L’obiettivo è quello di realizzare un nuovo casello autostradale tra Cassino e Pontecorvo dedicato allo stabilimento Fiat Chrysler. Se n’è parlato a Roma durante l’annuncio dei lavori che la Regione finanzierà per rendere più efficiente l’area industriale del polo automobilistico intorno a Fca. Ma il problema di fondo è che ancora una volta nascono prima le industrie e poi le infrastrutture: la politica si muove quando le imprese hanno già realizzato. Nelle altre parti del mondo accade il contrario. Ni abbiamo parlato con Silvio Ferraguti, responsabile regionale del settore Industria per Forza Italia e past-president di Federlazio
Ferraguti, perché il territorio della provincia di Frosinone è ancora industrialmente appetibile?
«Guardi, i tentativi di infiltrazione malavitosa dimostrano paradossalmente quanto sostengo. La posizione geografica della Ciociaria è strategica di per sé stessa: a metà strada tra Roma e Napoli. Ma ci sono anche potenzialità che nascono dal nostro passato, che è un passato di sviluppo industriale, di fabbriche, di investimenti. Dobbiamo trovare il coraggio di invertire la tendenza».
E come si fa a riattivare il circuito virtuoso?
«Creando le condizioni affinché le imprese serie investano in provincia di Frosinone. Soltanto con riferimento all’area nord, ci sono tre caselli autostradali nel giro di pochi chilometri: Anagni, Ferentino, Frosinone. C’è la superstrada Ferentino-Frosinone-Sora e quasi…. Avezzano, c’è il collegamento con Latina. Sono realtà enormi, che certamente possono essere migliorate. Ma intanto ci sono. E non è tutto…”. Purtroppo queste peculiarità collidono con le infrastrutture interne all’area industriale, che versano in uno stato pietoso. Basterebbe completare quello che già è stato fatto. Ma per fare questo ci vogliono persone capaci di vedere oltre la punta del proprio naso o meglio, oltre la scrivania posta di fronte alla “poltrona».
Cioè?
«Ho notizia che, dopo Amazon, un altro grande gruppo di commercio on-line ha mostrato interesse ad investire in provincia di Frosinone, così come diverse aziende operanti nei settori manifatturieri. Ed allora dobbiamo mettere in atto tutte le strategie necessarie per invogliare queste iniziative ad investire nel nostro territorio. Inoltre negli ultimi tempi molte imprese specializzate nelle varie attività di recupero, “che non impattano a livello ambientale” hanno espresso la volontà di insediarsi nel nostro territorio, …. ed invece di favorire questi investimenti cosa facciamo? Barricate ed ostruzionismo privo di senso!»
L’inquinamento ambientale della Valle del Sacco, però, è un fatto serio.
«E lo dice a me? Da anni sostengono che la bonifica della Valle del Sacco è fondamentale, sia dal punto di vista ambientale, che per favorire nuovi insediamenti produttivi. Al tempo stesso, però, non è che ogni iniziativa industriale deve essere bocciata a priori perché ci sono associazioni e realtà che contrastano ogni attività in nome di un finto ambientalismo di facciata. Esercitando un perenne potere di veto politico. I controlli vanno fatti, ci mancherebbe altro. Ma se viene certificato che non c’è pericolo per l’ambiente, allora perché remare contro? Lo dico in modo ancora più chiaro: le iniziative che inquinano vanno bandite, letteralmente. Ma al tempo stesso dico no al “terrorismo mediatico di chi non sa fare altro che sparare a zero per conservare o riaccaparrarsi un ruolo che non merita».
Il messaggio è chiaro. Cosa altro frena gli insediamenti industriali in provincia di Frosinone?
«I tempi pachidermici della burocrazia. Va sempre peggio e i ritardi fanno venir meno la voglia di investire».
Ma concretamente chi dovrebbe assumere l’iniziativa per sbloccare queste situazioni?
«Le autorità dovrebbero intervenire subito. Occorre un piano strategico di investimenti e vanno stabilite le priorità. Chi dovrebbe intervenire? La Provincia, i Comuni, i Consorzi industriali e quelli di Bonifica. Possibile che nessuno di questi enti senta il bisogno di fissare le priorità per il rilancio del territorio?».
Si parla molto di infrastrutture: però solo ora che Marchionne ha già speso due miliardi almeno su Cassino, ora che le macchine stanno già uscendo dalle linee di montaggio dello stabilimento, si parla di infrastrutture per quell’area.
«Ma ancora prima c’è il tema della viabilità. Tutti vediamo in quali condizioni sono ridotte le strade della provincia. Nella zona industriale che va da Frosinone a Ferentino arrivando ad Anagni si registra almeno un incidente al giorno. E’ normale? Le strade sono strette, malmesse, pericolose. Nell’area che va dalla zona dell’aeroporto di Frosinone a Ferentino in molti tratti manca l’asfalto. La strada di variante è stata già realizzata, manca solo l’asfalto, perché i lavori non si completano? Nessuno risponde, questa è la verità. Da anni».
Non ci sono più i fondi pubblici di una volta.
«Siamo seri. E’ una questione di priorità. Di sprechi negli enti pubblici ce ne sono ancora molti, basterebbe ottimizzarli destinandoli ad azioni programmate».
Nell’area industriale di Frosinone sono centinaia le attività chiuse.
«Infatti non capisco per quale motivo il Consorzio Asi non dia seguito ad un progetto serio di recupero dei siti dismessi. E’ stato già fatto un censimento, necessario per poi passare alla fase delle soluzioni e allora, quali sono? Oppure vogliamo fare come con il sito dell’ex Videocon …..? Tante chiacchiere e zero contenuti. D’accordo, si recupera l’area come industriale, ma, a parte l’annuncio, cosa c’è? Il recupero dei siti dismessi è fondamentale, ed allora muoviamoci».
L’eccessiva cautela potrebbe essere prudenza dettata dal fatto che nel recente passato ci sono stati diversi fallimenti?
«Purtroppo la crisi non ha risparmiato le aziende del nostro territorio, già penalizzate sotto ogni profilo. Per evitare ulteriori fallimenti, occorreva ed occorre incentivare le iniziative a tutela di quelle imprese che con tanto coraggio riescono a resistere ed a garantire posti di lavoro e senza le quali la ripresa non potrà mai esserci. Basta con annunci proclama, basta con le promesse, occorre passare ai fatti. Talune coraggiose idee imprenditoriali devono essere premiate, così come avviene in altre nazioni Europee e non penalizzarle. E’ necessario agire con determinazione da parte di tutti assumendosi ognuno la propria responsabilità».