Il caso arriva all’Autorità Nazionale Anti Corruzione diretta dal giudice Raffaele Cantone. I criteri adottati dal presidente Pietro Zola per selezionare il nuovo direttore generale del Cosilam sono finiti al centro di un esposto inviato via posta elettronica certificata.
A firmare l’esposto, poco dopo le ore 19, sono stati l’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone, i consiglieri comunali Pd Alessandro D’Ambrosio, Sabrina Grossi, Edilio Terranova, Enzo Salera. Si sono visti nello studio di quest’ultimo e la mail è partita dalla sua casella certificata.
Il ricorso
Quattro pagine in tutto. Nel ricorso viene evidenziata la violazione dell’articolo 23 dello Statuto del Cosilam, nel punto in cui recita che «Per svolgere le funzioni di Direttore Generale è necessario possedere i requisiti per l’accesso alla qualifica di dirigente degli Enti Locali». La norma cui si fa riferimento è il decreto legislativo numero 165 del 2001. Dice che «Per accedere alle funzioni dirigenziali bisogna avere svolto almeno cinque anni da dirigente presso un ente pubblico». Elemento che – sostiene il ricorso – non pare in possesso della candidata risultata vincitrice.
Invece lo possedeva in pieno il dottor Federico Sisti, già dirigente generale della Camera di Commercio di Frosinone, in passato Direttore Generale della Camera di Commercio di Matera, già Dirigente dell’area Programmazione dell’Offerta Formativa della Regione Lazio, già direttore dell’agenzia Frosinone Formazione. Quel requisito poi lo aveva anche il dottor Francesco Rabotti già Direttore Generale del consorzio industriale Asi di Frosinone e già direttore dell’ente previdenziale degli Psicologi.
C’è in precedente specifico che viene citato nelle quattro pagine del ricorso. E’ l’atto di orientamento numero 23 del 23 settembre 2015, adottato proprio dall’Anac. Si tratta di un caso analogo, un altro Consorzio industriale. E l’autorità quella volta ha ritenuto che i Consorzi come il Cosilam «sono riconducibili nella nozione di ente pubblico»
L’altro punto preso di mira è il bando nel punto in cui chiede una “comprovata esperienza nella pubblica amministrazione, anche con cariche elettive, in aziende di diritto pubblico o private…”. In pratica, vengono equiparati gli anni da politico fatti in Regione, Provincia o Comune, con quelli da dirigente generale. Invece la 165/2001 è chiara: stabilisce che una cosa è l’indirizzo politico e cosa diversa è la gestione tecnica di un ente.
Il terzo elemento contestato è la presenza in commissione del vice presidente Francesco Mosillo che nel frattempo è stato eletto consigliere comunale a Cassino. Nei mesi scorsi, consapevole dell’incompatibilità, Mosillo aveva annunciato le dimissioni. Che però non risultano mai consegnate. «Gli atti adottati dal Cosilam dopo l’elezione di Francesco Mosillo in Consiglio Comunale a Cassino sono illegittimi» sostiene il ricorso.
Gli atti a Zingaretti
Le quattro pagine inviate al giudice Raffaele Cantone seguono quelle spedite dall’avvocato Michele Nardone (leggi qui) al governatore del Lazio Nicola Zingaretti. L’ex vicesindaco di Cassino gli ha chiesto di azionare il suoi poteri ispettivi. Ed i motivi sono, nella sostanza, gli stessi evidenziati ora dai cinque consiglieri comunali nel loro ricorso. In più viene citata la posizione del presidente della Camera di Commercio Marcello Pigliacelli ed i motivi che lo hanno portato a votare contro la nomina di Annalisa D’Aguanno: «Sono sicuro che è brava, ma per me altri erano migliori per quella carica»… ha detto all’epoca il presidente. Rivelando poi che le sue griglie di valutazione avevano dato risultati del tutto diversi da quelli sui quali poi si è orientata la scelta.