Lepoloda di gruppo ma senza gloria per il Pd ciociaro

Al centro del tavolo c’è il re delle preferenze nell’area romana Bruno Astorre. Abbraccia il deputato Nazzareno Pilozzi seduto alla sua sinistra. Mentre alla destra c’è il presidente della Comunità Montana dei Monti Aurunci Oreste De Bellis. In piedi, alle loro spalle c’è il segretario provinciale Simone Costanzo con i membri della segreteria Antonella D’Emilia e Antonella Di Pucchio. Tra loro, il membro della direzione provincia Valentina Calcagni. Più dietro, nascosto, c’è il presidente provinciale Pd Domenico Alfieri Alla foto manca il senatore Maria Spilabotte: è in autostrada e raggiungerà il tavolo alla Leopolda intorno alle tre del pomeriggio. Il senatore Francesco Scalia non c’è. E’ rimasto a Roma. Marino Fardelli arriva all’ora di pranzo e si mette a fare comunella con gli amici della gioventù democristiana, in giro tra i tavoli, a chiacchierare con chiunque, manco fosse il padre della sposa.

E’ questo per ora il tavolo ciociaro nell’edizione 2016 del meeting che Matteo Renzi riunisce in quella che fu la prima stazione ferroviaria costruita a Firenze. Da sette anni a questa parte, il capolinea della rete ferroviaria del granduca Leopoldo II è il punto di partenza e di arrivo per tante carriere all’interno del Pd. Lì sono nate molte delle figure nuove che marciano spedite nel Partito dopo la rottamazione. Lì si è finita la corsa di molti treni che si sono rivelati troppo lenti. O fuori dalla tabella di marcia.

Capire se ci sono treni ‘ciociari’ in partenza o in arrivo è determinante per comprendere i rapporti di forza. Un’indicazione arriva consultando l’orario delle partenze. E’ il figlio con l’elenco dei 36 tavoli tematici. Quelli intorno ai quali si snoda il dibattito, nasce la fisionomia politica del Pd di domani.

Ma quest’anno non sembra esserci gloria per i politici ciociari. In nessuno dei 36 tavoli c’è un nostro Coordinatore né un nostro Discussant. Chi è passato attraverso quei ruoli poi si è ritrovato vice segretario del Partito, ministro, amministratore delegato di grandi gruppi. Una rampa di lancio.

Invece. megli ultimi due anni Francesco Scalia ha coordinato il tavolo attorno al quale sedevano le giovani risorse ciociare. Elaborarono un documento in materia di ambiente e raccolta differenziata. Il testo venne poi consegnato al ministro.

Ma quest’anno c’è una strategia precisa. Che mette da parte partenze e arrivi. Tutto è concentrato sul referendum costituzionale: il risultato è in bilico ma non impossibile. Per questo il premier ci sta mettendo la faccia e si è messo a girare nelle aree come Frosinone e Latina che sono ancora in bilico. E con il loro voto potrebbero essere determinanti. Quindi: largo a giuristi e docenti universitari del fronte per il Sì, spazio per i sindaci e soprattutto quelli del ‘manifesto degli ottocento’ primi cittadini schierati per la riforma. Riflettori per quella parte di Sinistra che rompe il fronte del No e dialoga.

Poi, una volta archiviato il referendum e acquisito il risultato, ci sarà tempo per capire quali sono  i treni che partono e quelli che si fermano, i Freccia Rossa ed i locali.

.