Ma al di là delle percentuali (mutevoli), mai come stavolta il sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli dà il quadro reale della situazione politica. Come pure Monitor per Agenzia Dire. Le scelte nel Lazio potranno cambiare tutti gli equilibri.
Da tempo non si parla molto dei sondaggi, mutevoli come non mai da quando è iniziata la pandemia. Però stavolta i dati fanno riflettere per un andamento generale che trova riscontro nel dibattito quotidiano. Ad ogni livello, anche locale. Il Pd di Enrico Letta si avvicina moltissimo alla Lega di Matteo Salvini: lo ha detto nello ore scorse il sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli. Che va letto insieme ai dati di Monitor Italia realizzato da Tecné con Agenzia Dire: secondo i qualicontinua l’ascesa di Giorgia Meloni, politica più stimata dopo Mario Draghi e ben prima di Matteo Salvini.
Il fiato del Pd sul collo della Lega
Secondo la rilevazione Ipsos di Nando Pagnoncelli il Carroccio è al 21,9% (in calo di 0,6%) e il Pd al 20,9% (aumenta di 0,6%). Crescono ancora (di 1,7%) i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, terzo partito con il 18,9%. Il Movimento Cinque Stelle scivola al quarto posto con il 16% (-2%). Poi Forza Italia (da 7,6% a 8%), Azione (da 2,4% a 2,8%) e Sinistra Italiana (da 2% a 2,2%). Indecisi e astensionisti, sebbene in flessione di 1,3%, si confermano la quota più elevata degli elettori con il 39,5%. La coalizione di centrodestra è data al 48,8%, quella di centrosinistra al 31,6%. Un vantaggio enorme.
Anche se lo stesso Nando Pagnoncelli scrive: “Ma sorge il dubbio che sia fuori luogo nel contesto odierno fare riferimento alle tradizionali coalizioni. Infatti, con il governo Draghi il confronto politico appare fortemente ridimensionato per la presenza nella maggioranza di partiti antagonisti tra loro che limita gli scontri frontali sulle grandi questioni. In questa fase nella quale l’attenzione dei cittadini è decisamente più rivolta all’attività del governo che a quella dei Partiti, la politica sembra in un momento di relativa tregua. È difficile immaginare quale potrà essere lo scenario quando terminerà l’attuale pit stop”.
Però il gap dice anche che senza un’alleanza con i Cinque Stelle il centrosinistra è tagliato fuori. Non è competitivo.
La confusione tra lotta e governo
In ogni caso il sondaggio, al di là delle cifre, dà una lettura puntuale dell’attuale momento politico. Dal livello nazionale a quello locale. La Lega flette perché l’elettorato non capisce le oscillazioni tra le posizioni di governo e quelle di opposizione, come gli attacchi al ministro Speranza e le insistenze sulle riaperture a prescindere. In Ciociaria il Carroccio non riesce ad assumere la leadership del centrodestra.
Il Pd resta su quella posizione e questo vuol dire che le vicende del Lazio non hanno influito moltissimo. In questo momento il pallino più che nelle mani del segretario Enrico Letta sta in quelle del Governatore Nicola Zingaretti. Tutti concentrati sulle scelte per la candidatura a sindaco di Roma.
I Fratelli d’Italia hanno delle praterie sterminate all’opposizione e la Meloni le sta utilizzando tutte. Resta da vedere cosa succederà quando si tratterà di puntare su posizioni di governo.
Antonio Tajani ha posizionato Forza Italia sulla posizione dell’affidabilità e del governo. Carlo Calenda ha trovato il profilo politico giusto. E’ scomparso dai radar Matteo Renzi, dopo essere stato lui a far cadere l’esecutivo di Giuseppe Conte, favorendo l’ascesa di Mario Draghi. La sensazione però è che Renzi non guardi più al consenso. Gli obiettivi sono altri. Per il esempio il ruolo di segretario generale della Nato.
Uguale Mario, sale Giorgia, ma pure Conte
Monitor Italia per Agenzia Dire ha pesato la fiducia degli italiani nei leader politici dei governo. Ne è emerso che il dato di Mario Draghi è sostanzialmente stabile: flette meno di mezzo punto: perde lo 0,4 e si attesta al 51,7%.
Se la fiducia in Draghi è immutata cala invece quelle nel Governo: colpa degli attacchi ed anche del solito vizio di fare polemiche dall’interno. Il Governo infatti cala dell’1,3%. Esprime fiducia nel governo il 45,4% degli intervistati, mentre sale al 45,6 % chi non ha fiducia nell’esecutivo. Il 9% non sa.
L’ultima iniezione di fiducia il governo l’aveva registrata il 5 marzo: +0,6% sulla settimana precedente, arrivando al 58,2. Da lì in poi una discesa costante: il dato di oggi del 45,4% è il più basso dall’insediamento dell’esecutivo. In poco più di un mese e mezzo ha perso il 13%. Nello stesso arco temporale, Draghi è calato dal 61,4% al 51,7 di oggi.
Dopo Mario Draghi, riscuote più fiducia Giorgia Meloni che è distaccata circa 10 punti dal premier: sta al 41,2% contro il 51,7 di Draghi.
Gli italiani non hanno dimenticato Giuseppe Conte: sale ed è al 37,4%, elemento che restituirà fiato alle trombe di coloro che lo vorrebbero erede di Nicola Zingaretti alla guida della Regione Lazio. Conte precede di cinque punti Matteo Salvini col 32,5% (-0,2); Enrico Letta con 29,5% (+0,1); Silvio Berlusconi con il 28,1%.
Da registrare il lodevole 21,7% del ministro della Salute Roberto Speranza. Il candidato sindaco di Roma Carlo Calenda guadagna uno 0,1% che lo porta al 18; mentre Matteo Renzi perde lo 0,1 e scende al 10,4%.