Raimondo Tiero ha dato una lezione alla politica di oggi. Con una scelta coraggiosa non ha assecondato la parte, che pure era la sua, ma ha difeso un ruolo. In una città dove non si fa politica ma si tifa e le istituzioni non si servono ma si occupano.
Nel corso del Consiglio Comunale di giovedì a Latina Raimondo Tiero, che presiede l’Assemblea, ha dato una lezione magistrale di divisione dei poteri.
Con la sua presenza in Aula ha mantenuto in piedi la seduta, garantendo il numero minimo di partecipanti per poter ritenere valida la seduta. Nonostante – alzandosi – avesse la concreta possibilità di creare un grosso imbarazzo all’amministrazione. Che è di colore politico diverso dal suo. (Leggi qui: Tiero tiene in piedi la maggioranza e fa esplodere l’opposizione).
Ha tenuto il punto istituzionale davanti ad un attacco politico extraistituzionale della sua compagna di Partito Patrizia Fanti.
La difesa del ruolo
Raimondo Tiero non ha assecondato la parte, che pure era la sua, ma ha difeso un ruolo.
Gli intellettuali politicamente corretti hanno sempre snobbato i Tiero, accusati di eccesso di politica di prossimità: il molazzismo in nome di papà Tiero detto Molazza. Invece Raimondo ha dimostrato di aver capito più lui di Montesquieu che tutti gli astanti.
Ha dato una lezione al politicamente correttissimo Massimiliano Colazingari che era presidente ma governativo, ha dato una lezione ad una città dove non si fa politica ma si tifa e le istituzioni non si servono ma si occupano.
Metà del Consiglio comunale è uscito dalla Assemblea non su un principio (i debiti da riconoscere erano di amministrazioni di centrodestra), ma sulla ripicca e su una prova muscolare. Un esibizionismo senza alcuna pratica possibilità di diventare qualche cosa.
Tutto e nulla
Il tutto in una stucchevole eterna esaltazione di un tempo che in realtà non fu mai . E che con il sindaco civico Damiano Coletta rischia di non essere manco per domani. Due piccolezze e il piccolo Tiero che ha tenuto botta: in un deserto anche la cultura di prossimita’ e’ meglio di niente.
Montesquieu è difficile se pensi (vale sia per Coletta che per Zaccheo) di essere tutto e invece non sei manco qualche cosa.