Il gioco delle tre carte che fa ararabbiare Save Sardaro

L'ex ospedale infiamma il dibattito politico. Tra Pat e Ppi, per Save Sardaro “la destra di Anagni pensa di prendere in giro i cittadini cambiando il nome alle strutture sanitarie e alla loro organizzazione per far sembrare che si sta riaprendo l’ospedale”.

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Come il gioco delle tre carte. In cui, come noto, si spostano i pezzi del mazzo da una parte e dall’altra. Ma, alla fine, le cose rimangono sempre le stesse. Entra a gamba tesa nel dibattito sul futuro della Sanità di Anagni Vittorio Save Sardaro, esponente storico della sinistra della città dei papi.

Il tema, caldo in città, è quello del destino del Pat, o meglio del Presidio Ambulatoriale Territoriale che è stato da tempo ricavato nell’ex ospedale della città dei papi.

Ma la notte no

L’ospedale di Anagni

Qualche giorno fa si è diffusa in città la notizia della chiusura del Servizio nelle ore notturne del servizio. Una decisione considerata da molti come l’ennesimo segno dello smantellamento della sanità locale. Tanto più criticabile in un contesto in cui, appena qualche mese fa, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca aveva assicurato la ripartenza di un Ppi (Punto di Primo Intervento).

Una polemica che il consigliere Antonio Necci di Idea Anagni, voce della maggioranza sui temi della sanità, ha tentato di smorzare. Lo ha fatto parlando di una decisione arrivata dopo “un accordo tra Asl e sindacati di categoria, a fronte delle minima attività svolta nelle ore notturne e della notevole spesa economica che ha comportato, a fronte di insignificanti prestazioni effettuate”. E sottolineando che comunque in città rimarranno “due servizi medici: il 118 e la Guardia Medica”.

L’intervento di Vittorio

Vittorio Save Sardaro

Ed è qui che è entrato duro Vittorio Save Sardaro. Che ha accusato Necci di avere proposto una replica “confusa e imprecisa”;  perché “motiva la chiusura per un accordo con i sindacati dei medici territoriali per scarsa affluenza di pazienti di notte”.

Sulla promessa di riaprire il Ppi poi, basta intendersi; “le chiacchere stanno a zero, come si dice in gergo, perché il Pat e il Ppi sono la stessa cosa facendo parte ambedue della organizzazione territoriale delle cure primarie in cui operano i medici di medicina territoriali (medici di famiglia) per rispondere alle piccole urgenze.

Di qui la domanda; “la sospensione dell’attività notturna del Pat è meglio o peggio se invece si chiama Ppi?”. E l’accusa finale; la verità, per Save Sardaro, è che “la destra di Anagni pensa di prendere in giro i cittadini cambiando il nome alle strutture sanitarie e alla loro organizzazione per far sembrare che si sta riaprendo l’ospedale”. In realtà “stanno smantellando quello che si era costruito ma sono maldestri o peggio in mala fede”.

Il nodo di Natalia

Al di là dello scambio di polemiche al vetriolo, il punto rimane delicato; ad Anagni da tempo la partita politica si gioca sul destino della sanità. Il sindaco Natalia ha vinto (non solo ma soprattutto) promettendo una ripartenza. Era arrivata la notizia dei posti di oncologia. Per ora però non c’è nulla di ufficiale.

La chiusura notturna del Pat (sia pure con tutti i distinguo di Necci) rischia di essere un colpo ancora più pesante. Non a caso le opposizioni, dal neo segretario del Pd Francesco Sordo al consigliere di LiberAnagni Luca Santovincenzo su questo da giorni  stanno sparando a palle incatenate.

In questo senso, le bordate di Vittorio Save Sardaro sono un avvertimento che sarebbe meglio non sottovalutare.