Pusher a prescindere e addio lieve entità, così la droga fa danno doppio

Il governo stringe sulle cessioni con un emendamento di FdI ma le opposizioni insorgono e Maccaro boccia la politica di deterrenza

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Si scrive DL Caivano e si legge “pugno duro”. Una cosa solo all’apparenza perfetta, mordace e tonda. Il rischio era visibile anche prima che la “riffa” della cronaca tirasse fuori il bussolotto tragico del degrado in alcune zone d’Italia. Perché funziona così no? Accade una cosa e giù tutti a risolverla nella misura in cui è accaduta, mai nessuno che la studi prima che accada e per non farla accadere.

Ed era il rischio che con quelle tematiche così complesse si andasse di “ripieno per gonzi”, come scriveva Stephen King. Cioè di azioni ad altissimo tasso pubblicistico in cui il battage di un esecutivo di destra sposasse perfettamente i bisogni di una società che chiama gesti “papali” più di quanto non chiami strategia.

E’ la mistica de “lo facciamo subito, anche a costo di non farlo benissimo” ed in questa modalità il governo Meloni è di fatto imbattibile. In alcune cose il suo essere speed è obiettivamente un vantaggio (anche se il ruolo del Parlamento ormai è da sponda-mammola), in altre si fanno danni. Danni che derivano dall’impressione di aver risolto una cosa quando invece si è solo andati di torchio con una stretta che non risolve, ma che crea altri problemi. (Leggi qui: La ramazza dello Stato che ha tolto la polvere a Caivano, e solo quella).

Lo scenario possibile per un “Carletto qualunque”

Polizia stradale controlli © Imagoeconomica / Paolo Lo Debole

Ma prima di analizzare la mano caliamo le carte. Al centro delle polemiche ci è finito un emendamento al Dl Caivano in tema di lotta alla droga di Fratelli d’Italia. Con esso si resetta di fatto l’attenuante della ‘lieve entità’ dalla norma sugli stupefacenti ogni volta che c’è un passaggio di denaro. Che significa?

In soldoni vuol dire che si è pusher a prescindere e che anche una sola “canna” diventa viatico di grossi guai giudiziari, guai che forse sono spropositati rispetto al contesto. La possibile norma non piace a tutti e come al solito ha finito con il polarizzare, ciascuna sulla sua riva del fiume, maggioranza ed opposizione.

Fermiamo la narrazione di cronaca e raccontiamo una storiella, roba che non fa sugo tecnico ma che forse dà polpa di contesto. Narriamo di un 18enne, un ipotetico e laqualunque Carletto. Lui è mediamente un bravo ragazzo, si è iscritto all’università o ad un corso professionale per cercare un lavoro. Ma magari neanche fa nulla, è inerte ma non eccede in castronerie. Se ne sta a casa coi genitori in attesa che l’Italia si ricordi che i giovani non fanno solo curriculum nei proclami dei politici. Carletto studia/si forma/cazzeggia e il sabato sera esce con gli amici, come tutti.

Caivano ed altri esempi: diversi

(Foto © DepositPhotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Ma Carletto non è solo un giovane tutto sommato ammodo: è anche un 18enne. Cioè una via di mezzo fra l’uomo che sarà e il cretino che ancora ha il diritto di essere. Perciò il nostro ragazzo compra tre canne dal lercio della ghenga e, pieno di fame chimica e scempiaggini mentali, ne cede una all’amico che era rimasto a casa.

L’amico gli molla un deca e mentre lo fa Carletto, l’amico e la loro irresponsabile stupidità vengono fermati dai Carabinieri. Carletto a quel punto finisce in galera o comunque “passa un guaio grosso”. Non potrà più fare concorsi pubblici, dovrà passare sotto le Forche Caudine del ludibrio social di vicini, social e varia umanità e si rovina davvero.

Noi genitori piangiamo ed iniziamo a chiederci se la boiata che ha fatto nostro figlio, indubbia e sacrosanta, non abbia sortito forse una reazione-effetto superiore all’entità di quello che indiscutibilmente ha fatto. Specie in un Paese che manda i pregiudicati o gli indagati in Parlamento e che però per un concorso da bidello chiede la dichiarazione sostitutiva di assenza di carichi pendenti o procedimenti penali in corso. Capito il senso?

Una cosa è essere senza se e senza ma contro la droga, un’altra è far diventare la lotta alla droga un orpello decisionista con cui un governo si imbroda ma un sistema complesso si guasta. La parola d’ordine, da decenni, è sempre la stessa: prevenzione.

La “lieve entità di prevenzione” del governo

Anche perché la disparità enorme di scenari tra quello che accade a Caivano e le decine di migliaia di potenziali “Carletti” è evidente. Nel quartiere campano ed in tutti gli spot di degrado d’Italia così non risolvi nulla perché lì la movimentazione parte dagli etti. E nella società cosiddetta “sana” rischi non di sanificare, ma di fare macelli.

