La delega al Bilancio e Tributi è finita all'assessore allo Spettacolo. Come e perché è maturata la scelta. Accettata per spirito di servizio
Una delega che, a quanto riferiscono i bene informati, non sarebbe stata accettata proprio con tanto entusiasmo. Con spirito di servizio certamente sì; ma anche con la consapevolezza che si tratta di una brutta gatta da pelare. Tanto è vero che l’assegnazione sarebbe arrivata solo al termine di una lunga trattativa.
Di quale delega parliamo? Di quella al Bilancio. Quella, per essere chiari, che ad Anagni il neo sindaco Daniele Natalia ha assegnato a Carlo Marino, l’esponente della lista Cuori anagnini, a cui è stato dato il delicato compito di far quadrare i conti nelle casse della città dei papi. Un compito che potrebbe creare qualche grattacapo.
Lunedì il neo assessore farà il suo esordio nella sua dimensione principale; quella, appunto di responsabile del Bilancio, nonché dei tributi. Lunedì prossimo infatti l’ordine del giorno del consiglio comunale, redatto dal presidente Giuseppe De Luca prima di una rigenerante pausa al mare (durante la quale, dicono i bene informati, è stato costretto a staccare il telefono per evitare scocciature eccessive), recita tra i punti principali “assestamento generale di bilancio e salvaguardia degli equilibri per l’esercizio 2018” e “riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio relativi a sentenze”.
Insomma, materia per l’assessore al Bilancio. Carlo Marino, appunto.
Ora, già in parecchi avevano fatto notare, un minuto dopo l’assegnazione delle deleghe assessorili, come fosse, per usare un eufemismo, poco complementare, l’assegnazione alla stessa persona di deleghe come “Bilancio, Tributi, Cultura, Turismo, Spettacolo”.
Nulla di scorretto, intendiamoci bene. Siamo sicuri che la competenza dell’assessore Marino spazi senza problemi dalla cultura (già che ci siamo, complimenti per il cartellone del Festival del Teatro Medievale appena presentato) ai numeri.
Il problema, se di problema si tratta, è un altro. E cioè, come detto, il fatto che, a quanto pare, la delega al Bilancio, al momento dell’assegnazione, non sarebbe stata cercata con troppa enfasi da nessuno della squadra di governo.
Basta fare due conti: Vittorio D’Ercole (Lega) e Simone Pace (Anagni domani) avevano già (soprattutto il secondo) un numero molto consistente di settori a cui fare riferimento. La Chiarelli e la Retarvi apparivano un po’ troppo novizie. Soprattutto, il settore del Bilancio è da sempre quello più rognoso; quello da cui, di fatto, dipendono tutti gli altri.
Ecco perché in tante delle riunioni fiume che hanno portato alla composizione della giunta, tra i problemi da risolvere c’è stato proprio questo. Ed ecco perché si è arrivati alla decisione (più che altro, alla necessità) di mettere il cerino nelle mani di Marino.
Che lo avrebbe preso senza troppo entusiasmo; anzi, con molta delicatezza. Del resto si sa: una cosa sono le presentazioni, le serate, gli spettacoli gli eventi. Un’altra sono i numeri. Più importanti.
Ma anche più rischiosi per chi li maneggia.