Le indagini di Squadra Mobile e Guardia di Finanza che hanno portato ad 11 misure. Tre associazioni per delinquere. Prestiti facili per le aste immobiliari, truffe con i bonus, fatture false. Indagati il Dg della Bpf Rinaldo Scaccia, due notai, un avvocato, tre imprenditori. La banca conferma la fiducia nel suo Amministratore Delegato
Tre diverse associazioni per delinquere collegate tra di loro, ognuna specializzata in un ramo: quello delle truffe per il superbonus, quello delle aste giudiziarie, quello del riciclaggio e dell’autoriciclaggio. Con un ruolo centrale per l’amministratore delegato della Banca Popolare del Frusinate Rinaldo Scaccia, i notai Roberto Labate ed il figlio Federico, il funzionario del corporate banking della banca Luca Lazzari ed il funzionario dell’ufficio Fidi Lino Lunghi in servizio all’epoca dei fatti, l’avvocato Gennaro Cicatiello e l’imprenditore Paolo Baldassarra di Veroli. Un ruolo ancora più importante per gli imprenditori Angelo De Santis di Frosinone e Marino Bartoli di Ceccano.
È il sospetto della Procura della Repubblica di Frosinone che oggi ha portato in carcere gli ultimi due, ai domiciliari i primi sette; a loro si aggiungono 2 sospensioni dalla professione per una consulente fiscale ed un imprenditore. I giudice delle indagini preliminari ha disposto anche il sequestro di sei milioni di euro.
Per tutta la mattinata c’è stata l’acquisizione di documenti nello stabile della sede centrale della Banca Popolare del Frusinate e presso le cancellerie delle sezioni fallimentari e delle esecuzioni immobiliari di alcuni Tribunali. In serata la Banca Popolare del Frusinate ha ribadito la sua “piena fiducia nel comportamento della struttura dell’azienda e del suo amministratore delegato”.
Come nasce l’indagine
L’indagine è nata dalle confidenze fatte dal professionista P.V ad un suo collega: non sapevano di essere intercettati dalla Squadra Mobile. Il professionista raccontava il modo in cui un suo amico imprenditore stava facendo i soldi nel settore delle aste giudiziarie grazie alla piena fiducia ed all’appoggio del Direttore Generale di Bpf Rinaldo Scaccia. Gli uomini del vice questore Flavio Genovesi indagavano su un giro di cocaina nel quale sospettavano che il professionista fosse coinvolto. Ma a quel punto il caso prende una nuova piega.
La questura si confronta con il procuratore Antonio Guerriero che apre un nuovo fascicolo. Ne affida le indagini alla Polizia di Stato ed alla Guardia di Finanza, ciascuno per le sue competenze. La coordina il sostituto procuratore Adolfo Coletta.
Mettono il naso in alcune operazioni sostenute dalla banca. Arrivano a sospettare che ci sia un ruolo chiave “dentro ed intorno alla Banca oggetto di osservazione”, che porta all’acquisizione di società ed alla loro intestazione a prestanome, all’inquinamento del sistema finanziario legato ai mutui per partecipare alle aste giudiziarie immobiliari, l’inquinamento del mercato dei siti industriali dismessi. In che modo? Gli inquirenti ipotizzano “continuate e costanti operazioni di riciclaggio mediante utilizzo di società cartiere e costanti operazioni fraudolente nei confronti dell’erario”.
Cosa facevano?
A chi andavano i beni presi all’asta e chi erano i prestanome? Nella ricostruzione degli inquirenti c’erano società “intestate in maniera fittizia ad altri ma di fatto riconducibili alla piena disponibilità di Angelo De Santis, Rinaldo Scaccia e Roberto Labate”.
A promuovere la società ritengono sia stato l’imprenditore Angelo De Santis, conosciuto nel settore delle aste giudiziarie immobiliari nella provincia di Frosinone ed a Roma. A sostenerlo economicamente nelle sue operazioni immobiliari attraverso le aste – sostiene la Procura – c’era il direttore Scaccia attraverso la banca. Mentre il supporto professionale sarebbe arrivato dal notaio Labate.
Per le operazioni sarebbe stata utilizzata la società Elemago intestata ad una nipote dell’imprenditore: gli inquirenti ritengono fosse solo una prestanome perché là società era “nella piena disponibilità degli organizzatori dell’associazione” e della quale – dice la Procura – “erano soci occulti di De Santis il direttore Scaccia e il notaio Labate”.
Le società per evadere il fisco
La seconda associazione per delinquere riguarda altre persone. Sono sospettate di avere costituito una serie di società che esistevano e funzionavano solo sulla carta. Gli inquirenti del questore Domenico Condello e del colonnello Cosimo Tripoli sospettano che servissero solo per emettere fatture. Le prestazioni indicate in quei documenti in realtà non sarebbero esistite. Allora perché emettere le fatture?
Per dichiarare delle spese, abbassare gli utili, abbassare così le tasse dovute al Fisco, maturare diritti a rimborsi dallo stato.
C’è infine la terza associazione per delinquere. Riguarda altre persone ancora. Qui si entra nel campo dell’edilizia e delle ristrutturazioni, sostenute attraverso i bonus ed i super bonus. Ci sono pratiche per efficientamento energetico, sisma bonus, bonus facciate e bonus 110. Le indagini di Polizia e Finanza ipotizzano che ci siano state grosse irregolarità, lavori non eseguiti ma fatturati. A cosa serviva?
A maturare il ‘credito d’imposta‘: cioè io faccio il lavoro e lo inizio a pagare, quelle somme mi vengono restituite dallo Stato sotto forma di sconto sulle tasse da pagare; e se non ne devo pagare, vengono restituiti i contanti, in modo da finanziare il seguito dei lavori. Chiaro che se i lavori sono stati fatti solo sulla carta, i crediti d’imposta maturati sono un imbroglio.
La fiducia in Scaccia e la sua squadra
In serata la Banca Popolare del Frusinate ha ribadito la sua “piena fiducia nel comportamento della struttura dell’azienda e del suo amministratore delegato”. Lo ha dichiarato il Consiglio di amministrazione della Bpf dopo avere esaminato le accuse.
La banca in serata ha evidenziato che “l’esposizione globale dell’azienda nei confronti delle società interessate non supera il 5% dell’intero ammontare dei crediti erogati dalla Banca”. Assicura che dietro a quei prestiti ci sono “garanzie reali ipotecarie e/o da garanzie fornite da soggetti Istituzionali terzi rispetto ai beneficiari per un importo pari al 200% del credito erogato”.
Bpf evidenzia la sua solidità, ricordando che usufruisce di un patrimonio pari ad 111 milioni di euro “con un Cet 1 pari al 18,19%, “rapporto che rappresenta i fondi propri aziendali rispetto alle attività ponderate per il rischio”.
In sostituzione dell’amministratore delegato le funzioni di responsabile dell’esecutivo aziendale restano affidate al Vice Direttore generale. Il Dg Rinaldo Scaccia incontrerà nelle prossime ore il professor Pier Paolo Dell’Anno, suo difensore di fiducia, con il quale mettersi a disposizione degli inquirenti per chiarire la propria posizione. Altrettanto è pronto a fare il notaio Roberto Labate: ha incaricato della sua difesa gli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola.