Prosegue il dibattito sugli Anni ’70 aperto con l’articolo della collega Rita Cacciami, vice direttore de L’Inchiesta Quotidiano sugli Anni ’70 (leggi il precedente). Abbiamo proposto ai nostri lettori di raccontarci la loro gioventù di quegli anni. Nasce così la rubrica ‘I Miei Anni ’70’
di GUIDO D’AMICO
Presidente Nazionale ConfimpreseItalia
Raccontare gli anni ’70. Difficile, perché parlare di quel decennio a chi non lo ha vissuto è cosa assai complessa. È complicato spiegare alle giovani generazioni cosa hanno rappresentato quegli anni per tutti noi e per il nostro Paese. Anni in cui non esistevano vie di mezzo, non esisteva il “grigio”. Tutto era bianco o nero. Senza sfumature. Chi era giovanissimo in quegli anni può capire perfettamente queste mie parole.
Gli anni ’70 sono stati quelli dei grandi ideali da difendere, degli obiettivi da perseguire, delle battaglie da combattere. Anni tragici sotto molti punti di vista, ma che hanno segnato per l’Italia il grande cambiamento.
Ricordo ancora i movimenti studenteschi del ’78 combattere per chiedere delle riforme e ottenere maggiore partecipazione alle decisioni che riguardavano le attività scolastiche vedi i famosi decreti delegati e i primi rappresentanti degli studenti. Ma gli anni ’70 sono stati anche quelli delle Brigate Rosse che hanno sconvolto tutti noi con l’uccisione di Aldo Moro. Anni durissimi anche per il Cassinate che vide l’uccisione del dirigente della Fiat di Cassino Carmine De Rosa e il magistrato Fedele Calvosa.
Momenti da cui si riuscì a uscire più forti di prima. Ma quel decennio resterà impresso anche per molte altre vicende di costume che hanno unito, ma anche diviso, l’Italia. Come dimenticare i mondiali di calcio del 1978 in Argentina che videro la nostra nazionale combattere fino all’ultimo dandoci la speranza di una vittoria. Anche se, poi, ci dovemmo accontentare del quarto posto. O come non ricordare l’ombelico di Raffaella Carrà che divenne lo scandalo nazionale di cui tutti parlavano, il bumb ballo tanto strano quanto bello, Arancia Meccanica o James Bond, i Pink Floyd o la Premiata Forneria Marconi, la 126 e la Simca 1000, le macchine da scrivere Olivetti, il giradischi, Calvino e Porci con le ali.
Un decennio fatto di luci e ombre, di momenti di grande gioia condivisa e tragedie che hanno colpito tutta la nazione. Anni difficili ma dai quali, ho avuto molto da imparare. In quel decennio non c’era tutta la tecnologia che esiste oggi e il massimo della comunicazione era un pezzo di carta su cui si scriveva il proprio messaggio perché spesso il telefono era “lucchettato”. Non esistevano tweet, whatsapp, selfie o hashtag. Ma esisteva la volontà di raggiungere i propri obiettivi tra mille ostacoli. Ideali da difendere a spada tratta. Cosa che oggi, a volte, manca.
I miei anni ’70? Il mare meraviglioso della Sicilia, le partite al calcio balilla con gli amici, la fila al juke-box con il gettone in mano per mettere la propria canzone preferita e tanti sogni e aspirazioni…