La lunga estate calda del Pnrr e quel calendario… troppo Fitto

In attesa che arrivi la terza rata la Cabina di Regia modifica il target della quarta in 10 punti. E sfata un tabù di restyling

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Bisognava correre e sudare, non solo per il caldo. Il governo italiano ha dovuto mettere il turbo sul Pnrr e lo ha dovuto fare per due motivi. Da un lato un calendario estivo strettissimo, con la Commissione Europea ed il Parlamento che si apprestano a ridurre il range operativo per la pausa estiva. Dall’altro l’urgenza di avere la terza rata e modificare la quarta. Insomma, quella di Raffaele Fitto è di fatto una lunga estate calda, anzi caldissima.

Perché? Semplice e complicato al tempo stesso: il ministro aveva sentenziato solenne che “ogni passaggio legato al Recovery verrà discusso alle Camere”. Attenzione, c’è una scadenza secca: entro il 31 agosto il governo dovrà far approvare dalla Commissione la proposta di modifica del Piano, insieme al RePowerEu.

Cinquanta giorni per fare tante cose, forse troppe.

Timing stretto e politica in purezza

Raffaele Fitto

E non c’è solo la parte tecnica, quella che attiene la “semplice” messa a punto degli step temporali. C’è il “recto” della moneta, c’è la politica in purezza, con le opposizioni che puntano alla giugulare di Fitto e di Giorgia Meloni sui ritardi della terza rata. Che il timing sia concitato e che le istanze urgenti si stiano accavallando lo ha dimostrato la frenetica giornata di ieri, quando Fitto ha convocato la cabina di regia sul Pnrr. Da poche ore è stato infranto un tabù e messa in graticola l’ennesima questione politica.

E’ accaduto tutto con la modifica di 10 obiettivi del Pnrr su 27. Si tratta di una serie di “target” legati a doppio filo ai 16 miliardi di euro della quarta tranche. Due letture, partendo da quella tecnica. Le modifiche riguarderanno lo Sviluppo dell’industria cinematografica (Progetto Cinecittà) del Ministero della Cultura. La Tecnologia satellitare ed l’economia spaziale del Mimit, poi il Piano per gli asili nido e le scuole dell’infanzia. E ancora: il rinnovo del parco ferroviario di trasporto pubblico regionale con treni puliti più il servizio universale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. La sperimentazione dell’idrogeno per la mobilità ferroviaria.

I 10 punti di modifica della quarta rata

Elly Schlein

A seguire il rafforzamento dell’Ecobonus e del Sismabonus per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici del Ministero dell’ambiente. In carrellata finale le infrastrutture di ricarica elettrica e l’uso dell’idrogeno nell’industria hard to abate. Poi gli interventi socioeducativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore. In chiosa toccherà alla creazione di imprese femminili.

Non sono previsti definanziamenti e Fitto ha sciorinato uno spiegone da canicola per cui la modifica della quarta rata sarebbe viatico per l’arrivo della terza.

E qui arrivano seconda lettura e note politiche arcigne che vanno oltre il “tabù sfatato” del restyling del Pnrr. La terza rata non c’è ancora e il tempi sono strettissimi. Insomma, da un lato la linea di Giorgia Meloni, quella per cui “L’Italia non rinuncerà ad un solo euro”, pare salva. Dall’altro vanno a massa le obiezioni della minoranza, che con Elly Schlein va all’attacco. “La presidente Meloni si assuma le sue responsabilità e venga a spiegarci in Parlamento perché non si è ancora visto un euro della terza tranche del Pnrr e perché rischia di slittare anche la quarta”.

Cambiare il target per accelerare i tempi

La linea di Palazzo Chigi sembra chiara ma non chiarissima insomma. Volendo farne silloge: siccome la terza rata tarda perché essa conteneva un protocollo “tal quale” allora conviene fin da ora modificare la quarta per evitare che faccia la fine della terza. Che non arriva ancora.

Per la giornata di domani, giovedì 13, era prevista l’audizione di Fitto alla Camera sul tema, ma pare sia stata riprogrammata, dove il “pare” è un eufemismo. Non è escluso che con le modifiche alla quarta rata il ministro possa ritoccare il calendario del suo interfaccia con il Parlamento, ma al momento non ci sono notizie ultime. Dal canto suo il forzista Giuseppe Mangialavori era stato chiaro sul timing: “Sarà mia cura informarvi appena ne saprò di più”.

La chiave di lettura è quella di un approccio “slow” e pacato in un clima tiranno nel quale la modalità “fast” non è solo un’iperbole per tenere buone le opposizioni. Il sunto è che bisogna correre e correre davvero. E sudare. Ma il loop è quello: “Ci prenderemo tutto il tempo necessario, anche per evitare errori dettati dalla fretta, come successo col precedente governo.

Cos’altro deve essere licenziato in Parlamento

Insomma, c’è chi dice che di tempo per fare cose migliori c’è, chi dice che di tempo non ce n’è più. E poi c’è il tempo che non dice nulla ma che semplicemente scorre.

E che segna un “tic-tac” inesorabile che tra l’altro deve fare a cazzotti anche con gli altri step parlamentari. Quali? La delega fiscale che andrà licenziata nei prossimi giorni, poi andrebbe convertito il dl Alluvione entro il 23 luglio. La sensazione è che se da un lato in Italia i governi territoriali si erano attrezzati per gestire i fondi Pnrr per tempo e con acume, quello centrale sta mettendo a dura prova quel volenteroso training.

La Provincia di Frosinone ad fa scuola in tal senso. Ad esempio l’Amministrazione provinciale del capoluogo ciociaro aveva già “messo a terra” un protocollo operativo. Lo scopo, palesato già ad aprile, era dare supporto a tutti i Comuni, mettendoli a confronto con Promo Pa.

I territori attrezzati: il protocollo Di Stefano

Per far cosa? Curare la formazione dei professionisti degli Enti locali. Bisognava attrezzarsi a far trovare professionalità skillate per utilizzare i fondi col massimo settaggio. Ci aveva pensato il presidente Luca Di Stefano in un summit col Team Frosinone Recovery Plan.

Il Comune di Frosinone nel frattempo aveva già messo a terra sette progetti. Dalla riqualificazione e valorizzazione del Parco Matusa e dello storico Teatro Nestor alla realizzazione del nuovo ascensore inclinato (che collegherà la parte bassa a quella alta della città) alla messa in sicurezza del fiume Cosa. E poi la riqualificazione delle scuole Madonna della Neve e la ristrutturazione del Polifunzionale. Sette progetti per un importo complessivo di circa 20 milioni di euro a valere in larga parte sul Pnrr. Perché serviranno a dare un funzionalità diversa alla città,  a renderla più sostenibile e vivibile. Passa da lì il progetto per i bus elettrici e per la corsia dedicata alla metro di superficie con cui collegare lo scalo ferroviario con Piazza De Matthaeis toccando l’ascensore inclinato.

Tutto è “pronto” quindi ma canicola ed affanni nel braccio di ferro tra Roma e Bruxelles non sono amici del risultato. E la sensazione è che ci si trovi di fronte ad una clessidra. Ad una cosa cioè strozzata nel punto più stretto, con la quale sopra c’è chi organizza, sotto c’è chi si attrezza ed in mezzo c’è un buchino asfittico.

Buchino che scandisce lo stillicidio della lunga estate calda di Raffaele Fitto e di Giorgia Meloni. E di un’Italia che per anni ha chiesto più soldi e che ora che li ha fa fatica a decidere come e dove spenderli. Amen.