Marangoni, ecco perché il termovalorizzatore rischia di non riaprire

Per ora, lo stop è per 13 settimane. Ma c’è il timore che possa essere spento per sempre il termovalorizzatore attiguo alla Marangoni di Anagni: l’impianto che produceva energia elettrica bruciando rifiuti industriali ed in particolare gli scarti della produzione di pneumatici o quelli oramai usurati.

Rischia di morire: sorpassato dalle nuove tecniche per il riciclaggio delle gomme d’auto. Risulta più conveniente ed ecologico polverizzarle ed impiegarle nelle mescole per la produ-zione di asfalti, recuperarli attraverso accessoristica di consumo (tappetini in gomma per auto ma anche per usi civili).

Ecco cosa c’è dietro alla cassa integrazione ordinaria che scatta da lunedì per i 17 dipendenti del termovalorizzatore. Il provvedimento è stata concordato tra azienda e sindacati al termine di un confronto nella sede di Unindustria.

La proprietà ha spiegato che non ci sono rifiuti da bruciare. Ufficialmente il problema sta nel calo della produzione industriale nel settore. L’impianto prima lavorava per la Marangoni Tyre e per lo stabilimento di Ferentino. E’ specializzato nel trattamento degli scarti della produzione di pneumatici. Nell’ultimo periodo veniva alimentato dal Consorzio europeo che si occupa del recupero di pneumatici usati.

Se fosse così, ci sarebbero margini di recupero: collegati con la ripresa del mercato dell’auto. Ma il timore dei sindacati è che la mancata fornitura di materia prima possa essere strut-turale. Ed in quel caso, la riapertura non sarebbe per niente sicura.