Gli appuntamento svelati, il segreto resta

La conferenza stampa per alzare il velo sul dossier per presentare Latina come Capitale della Cultura 2023. Anticipati gli eventi. Ma non i contenuti

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

I segreti svelati, ma solo in parte. D’altronde, ci sono le strategie comunicative per tenere viva l’attenzione. Ma, soprattutto, «abbiamo anche chiesto al ministero se il dossier si potesse rivelare e il ministero ci ha detto: non ci piace se lo diffondete». Perché i ministeri, si sa, esprimono emozioni, con buona pace di altre città che invece il loro dossier con cui affrontare la sfida per diventare Capitale Italiana della Cultura 2026 lo hanno diffuso come Rimini e, in parte, Gaeta. Ma Latina no, vorrebbe ma poi al ministero non piace.

E così, anche la presentazione di oggi di “Bonum facere“, ovvero il claim (ma perché parlare latino?) degli eventi inclusi nel dossier della candidatura di Latina a Capitale italiana della cultura 2026 lascia alcune cose non dette e curiosità in parte insoddisfatte.

PROGRAMMA APERTO 

Matilde Celentano e Daniela Cavallo

Intanto, i numeri. Gli eventi saranno 60 totali, di cui 48 macro eventi, suddivisi in più tematiche, che andranno da convegni a concerti, da appuntamenti enogastronomici a sfilate di moda.

Il programma è ancora aperto: dal 15 ottobre infatti il laboratorio “Latina cantiere 2026” fino al 15 dicembre consentirà di divulgare i contenuti del dossier e di fidelizzare le proposte. Il 15 dicembre poi, il ministero della Cultura selezionerà le 10 città finaliste. Se per la sindaca Matilde Celentano si parla di «un atelier culturale, frutto di un dossier ricco, variegato e di spessore», per l’assessore Annalisa Muzio, che per la giunta segue la candidatura, «la candidatura è un’opportunità unica che deve essere colta al volo. Latina è la candidata naturale, unica come modello di città di fondazione e unica come città del Novecento: ha unicità da far conoscere».

E per la coordinatrice del progetto, l’architetto Daniela Cavallo, «il dossier valorizza Latina e amministrare e valorizzare sono cose differenti: nel dossier non avremmo potuto mettere cose che avrebbero potuto denigrare la città, come l’immondizia».

COSA C’È DENTRO

Dunque, un quarto del dossier rappresenta intanto l’analisi del contesto della città. C’è poi l’aspetto della collaborazione con altri enti e altre realtà come il Parco archeologico dell’Appia antica, candidatosi a Patrimonio mondiale dell’Unesco. E i progetti? Tanti. Si va da “Rurability“, un progetto nazionale per aree rurali che a Latina vedrà anche gli studenti dell’istituto agrario San Benedetto progettare orti urbani. A workshop di cinema curati dal regista e documentarista pontino Gianfranco Pannone.

Da quattro opere per Latina che saranno appositamente create dal pittore Paolo Ventura al progetto di teatro smontabile in legno creato dagli studenti di Architettura della Federico II di Napoli; dal Festival della Musica internazionale progettato dal Campus internazionale a “Fare filò”, evento di dimensione filosofica e culturale che vedrà la partecipazione di Mauro Bonazzi, docente di Filosofia all’Università di Utrecht che narrerà un viaggio alla ricerca della felicità; da “Latina legge“, che riunirà i quattro principali festival di letteratura del capoluogo pontino al turismo enogastronomico con un anno di formazione per albergatori e per l’accoglienza. 

LA SFIDA DELLA MODA

Stefano Dominella (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Anche la moda scende in campo per la corsa di Latina a Capitale della Cultura italiana 2026. Lo fa con un progetto che rappresenterà l’inizio di un viaggio nel territorio pontino partendo dai Giardini di Ninfa, così amati da Re Carlo III d’Inghilterra. Infatti, tra i progetti inviati al Ministero della Cultura e presentati oggi dal Sindaco Matilde Celentano assieme alla coordinatrice della candidatura del capoluogo pontino, architetto Daniela Cavallo, c’è anche il progetto moda dell’Istituto Nazionale di Architettura sezione Lazio firmato da Stefano Dominella, presidente della Gattinoni Couture e della sezione Moda Design e Arredo Unindustria, dalla giornalista Maria Costici e dall’architetto Angela Visca.

I più grandi stilisti italiani realizzeranno un percorso tra i giardini di Ninfa con le loro creazioni ispirate alla natura, come su una passerella immaginaria di piante e fiori che si svilupperà tra specie rarissime di flora centenaria e alberi secolari. Accanto a queste creazioni ci saranno anche le proposte di giovani stilisti realizzati con materiali riciclati e di scarto. Un labirinto dentro cui si muoveranno modelle, ballerine, mimi e musicisti.

A seguire, piccole mostre di arte e moda dislocate in tutti i luoghi più suggestivi del territorio, che mostreranno le tradizioni della terra cantata da Virgilio e Omero.

LA MODA È CULTURA

La moda è una forma di cultura che abbiamo voluto fortemente inserire nel dossier come importante contributo a sostegno del nostro territorio – afferma il sindaco Celentano la moda è un’espressione culturale radicata da secoli nella nostra società, che trae ispirazione da tutte le forme d’arte che ne divengono la linfa vitale, in questo caso anche dal giardino di Ninfa”.

La moda è un elemento importante perché attiene al senso dell’abitare” aggiunge l’architetto Cavallo. “E’ un progetto di moda pensato – afferma Dominellaper proiettare il territorio pontino verso un futuro sempre più ecosostenibile, fatto di economia circolare, di upcycling e rispetto dell’ l’ambiente“. Il progetto è sostenuto dalla sinergia del Comune di Latina con la Fondazione Roffredo Caetani, Unindustria.

La Comunicazione, affidata alla Pg&W di Alberto Gottardi, vedrà un piano partecipativo per coinvolgere tutte le voci della città e comunicare lo slogan: da una piattaforma multimediale aperta a confronti e condivisioni di idee per far nascere prodotti culturali, podcast, web series per raccontare la città, a un forum multimediale sulla sostenibilità.

Fino al simbolo, fisico e virtuale: una torre, «simbolo di ascesa ma anche di antenna, un non luogo di interazione web», secondo Gottardo.

Tanta carne al fuoco, dunque, ma chi si aspettava che il velo si sollevasse, è rimasto in parte deluso. Il dossier resta sempre e comunque secretato. Bisogna fidarsi e affidarsi. Un mistero della fede.