Il citofono della Cabina di regia che gli studenti hanno suonato. Invano

I 500 milioni che per ora mancano all'appello sono quelli che avrebbero dovuto sciogliere subito il nodo delle residenze per studiare

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Come davanti a quello dell’intramontabile Mai dire Goal, con un citofono sui cui tasti pigiavano tutti ma senza salire mai. E limitandosi a brevi conversazioni farcite di non sense gustosissimi. Ovvio che per quanto attiene lo storyboard della politica italiana l’immagine del citofono evochi ben altro, ma non era calzante all’epoca e resta marginale e mesto adesso. A “suonare” al citofono della Cabina di regia del governo Meloni chiamata a mettere ordine su terza e quarta rata del Pnrr sono stati gli studenti universitari.

Premessa: arriva agosto e parte la torrida stagione della casa all’alloggio per studiare ove lo si dovesse fare fuori sede. E il caro alloggi universitari in Italia è roba da speculazione in purezza.

Bussavano da tempo e per cose serissime, cose come il caro affitti che li aveva riuniti nei mesi scorsi in movimento spontaneo. E che, dietro input di una di loro, erano sfociate nella protesta di attendarsi davanti agli atenei di un’Italia in cui studiare è ancora roba da privilegiati.

Quando molti studenti italiani avevano preso ad dormire in canadese la faccenda era esplosa come un bubbone. Postilla scema e generalista: per decenni ogni governo italiano si è lamentato in finanziaria che “non ci sono soldi”. Ecco, ora ne arriva un bastimento metà dei quali è gratis e non si sa come, dove e quando spenderli. W l’Italia, decisamente.

Prima la grana, poi le parole su come risolverla

Raffaele Fitto

Il mood italiano lo conosciamo. Da noi prima deve succedere qualcosa e poi qualcuno deve proclamare che no, quella cosa proprio non doveva succedere. L’esatto contrario di Paesi virtuosi dove quando qualcosa succede lo fa in deroga ad un piano che già la prevedeva, conteneva e, in parte, la risolveva. Il contenitore ampio è quello per cui alla fine lo stallo messicano tra Italia ed Ue sulle rate del Pnrr sarebbe stato superato. A noi piacciono le sceneggiature che tracimano nelle sceneggiate. Come nei film, dove chi muore ha sempre tempo e fiato residui per dire una frase profonda e lasciare ai posteri un ottimo ricordo di sé.

Il ministro per Affari Ue e messa a terra del Pnrr suddetto, Raffaele Fitto, pare abbia trovato la quadra. E come succede tutte le volte che qualcuno deve trovare il bandolo di una matassa grossa ci sono nodi che restano a fare grumo d’ingombro nella medesima. Ad ogni modo prendiamola dalla parte prevalente, quella che ha la luce verde di un semaforo tardone: Palazzo Chigi ha dato via libera alla proposta concordata con la Commissione europea per il pagamento della terza rata.

Le previsioni per l’anno 2023/2024 dicono che saranno quasi 200mila le matricole, di cui almeno un terzo dovrà cercare un alloggio universitario. E ci sono dati aggiuntivi. Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha deciso di aumentare il numero di iscritti per i Corsi di laurea in Medicina e Chirurgia in lingua italiana ed inglese

I numeri, le stime e i possibili guai in arrivo

FOTO © OLIVERIO / IMAGOECONOMICA

Abbiamo un numero: la proposta è di 19.944 posti, mentre lo scorso anno erano stati 15.876. Si tratta, come spiega il Sole 24 Ore, di “un numero superiore alla richiesta della Conferenza Stato-Regioni su parere del Ministero della Salute (18.133 posti) e che tiene conto del fabbisogno di nuovi medici”.

