Ferraguti, debutto nazionale con attacco a Renzi e Zingaretti

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«I numeri smentiscono gli annunci di Renzi e Zingaretti: il patto per il Lazio (leggi qui il precedente) rischia di essere l’ennesima scatola vuota»: il debutto nazionale di Silvio Ferraguti non è con la sordina. Spara subito contro il premier e contro il governatore del Lazio, non tanto per inaugurare la prima dichiarazione da responsabile italiano del dipartimento Lavori Pubblici di Forza Italia.

Alessioporcu.it – Presidente, il patto per il Lazio ha portato 1,4 miliardi per i lavori pubblici nel Lazio: forse come esordio le conveniva scegliere un obiettivo diverso
Silvio Ferraguti – No, va benissimo questo. Prima l’Inps, poi l’Ocse e adesso l’Istat: tutti stanno smentendo le cifre strombazzate dal presidente del consiglio Matteo Renzi.

Cosa direbbero queste cifre, secondo lei?
La verità è che purtroppo in Italia l’economia continua ad andare male, non c’è segno di ripresa e anzi le cose peggiorano. I trionfalismi del Governo appaiono, al tempo stesso, grotteschi e paradossali.

E cosa c’entra questo con gli 1,4 miliardi che stanno per piovere sul Lazio per strade, scuole ed ospedali? Non è che ora tenta di buttarla in caciara?
Dico questo perché pochi giorni fa il premier Matteo Renzi e il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti si sono fatti fotografare mentre firmavano solennemente il cosiddetto Patto per il Lazio. Con la solita enunciazione di finanziamenti, anche per la provincia di Frosinone: 16,5 milioni per la bonifica della Valle del Sacco e interventi sulla Cassino-Formia e su tutta la rete infrastrutturale della Ciociaria. Magari! Se fosse vero sarei il primo ad applaudire Renzi e Zingaretti.

Beh, li hanno annunciati pubblicamente: cosa la autorizza a credere che sia tutta una balla?
Purtroppo siamo abituati agli annunci, del primo come del secondo. Zingaretti qualche mese fa era venuto a Frosinone per dire che i problemi della sanità stavano per finire grazie all’intervento della Regione e che una “pioggia” di fondi europei avrebbe lasciato definitivamente alle spalle la crisi in provincia di Frosinone. Cosa è successo? Niente. E allora, che si fa? Si raddoppia e al tavolo si siede nientemeno che il presidente del consiglio per il Patto per il Lazio. Da consegnare al circuito mediatico (fedele al presidente del consiglio) … e basta.

In realtà è un patto politico di convenienza e di sostanza che lega per un bel poì Renzi e Zingaretti, anche in chiave Referendum
Quale affidabilità politica può avere questo Governo? Sono un imprenditore, un uomo del fare e guardo i numeri. Il rapporto trimestrale dell’Inps dice che l’Italia è ferma al palo. Ma sono i dati dell’Ocse a dire che il “re è nudo”. In cinque anni il cuneo fiscale è cresciuto dell’1,8%. Cioè significa che il prelievo fiscale sulle buste paga dei lavoratori dipendenti è aumentato: precisamente di 1,8 punti percentuali negli ultimi anni, passando dal 47 % al 49,2%. Un incremento dovuto all’incidenza crescente dell’Irpef, passata dal 15,7 al 17,5%.

Tradotto, per noi comuni mortali?
Vuol dire che le imprese versano di più, pagano più tasse, esattamente come i lavoratori, che quindi guadagnano di meno. E addio ripresa. Il salario medio in Italia è di 27.808 dollari (l’Ocse lo calcola in dollari), cioè 24.775 euro. Inferiore di 3.074 dollari rispetto a tutti gli Stati dell’Ocse, quelli occidentali soprattutto. Altro che ripresa.

Renzi rivendica il taglio delle imposte
La verità è che il Governo Renzi non ha affatto tagliato le imposte, né alle imprese né ai lavoratori.

C’è ottimismo e questo non lo può negare
Secondo il Rapporto Istat 2016 il rischio povertà dilaga. Secondo l’Istat le famiglie prive di reddito da lavoro sono 2,2 milioni, un dato che è cresciuto passando dal 9,4% al 14,2%. I soggetti sui quali la crisi economica è stata più spietata sarebbero i giovani, mentre si segnala un miglioramento delle condizioni di vita degli anziani che avrebbero superato le nuove generazioni di almeno dieci punti percentuali.

Da industriale che giudizio dò del Jobs Act?
Il bluff più grande è il Jobs Act. Dopo il dimezzamento degli sgravi contributivi, che nel 2016 sono passati dal 100% al 40%, sono stati stipulati contratti stabili in meno per una percentuale del 77% rispetto ai primi tre mesi del 2015. E’ importante sottolineare che gli sgravi contributivi erano finanziati con le tasse pagate dai cittadini. Non ce li ha messi Renzi!