Elezioni anticipate se cade il Governo. E senza taglio dei parlamentari

Il Capo dello Stato ha le idee chiare: se la maggioranza giallorossa si sfalda si andrà alle urne. E non ci sarebbe il tempo per il referendum sull’ennesima riforma “fumo negli occhi” dei Cinque Stelle. Il centrodestra sogna la spallata, ma anche il Pd di Nicola Zingaretti avrebbe l’interesse di contarsi e ripartire dall’opposizione a “seggi pieni”. Soltanto Renzi, i Cinque Stelle e Conte sono terrorizzati dall’ipotesi che votino gli italiani. Un’ultima cosa: con 345 seggi in meno la rappresentanza della Ciociaria sarebbe cancellata.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha le idee chiare. Se il Governo giallorosso dovesse cadere, si andrebbe ad elezioni anticipate. Il voto dell’Umbria ha evidenziato un distacco impensabile tra  i Palazzi romani e i convincimenti della gente. Venti punti di distacco sono un fossato enorme.

Se il Governo Conte bis non dovesse farcela, Mattarella non rischierà una situazione nella quale Lega e Fratelli d’Italia possano porre in evidenza che la costituzione materiale del Paese è diversa da quella formale. La caduta del governo farebbe slittare il referendum sul taglio di 345 parlamentari e quindi questa riforma non entrerebbe in vigore.

Sergio Mattarella

Uno scenario al quale guardano tutti i parlamentari, indipendentemente dai Partiti di appartenenza. Si pone un problema semplice ma dirimente: a chi giova restare in carica adesso? Non alla Lega di Matteo Salvini, non a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non a Forza Italia di Silvio Berlusconi. Perché il centrodestra dalle urne uscirebbe vittorioso e unito.

A pensarci bene anche il Partito Democratico potrebbe avere tutto il vantaggio ad affrontare le elezioni anticipate. Anche se il segretario Nicola Zingaretti si sta battendo come un leone per far proseguire il governo. Però Zingaretti dovrà pure analizzare la situazione reale: i Cinque Stelle sono agonizzanti sul piano politico, il 7% in Umbria è un risultato che terrorizza non solo il loro elettorato. Resistere al governo potrebbe alla fine svuotare perfino il Partito Democratico.

Fra l’altro elezioni in tempi brevi, e senza il taglio di 345 posti, darebbe al Pd la possibilità di riorganizzarsi bene all’opposizione, di riprendere il percorso di Piazza Grande e di tenere insieme un Partito che si regge sui territori. Inoltre, Zingaretti avrebbe la possibilità di eleggere gruppi parlamentari di diretto riferimento. Quelli attuali non sono riusciti ad evitargli la scissione di Matteo Renzi.

Ecco, Matteo Renzi è uno di quelli che in questo momento farebbe di tutto per restare asserragliato in Parlamento. Fuori dovrebbe contarsi. E i voti non stanno dalla sua parte.

Foto Raffaele Verderese © Imagoeconomica

Ma è chiaro a tutti che esiste un solo fronte atterrito per le elezioni anticipate: quello dei Cinque Stelle di Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. Il popolo sovrano li manderebbe a casa, in una posizione marginale per i prossimi dieci anni. Non possono che resistere,ma non potranno farcela se il Pd stacca la spina.

In conclusione è Nicola Zingaretti quello che può determinare l’uno o l’altro scenario: restare al Governo in queste condizioni significa consegnare l’Italia alla Destra di Salvini e Meloni per i prossimo dieci anni. E prima o poi si andrà a votare. Affrontare le urne adesso darebbe al Pd una prospettiva seria di ricostruzione.

Un’ultima considerazione sul taglio di 345 parlamentari: è la solita operazione poilitica da fumo negli occhi del Movimento Cinque Stelle. Uno “scalpo” da esibire ad una folla che però non si fida più già.

Qualcuno dei parlamentari eletti in Ciociaria si è reso conto che con 345 parlamentari in meno, loro sarebbero finiti e il territorio sarebbe cancellato dalle mappe geografiche della rappresentanza?