Ecco, a fabbisogno di nuovo medici corrisponde, il molti casi, anche il fabbisogno di trovare alloggio mentre medici ci si diventa. Sudando non solo sui libri, ma anche a pagamento di ogni pigione mensile. Cioè esattamente quando le loro legittime aspirazioni a migliorare se stessi ed il paese cozzano con l’esosa brutalità del mercato immobiliare di riferimento.

Addio cifra tonda: quanto manca e a chi mancherà

In pillole: all’Italia verranno pagati 18,5 miliardi invece dei 19 previsti. Dato che di studenti si parla andiamo di aritmetica basica e facciamo la sottrazione: mancano 500 milioni di euro. E sì, sono proprio quelli destinati all’obiettivo dell’incremento dei posti letto per gli studenti universitari. Sono andati perduti? No, sono “solo” stati spostati sulla quarta rata. Perché il “solo” è tra virgolette? Per tre motivi: perché la loro messa a terra rispondeva ad una situazione di urgenza perdurante. Poi perché su terza e questa rata il Governo Meloni ha palesato una delle impasse più clamorose della sua pur breve vita istituzionale.

Infine perché se sui soldi del Pnrr toppi o non vai a meta millimetrica allora offri il tallone alle opposizioni, che te lo randellano di brutto. Ed un esecutivo che è già in tacca di mira per alcune sue controverse paturnie riformiste nonché per vicende etico giudiziarie in itinere non dovrebbe aprire altri spiragli affacciati sulla sua vulnerabilità.

Gli elettori “sapienti”, e molto scontenti

A dire il vero ci sarebbe anche un quarto motivo, forse il più decisivo di tutti, ma per il momento è aleatorio. Perciò è giocato sul tavolo dei “maitre a penser” di rango massimo. Gli studenti universitari votano e le Europee 2024 sono vicine, solo che dalle parti di Palazzo Chigi sanno che l’alleato più forte è l’astensionismo fisiologico di un’Italia stanca e poco partecipe. Quindi al momento il motivo numero quattro sta in casella da studiati che devono riempire righe o colonne nella canicola agostana che è alle porte.

Ma com’è andata in punto di tecnica? Lo confermano fonti di Palazzo Chigi: il target intermedio dei 7.500 posti letto negli studentati da raggiungere entro la fine del 2022 è saltato. E andrà a fare massa critica in un’altra casella temporale. In pratica la quota è stata inclusa nei 60mila posti previsti entro la fine del 2026. Il nodo era la tera rata che non arrivava e le potature di cui abbisognava per farla arrivare. Perciò la stessa è stata “decurtata di 519 milioni di euro, con l’accordo di recuperarli all’interno della quarta rata.

Il solo modo per sbloccare lo stallo Roma-Bruxelles

Pare si sia trattato del solo modo veloce per sbloccare lo stallo su questa tranche dopo sette mesi di tira e molla tra Fitto e gli interlocutori dell’Italia. Abbiamo una nota: “Dopo un’approfondita interlocuzione con la Commissione Europea, oggi il governo italiano ha presentato nella riunione della Cabina di Regia sul Pnrr una richiesta di modifica”. Modifica “in materia di riforma degli alloggi per studenti, al fine di: inserire una nuova milestone nella quarta rata. Al “milestone” è scattato l’applauso, si badi.

Poi “chiarire le condizioni e gli obiettivi della misura; correggere alcuni errori materiali”, si legge in una nota di Palazzo Chigi. Il tutto, dicono da fonte diretta forse andando un filino in iperbole, ad impatto zero. “In accordo con la Commissione, le modifiche proposte non avranno alcun impatto sull’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia riceverà nel 2023 con la terza e la quarta rata. Il totale delle due tranches è (o sarà, o sarebbe) di 35 miliardi di euro.

