavia di farlo senza rinunciare a smussare i toni di una scelta che dai suoi avversari è stata rilanciata solo come “cafona” perché irrispettosa della morte del fondatore di Forza Italia.

Incalzato da Lilli Gruber e poi random in differenti step della conversazione con la giornalista, Conte ha lanciato tre boe postume, tutte pesanti come ghisa. 

Presi singolarmente quegli incisi hanno avuto senso logico e saporino di una mezza Canossa. Ma messi a massa critica hanno acquistato portanza tale da disegnare molto più che il semplice bisogno di chiarimenti sulla morte del Cav. Silvio Berlusconi sarà stato pure la negazione di tutto ciò per cui i pentastellati esistono ed operano, ma è stato il primo e finora il solo ad intuire che ai Partiti serviva una “grande collocazione europea d’area”. Poi è stato un “grande innovatore della comunicazione televisiva”. 

La stoccata sulle assenze

Il funerale di Silvio Berlusconi (Foto via Imagoeconomica)

Infine il nervo scoperto. Che secondo il presidente del M5S  è stato volutamente narcotizzato da quella che lui ha definito “l’elegia a reti unificate” sul personaggio. E cioè: sulla guerra in Ucraina e sulle armi a Zelensky Silvio Berlusconi la pensava molto più come Giuseppe Conte di quanto non la pensasse come Giorgia Meloni e la più parte delle formazioni politiche italiane.

Solo che questa “diversità” radicale di vedute dell’uomo di Arcore sui fatti di Mosca e Kiev – fa notare Conte – è stata sottolineata solo quando era vivo e in fregola di esternazioni. Poi era stata liquidata come mero attacco di “filoputinismo” da comparaggio sornione tra autarchi ricconi. Infine taciuta dopo la morte.

Taciuta e – evidenzia l’ex premier – messa nella sordina comoda di chi non doveva trovare sbavature nel meccanismo perfetto di una santificazione che altrimenti avrebbe avuto crepe. La prova? Giuseppe Conte la fornisce passando l’evidenziatore sull’assenza di tutti i leader atlantici dalle esequie di Berlusconi in duomo. Assenza che non era passata inosservata ma per Conte era stata debitamente sottaciuta.

E quelle assenze, nella visione pentastellata delle cose, comunque la si pensi su temi e personaggio è un dato di fatto. Se ti chiami Silvio Berlusconi e al tuo funerale non ci sono in prima fila Antony Blinken, Olaf Scholz, Sunak o al limite Johnson oppure Emmanuel Macron non vuol dire che costoro avevano impegni inderogabili. Ma che per costoro non andavi onorato, non fino a questo punto, almeno. E non certo per faccende di donnine o conflitto di interessi, dove all’estero – e sia chiaro una volta per tutte – sono davvero pochi quelli che possono scagliare pietre che non abbiano il fischio dell’ipocrisia.

La stoccata da capolavoro bonsai

Giuseppe Conte

Bisogna riconoscere che con questa stoccata sottile Conte ha compiuto un  capolavoro bonsai. Perché ha messo la sua linea, tacciata di solipsismo miope, in scia perfetta con quella di un personaggio volutamente reso come “intoccabile” dalle liturgie laiche della sua beatificazione, un “mostro sacro” della politica e di fatto nume tutelare del destra-centro perché inventore del centro-destra. Ed in un colpo solo ha evidenziato una contraddizione macroscopica all’interno del governo legittimando ancor più la sua posizione

Il pensiero di Berlusconi sull’Ucraina è stato taciuto in questo contesto di elegia celebrativa. Le sue posizioni sulla guerra erano particolari. Se si decide di non sostenere l’Ucraina si crea simmetria militare come all’inizio”. Il dato non è tanto che ovviamente a non sostenere più militarmente Kiev le truppe di Mosca ci si accaserebbero in poche settimane, ma che “non si è fatto nulla sulla situazione negoziale”. Perciò “tutto questo è stato fatto per vincere una guerra? Per mandare a casa Putin? Quali sono le strategie?“. 

Ma la chiave di lettura è quella ancor più sottile di mettere in evidenza il bisogno di portare nell’Europa iper-atlantista di questi mesi uno zoccolo duro di idee che siano aderenti alla Nato ma non suddite di essa e di Washington. Ecco perché Conte ha sottolineato come il Cav sia stato l’antesignano, il pioniere primo della dimensione europea in cui  i Partiti nazionali devono conferire il loro operato.

Strategie individuali

Giorgia Meloni

Dimensione a cui Meloni è arrivata con il naso turato di chi guarda più alle necessità di cassa che ai sistemi concettuali. E c’è un motivo che fa strategia a sé: da tempo Conte sta cercando di far entrare il Movimento Cinque Stelle nel partito dei Verdi Europei. Solo che ai Verdi italiani la cosa era piaciuta talmente poco che uno come Angelo Bonelli cinque mesi fa aveva detto no.

E lo aveva detto chiaramente: “Alla luce dell’ennesima richiesta del M5s di aderire al gruppo dei Verdi al parlamento europeo, i Verdi italiani, cofondatori del Partito Verde Europeo, esprimono un parere fortemente contrario. Sollecitano tutti gli eurodeputati del gruppo ad un esame profondo dell’organizzazione del Movimento. Nonché della rispondenza delle norme interne del Partito guidato da Conte ai principi democratici e sociali che sono costitutivi del Partito Verde europeo”. 

Attenzione, in Italia Bonelli ed i suoi fanno “bottega” con il Pd di Elly Schlein su molti temi green. E Conte ha, come tutti, in agenda la scadenza cruciale delle Europee 2024. Perciò “l’avvocato del popolo” ha speso metà della sua arringa televisiva su La7 tenendo sempre sotto la superficie della narrazione l’Europa. Perché l’anno prossimo vuole provarci e non da aspirante socio. E togliere ai Cinquestelle il respiro corto della territorialità. 

Anche a costo di dire che Berlusconi “ha fatto anche cose buone”.