Il mondo secondo Vannacci «in una Latina composta»

Il generale Roberto Vannacci fa tappa a Latina il giorno dopo la notizia della sua sospensione per 11 mesi. Presenta il libro che gli ha portato quella punizione. Sostiene di aver scritto come cittadino, toccando temi controversi ma senza violare leggi

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Il generale Roberto Vannacci arriva a Latina nel giorno in cui gli viene notificata la sospensione per 11 mesi dall’impiego. L’occasione è la presentazione anche nel capoluogo pontino del suo libro “Il mondo al contrario“. È il controverso testo che ha suscitato molte polemiche nei mesi scorsi e comportato il provvedimento annunciato ieri (contro cui è stato parimenti annunciato ricorso dai suoi legali). E anche la querela da parte della pallavolista Paola Egonu, per le idee che ha espresso nel suo volume autopubblicato. (Leggi qui: Lo show di Vannacci: chi non è con lui è al contrario).

Un provvedimento sul quale ribatte: «Ho scritto il libro da cittadino, non da rappresentante delle istituzioni».

La compostezza di Latina

Una presentazione in una sala gremita del Circolo cittadino di Latina, in una forma di intervista (con le domande poste dal direttore di Latina Oggi, Tonj Ortoleva), cui Roberto Vannacci risponde con la sua ormai nota schiettezza. E premettendo come prima cosa che «Latina ha dimostrato compostezza: qui, a differenza di altre città, non c’è stato bisogno di cordoni di sicurezza delle forze dell’ordine (comunque discretamente presenti, ndr)» e che «il mio mondo è quello dritto».

Vannacci è un fiume in piena, risponde alle domande e ad ogni conclusione scoppia l’applauso della sala. Passa da un tema all’altro, dalla democrazia, «quella forma di governo in cui la maggioranza guida», al motivo per cui ha scritto il testo: «Ogni tanto anche i generali fanno i cittadini come tutti e quindi sono soggetti attivi e passivi della società. E parlano. E a volte scrivono. Ed io ho scritto da cittadino e non da rappresentante delle istituzioni repubblicane. Come è consentito fare a chiunque purché non si oltrepassino i limiti di legge. E io non li ho travalicati, non ho offeso, non ho ingiuriato, nonostante le querele mosse ultimamente». Il riferimento è a Paola Egonu.

Il generale si pone una domanda. Retorica. Per dimostrare che tutto il clamore, le carte bollate, le polemiche, sono strumentali. E servono per sbarrargli la strada della candidatura alle Europee se decidesse di percorrerla. «Mi pongo una domanda: perché nessuno ha avuto da ridire sul capitolo sull’energia, quando dico che secondo me ci dovrebbe essere un futuro per il nucleare? Mentre quando ho toccato l’ambientalismo mi si risponde che certe cose non le dovrei dire. E quando parlo di società multietnica, mi si dice che certe cose un rappresentante delle istituzioni non può dirle. Per non parlare del capitolo sulla comunità Lgbtqi+. Ma tutti siamo divisivi, qualunque decisione è divisiva».

Le minoranze e la Patria

Roberto Vannacci e Toni Ortoleva

Inoltre, «le minoranze devono essere rispettate, come i loro diritti; il problema è quando vogliono prevaricare la maggioranza». E tocca i temi del libro che più hanno suscitato polemiche: «L’italianità: andiamo fieri di quella materiale, del Made in Italy, motivo di orgoglio che nessuno critica. Ma non possiamo dire di avere una nostra cultura identitaria, e io questo non posso accettarlo».

Detto così, sembra che il generale non voglia accettare un mondo che cambia, si fonde, diventa multietnico. Lui spiega «È chiaro che le situazioni cambiano ma tutto ha bisogno di tempo per sedimentarsi e conglomerarsi: ad esempio, ci sono i ristoranti cinesi e ci sono gli involtini primavera ma oggi non fanno parte della nostra cultura culinaria». Così non rende. Infatti il generale mette la briscola al passaggio successivo: «Le differenze sono un valore aggiunto, sono il motore dell’universo, mentre altro è la discriminazione, che si basa su dignità e diritti».

E poi la patria, «luogo geografico in cui tutte le persone, a prescindere da pelle, religione, identità sessuale, si stringono intorno agli stessi ideali, quelli dei poeti del nostro Risorgimento. Ma perché dovrei rinnegare le mie tradizioni? In nome di una inclusività farlocca?».

Uomini e donne

Roberto Vannacci (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

E qui si va al tema Lgbtqi+: «La comunità si è arrogata un diritto: quello della percezione. Se io domani mi percepisco come donna, mi dovete chiamare Eleonora; e se poi Eleonora va a fare la doccia insieme alle mie figlie? E se commette un reato, va nella sezione femminile del carcere? Se io mi percepisco intelligentissimo e vado al Cnr chiedendo di essere assunto in virtù di questo, al Cnr non mi assumono. Come una donna 60enne che va all’Anagrafe, percependosi 45enne e chiedendo di modificare la data di nascita sui documenti». 

Tutta una questione di percezione. Come quella dei contenuti del suo libro.