Ispra mette il naso nella nostra pattumiera

Il rapporto Ispra sui rifiuti urbani. Buona la raccolta differenziata in provincia di Frosinone. I numeri nel Lazio. E sui territori

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Abbiamo prodotto meno rifiuti, li differenziamo di più e ormai quasi la metà viene riciclata. ma la forbice resta ancora ampia. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha messo il naso delle pattumiere degli italiani.

Ha scoperto che i rifiuti urbani prodotti nel 2022 sono stati l’1,8% in meno rispetto al 2021 in Italia. La raccolta differenziata nazionale supera il 65%. La notizia buona è che il 49,2% dei rifiuti urbani viene riciclato mentre quella brutta è che ancora ampia risulta la differenza rispetto alla raccolta.

Sono questi i principali dati nazionali emersi dal Rapporto Rifiuti Urbani dell’ISPRA, presentato oggi a Roma nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in via di Santa Maria in Via.

Il rapporto Ispra

Nel 2022 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata poco più di 29,1 milioni di tonnellate. Ma non è allineata all’andamento dei principali indicatori socioeconomici: cosa significa? Se aumenta la ricchezza e se crescono le spese delle famiglie allora devono necessariamente aumentare i rifiuti. Ma in questo caso non è andata così. A fronte del Pil cresciuto del 3,7% e delle spese familiari aumentate del 6,1% i rifiuti urbani diminuiscono in tutte le macroaree geografiche. Nei 14 Comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti, tra 2021 e 2022 si registra invece un lieve incremento dello 0,4%.

In aumento la raccolta differenziata nazionale che si attesta al 65,2% della produzione totale. Le percentuali più alte si registrano in Veneto con il 76,2% ed in Sardegna (75,9%). Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%) che nell’ultimo quinquennio fa registrare un aumento di 22 punti percentuali.

La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 49,2%: in crescita rispetto al precedente anno (48,1%). Ma è non ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è peraltro ben più ambizioso e pari al 65%).

Gli impianti

L’ingresso della Saf

Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani operativi nel 2022 sono 654: tra questi c’è lo stabilimento Saf di Colfelice. Oltre la metà sono dedicati al trattamento della frazione organica cioè gli avanzi delle cucine e le erbe falciate che diventano metano green e concime naturale. In Ciociaria ce ne sono alcuni attivi ma appartengono a privati che li alimentano con prodotti agricoli: i Comuni non ne hanno uno loro e portano l’organico in Veneto. L’impianto pubblico nascerà ad Anagni sotto la supervisione di un ex ufficiale di Polizia. (Leggi qui: Un super poliziotto per vigilare sul biodigestore).

La Ciociaria non è sola. Non tutte le regioni italiane ancora dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti.

Il recupero di avanzi alimentari ed erbacce viene effettuato in maniera prevalente negli impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico: trattano il 50,8% dei quantitativi complessivamente avviati agli impianti di gestione della frazione organica. Seguiti dagli impianti di compostaggio (44,4%); la restante quota del 4,8% è gestita negli impianti di gestione anaerobica.

Il costo medio nazionale annuo di gestione dei rifiuti urbani è pari a 192,3 euro/abitante (nel 2021 era 194,5) in diminuzione di 2,2 euro/abitante. Al Centro il costo più elevato con 228,3 euro/abitante. Segue il Sud con 202,3 euro/abitante e infine il Nord con un costo pari a 170,3 euro/abitante. Perché a Nord costa meno? Perché ci sono più impianti e la raccolta funziona meglio, soprattutto abbassano i costi facendosi pagare da territori come la provincia di Frosinone. Che gli porta i suoi rifiuti organici, paga e lascia a Nord il gas realizzato con i suoi scarti.

La situazione nel Lazio

Il bio digestore Mad

La produzione di rifiuti totali nel Lazio si attesta sulle quasi 3 milioni di tonnellate annue. Di cui un milione e mezzo di differenziata. La percentuale regionale è del 54,5% cioè inferiore alla media nazionale.

Sui territori, la provincia più performante è quella di Viterbo con una differenziata al 65,2%. Al secondo posto la provincia di Frosinone al 62.5% e con un incremento rispetto al 2021 che era del 59.8%. quindi un aumento di quasi 3 punti percentuali. Sarebbe andata meglio se avesse avuto a disposizione una discarica ma la chiusura di Roccasecca ha abbassato le cifre.

 La provincia di Frosinone inoltre è quella che ha il coefficiente più basso del Lazio in termini di rifiuti urbani tra kg/abitante anno. È pari a 376.5. Il più alto è quello di Roma che è 526.4.

PROVINCIAProduzione Rifiuti_Urbani (tonnellate) 2021Produzione Rifiuti_Urbani (tonnellate) 2022Raccolta Differenziata 2021 (%)Raccolta Differenziata 2022 (%)
Viterbo131.265128.91363,5%65,2%
Rieti58.68959.25656,8%57,8%
Roma2.226.9902.219.47451,4%52,3%
Latina288.849278.03559,8%61,4%
Frosinone178.059175.74659,8%62,5%
LAZIO2.883.8522.861.42453,4%54,5%

Cosa differenziamo

Quanto e cosa differenziamo in provincia di Frosinone? Lo dice sempre il Rapporto Ispra a pag 411.

Tipo di rifiutoQuantità (tonnellate)
Frazione organica41.069,8
Carta e cartone20.365,3
Legno806,5
Metallo1.815,9
Plastica6.426,4
RAEE1.428.0
Selettiva100,2
Tessili933,9
Vetro26.859,5
Ingombranti misti a recupero4.361,4
Pulizia stradale a recupero1.642,4
Rifiuti da C&D1.216,0
Altro Rifiuto Differenziato2.619,5
TOTALE Rifiuto Differenziato109.914.8

Al totale, Ispra arriva con questa addizione.

Tipo di rifiutoTonnellate
Differenziato totale109.914,8
da Indifferenziato65.760.4
da Ingombranti a smaltimento70,7
Totale RU175.745,9

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)