Fine vita, il Veneto si spacca e nel Lazio…

Il Veneto si è spaccato sulla Legge per il 'Fine vita'. Che è garantito dalla Corte Costituzionale, alle Regioni spetta disciplinare i tempi. Anche nel Lazio c'è una proposta di Legge analoga. Che sta per andare in Aula

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

La Legge sul Fine vita ha spaccato il centrodestra in Veneto ed ha tracciato un solco profondo nella Lega: il presidente della Regione Luca Zaia da una parte ed il Segretario nazionale Matteo Salvini dall’altra.

Per i non addetti ai lavori: la Costituzione italiana stabilisce che nessuno può essere obbligato ad alcun trattamento sanitario contro la propria volontà; questo in alcuni casi equivale al ‘suicidio’ del paziente. Ma il Parlamento non e mai intervenuto suylla questione scrivendo una Legge: ha provveduto la Corte Costituzionale con la sentenza 242/2019. Nasce dalla disobbedienza civile di Marco Cappato per l’aiuto fornito a “Dj Fabo”, riconoscendo così il diritto al suicidio medicalmente assistito per le persone che ne formulino richiesta in piena lucidità, con patologia irreversibile, insopportabili sofferenze fisiche o psichiche e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

L’ANTEFATTO

Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale

Grazie a quella sentenza della Corte costituzionale il 16 giugno 2022 Federico Carboni, conosciuto prima della sua morte con il nome di fantasia “Mario” è stato il primo italiano ad ottenere il suicidio medicalmente assistito legalmente in Italia.

Il Veneto l’altro giorno si preparava a varare la propria Legge regionale in materia: prima in Italia, avrebbe dato attuazione alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Antoniani. Mentre fuori protestavano le associazioni cattoliche oltranziste, il Consiglio Regionale del Veneto con 25 sì, 22 no, 3 astenuti e un’assenza, ha deciso di non seguire il presidente della Regione.

Luca Zaia (Lega) infatti sulla legge di iniziativa popolare ci aveva messo la faccia. Quella norma aveva incassato le fime di 9.072 cittadini veneti. Ma dopo sette ore e mezza di discussione fitta – non banale, quasi mai strumentale o invasata da posizioni antiscientifiche, il Consiglio regionale del Veneto ha bocciato la propria legge sul fine vita.

I CONTENUTI

Luca Zaia

Il voto della norma, proposta dall’associazione Coscioni, non ha passato i primi due dei 5 articoli complessivi. Richiedevano il sì della maggioranza assoluta. Il secondo, in particolare, era un articolo fondamentale della legge: per cui il presidente dell’Aula ha proposto il rinvio in commissione, che è stata poi approvata dall’assemblea. La discussione e il voto hanno visto la spaccatura del centrodestra, con Fdi e Fi contrari, il presidente Luca Zaia e parte della Lega favorevoli, come le opposizioni.

Il progetto d’iniziativa popolare depositato dall’associazione “Coscioni” chiedeva tempi certi per rispondere ai malati terminali che chiedono il suicidio medicalmente assistito: non più di 27 giorni.

Ci ha pensato il leader del partito a smuovere le acque già agitate in casa Lega. “Il Consiglio Regionale Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch’io in quel senso lì“, Matteo Salvini dixit. Di fatto una vera e propria bocciatura del presidente (della Lega) Zaia e della sua iniziativa di portare la Legge sul fine vita in aula per l’approvazione. Che però non è avvenuta.

Gli effetti di questa contrapposizione, tutta interna alla Lega, saranno ancora più espliciti e divisivi all’esito del risultato del Partito alle imminenti elezioni europee.

IN CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO

(Foto: Regione Lazio Press Service)

Sono dieci le Regioni che, dopo aver depositato le firme, si apprestano a discutere la proposta di legge in aula. Dopo il Veneto e la Lombardia, anche Piemonte, Emilia Romagna, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia hanno ritenuto che le norme contenute nella proposta di legge rientrino nelle competenze regionali e siano rispettose della Costituzione italiana. Poi ci sono anche Sardegna, Basilicata e Lazio dove la proposta di legge è stata depositata tramite l’iniziativa dei consiglieri regionali o per iniziativa dei Comuni. Proposte analoghe sono state depositate in Puglia, Marche e Calabria.

In consiglio regionale del Lazio è stata deposita la proposta di legge nr. 110 del 16 novembre 2023. Ha ad oggetto: “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n. 242/2019 della corte costituzionale”. Primi firmatari della proposta di Legge sono i Consiglieri Claudio Marotta (Verdi e Sinistra – Europa Verde – Possibile) e Marietta Tidei (Italia Viva). Successivamente la proposta di Legge è stata sottoscritta anche dai Consiglieri Eleonora Mattia (Pd) e Sara Battisti (Pd).