Terza e quarta rata: tutto bene ma non benissimo

Studenti Erasmus © ProImageContent / Can Stock Photo

Ma restiamo sulla terza rata, in punto di concretezza marinara per cui conviene studiare la costa più vicina visibile dalla coffa e non quella che vedi solo sulle mappe. La terza rata “prevederà 54 obiettivi per 18,5 miliardi di euro, mentre la quarta 28 obiettivi per 16,5 miliardi. Il totale di 35 miliardi di euro previsto dal Pnrr nel 2023 sarà incassato per intero”. Tutto bene dunque? Bene ma non benissimo in questo caso ci sta benone. Da un lato infatti anche la Commissione europea conferma l’assenza di variazioni sostanziali, anche se non fornisce ulteriori dettagli, ma c’è un nodo.

Ed è nodo grosso, perché affidato tra l’altro non solo alle inevitabili reprimende dell’opposizione che è vigile ma credibile a tratti. No, il vero problema è che in questo caso gli “esclusi” appartengono ad una categoria che in termini di pubblicistica social e tigna è leader: gli studenti universitari. Cioè persone giovani, 3.0 per nascita e non per pruderie geriatrica e per lo natura “studiati”. Il portavoce europeo ci ha messo una pezza cucita ad hoc. “La misura sugli alloggi per studenti comprende una riforma volta a incentivare gli enti privati nell’offerta di alloggi per studenti attraverso il cofinanziamento. A ciò si aggiunge un investimento volto ad aumentare significativamente l’offerta di posti letto per studenti entro la metà del 2026”.

La parola a loro, ai “trombati del Pnrr”

E loro, i trombati del Pnrr? Una nota dell’Unione degli Universitari dai toni non certo gandhiani spiega tutto. “Ora basta. Sugli studentati avevamo ragione noi, ma il ministero non ci ha mai voluto ascoltare ed è andato a schiantarsi. Il nodo è quello dei privati e l’alert era arrivato per tempo, ma pare invano. “Avevamo detto che non era corretto dare 210 milioni ai privati, spesso per posti letto che esistevano già. Era un tentativo goffo per gonfiare i numeri. Mentre invece andavano rendicontati soltanto posti letto nuovi. La responsabilità di questo grave fallimento è tutta del governo”.

Annamaria Bernini (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

La chiosa è rivolta a colei che sul tema era stata scattista in quanto a competenza diretta e foga risolutoria. “Vogliamo che la Ministra Bernini convochi con urgenza le organizzazioni studentesche e quelle sindacali per ripensare insieme il piano di realizzazione degli studentati. Al governo chiediamo soltanto di ascoltare le nuove generazioni per evitare un ulteriore danno di credibilità internazionale.

Alla Schlein non pare vero, e ci si butta

Manco a dirlo, sul tema le opposizioni hanno fatto come quando pasturi le carpe in laghetto. Elly Schlein, che ormai pare vivere solo della cappellate degli altri e non delle cose azzeccate da lei, ci si è buttata come una luccia. “Non arrivano 500 milioni per alloggi studenti, il Pd è al loro fianco. Poi la stilettata politica sul tema “competenti maddechè”. Ha detto la dem: “Bene che arrivi finalmente la terza rata, ma si dimostra l’incapacità del governo di gestire questo grande piano unico e irripetibile per gli investimenti nel nostro Paese. La chiosa è didascalica, ma che vuoi, se te la servono…

Elly Schlein (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

“Non arriveranno 500 milioni di euro, proprio quelli che erano destinati all’emergenza abitativa per quale gli studenti hanno protestato in questi mesi nelle tende. Perché quando si colpisce il loro diritto all’abitare si colpisce anche il diritto costituzionale allo studio. Noi continueremo a lottare anche su questa importante parte di investimenti sugli studentati”.

Dire che il prossimo autunno sarà Fitto di appuntamenti cruciali e di nodi da sciogliere per il governo non pare un’iperbole a questo punto. Perché se dall’altra parte del citofono ci sono gli studenti il destino di qualunque governo è segnato. E da citofono a megafono è un attimo. In quel caso da autunno “Fitto” ad autunno caldo sarà un attimo.

(Foto © DepositPhotos.com)