La proposta di Legge è stata assegnata per l’istruttoria alla VII Commissione Sanita’, Politiche Sociali, Integrazione Sociosanitaria, Welfare in sede primaria. Mentre in secondaria alla IV Commissione: Bilancio, Programmazione Economico-Finanziaria, Partecipazioni Regionali, Federalismi Fiscale, Demanio e Patrimonio.

I 7 ARTICOLI DEL LAZIO

Il documento è strutturato in 7 articoli e si pone l’obiettivo di definire le condizioni e le modalità di accesso alla morte medicalmente assistita nel territorio regionale del Lazio. Definisce i ruoli, le procedure ed i necessari tempi di adeguamento delle Asl competenti.

La proposta di legge intende così recepire il giudizio di legittimità formulato con la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale il 25 settembre 2019 con la quale si afferma la non punibilità dell’agevolazione dell’esecuzione del proposito di suicidio – quando è autonomamente e liberamente elaborato – di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da patologia irreversibile (fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili) ma ancora pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

La non punibilità dell’atto agevolativo è condizionata alla sussistenza di tre elementi. Innanzitutto il rispetto delle modalità procedurali già previste dalla legge 22 dicembre 2019, n.217 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” per l’interruzione dei trattamenti di sostegno vitale;  la verifica delle condizioni e delle modalità di esecuzione da parte di strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale; la presenza di un parere preventivo del comitato etico territorialmente competente.

PERCHE’ LE REGIONI

Foto © Parentingupstream

Pechè la materia è affidata alle Regioni? Non dovrebbe occupoarsene lo Stato. Oppure si può morire con più o meno dignità a seconda dell’area? L’articolo 117, comma 3, attribuisce la competenza concorrente sulla materia “tutela della salute” e “ricerca scientifica”. Se dunque è di competenza statale la determinazione delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (dunque i diritti come quello ad accedere al suicidio assistito sancito dalla Corte costituzionale), le Regioni hanno la competenza concorrente a tutelare la salute dei cittadini. Che significa?

Sulla base dei livelli minimi individuati sul piano nazionale, possono intervenire anche in una logica di “cedevolezza invertita“, (principio in base al quale sarebbe possibile per le Regioni intervenire a colmare una lacuna legislativa statale) a disciplinare procedure e tempi di applicazione dei diritti già individuati.

Fin qui i contenuti della proposta di legge, dal punto di vista normativo e del diritto.

SUL PIANO POLITICO

Francesco Rocca

Dal punto di vista politico, il tema è se la legge verrà approvata dal Consiglio Regionale del Lazio e se i Partiti si potranno spaccare, quanto a destra, come a sinistra. Se cioè ci sarà libertà di coscienza oppure obbligo di voto sulla base di quanto dettato dal Partito di appartenenza.

Innanzitutto: il documento porta la firma di Consiglieri dell’area di sinistra: Verdi- Italia Viva e Partito Democratico. Mentre l’intera opposizione, oltre ai 3 gruppi di cui sopra, è rappresentata anche da M5S, Azione, Sinistra e Ecologista per Bianchi Presidente, per un totale, in purezza, di 18 Consiglieri. Quindi 18 voti potenziali a favore della Legge.

La maggioranza invece può vantare 32 Consiglieri più il Presidente della Regione Francesco Rocca. Sulla carta, in termini di voti disponibili,  non c’è storia. Senza il benestare della maggioranza la legge non passerà mai.

Il tema del fine vita tuttavia è particolarmente dibattuto da tempo anche nel Lazio. E come in Italia è certamente divisivo. Questo non fa escludere che, in sede di votazione, ci possano essere dei distinguo tra i Consiglieri regionali e voti difformi rispetto agli ordini di scuderia, provenienti dalle coalizioni e dalle Segreterie dei Partiti.

Segreterie di partiti di destra e di sinistra. Quando la proposta di Legge approderà nell’aula di Via della Pisana per l’approvazione, la Regione Lazio sarà sicuramente sotto i riflettori della politica nazionale. Con maggiore intensità dopo quello che è accaduto in Veneto.

IL PRECEDENTE DELLA PUGLIA

Michele Emiliano (Foto: Gaetano Lo Porto © Imagoeconomica)

La prima Regione a mettere parzialmente ordine alle procedure di fine vita così come individuate dalla sentenza 242/2019 è stata la Puglia a gennaio dello scorso anno. Lo ha fatto attraverso una delibera di giunta che rappresenta un primo passo in avanti, ma presenta problematiche.

«La prima di metodo – spiega Matteo Mainardi, coordinatore nazionale della campagna ‘Liberi subito’ – si tratta di una delibera di giunta e non di una legge. Al primo cambio di giunta si potrà quindi facilmente ritirare o modificare. La seconda problematica riguarda il merito della delibera: risulta assente la previsione del termine massimo di 20 giorni per il completamento della procedura di verifica delle condizioni della persona malata e l’emissione del relativo parere».