Luigi Maccaro, direttore di Exodus Cassino e fresco di 33mo anniversario dell’arrivo della Carovana Buona di Don Mazzi all’ombra dell’abazia, l’ha messa giù netta. E ha detto, centrando il tema: “Se il Governo condanna i ragazzi per la lieve entità dello spaccio noi condanniamo il Governo per la lievissima entità degli interventi di prevenzione!.

Poi, dopo il Consiglio Comunale, è voluto tornare sul tema in maniera più articolata.

Magi e le accuse di “ideologia”

Riccardo Magi (Foto: Andrea Calandra © Imagoeconomica)

Ci torneremo, su Maccaro, anche perché l’emendamento di FdI ha spedito sulle barricate più di un esponente dell’opposizione di Governo. Il focus è tutto su una “legge punitiva per i più giovani e lanciano l’allarme carcere per i consumatori di cannabis”. Riccardo Magi, segretario di +Europa, è stato caustico: “Il parere favorevole del Governo all’emendamento di Fdi al dl Caivano che impedirebbe l’applicazione della fattispecie di ‘lieve entità’’ ogni volta che avviene passaggio di denaro è una follia giuridica.

Poi ha proseguito: “Già oggi in sette casi su dieci pur con l’applicazione della lieve entità si finisce in carcere. Servirebbe quindi un intervento di depenalizzazione che distingua tra le diverse sostanze come chiede la nostra Proposta di Legge numero 71 depositata alla Camera.

Il sunto è che le pene sono state già aumentate in maniera massiva nella stesura prima del Dl Caivano. Perciò a ben vedere quello di questi giorni è di fatto un “upgrade dell’upgrade”, troppo per chi avesse in bussola una società equalizzata tra legge e pedagogia.

Magi ha chiosato: “Il governo vuole andare ciecamente oltre adottando una misura che favorirà ancora di più l’ingresso in carcere di moltissimi consumatori. Ragazzi che magari hanno acquistato insieme ad altri la sostanza togliendo al giudice la valutazione delle circostanze specifiche. In questa follia c’è tutta l’ideologia di questa destra che non limiterà il consumo di sostanze e non diminuirà la loro circolazione, né intaccherà gli interessi delle grandi organizzazioni che ne controllano il traffico.

Condivisibilità a prescindere ed opinabilità partigiana

Tra condivisibilità a prescindere ed opinabilità partigiana c’è sempre una terza via ma il guaio è proprio questo. Nella sua fregola decisionista l’Esecutivo Meloni non lascia mai spazio per soluzioni mediate. Non lo fa perché quelle presuppongono un “cedimento” rispetto ad una linea. E dalle parti di questo Palazzo Chigi qua non conta tanto cosa la linea disciplini, ma quanto si dia l’idea di restare fedeli ad essa, compatti, tetragoni e irreggimentati come i prussiani. Che lo si faccia quindi per contrabbandare uno scattismo normativo fascinoso.

Roba per che per l’italiano medio, mediamente ricettivo in chiave social come una vongola verace, è prova provata del fatto che “questi sì che fanno sul serio!”.

Bonelli: “Grave errore, depenalizziamo”

Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Dalle parti di Europa Verde- Alleanza Verdi e Sinistra ha tuonato Angelo Bonelli. Per lui si tratta di “un grave errore perché già il decreto esclude praticamente la clausola di lieve entità per la cannabis, rendendo le sanzioni enormemente sproporzionate”.

E in chiosa: “Con questa mossa molte più persone, soprattutto giovani, finirebbero dietro le sbarre, anche se hanno fatto acquisti insieme ad altri”. Sotto accusal’ideologia della destra impegnata ad essere forte sempre e solo con i più deboli, lasciando in pace i poteri criminali che dominano il mercato”.

Bonelli la butta di iperbole contraria e spiega che “la scelta più giusta sarebbe piuttosto quella della depenalizzazione delle sostanze leggere, come la cannabis, intervenendo duramente su quelle pesanti”. La serie del “polarizziamoci e facciamoci del male” non manca mai di puntate quindi, qui da noi. Sì, ma Maccaro? Come l’ha messa giù lui che affronta in trincea il problema da 30 anni?

Maccaro e il deterrente che non funziona

Luigi Maccaro

A fine Consiglio a Piazza De Gasperi ha tirato fuori il fazzoletto, ci ha visto il nodo fatto ed ha spiegato: “Si conferma lo schema populista del governo Meloni secondo il quale al disagio sociale si risponde con il carcere.

“L’inasprimento delle pene non è mai stato un deterrente per chi commette reati legati allo spaccio di sostanze. Il vero tema è sottrarre clienti agli spacciatori e su questo nessun governo prova a misurarsi. Fin tanto che non si investe sulla prevenzione non si uscirà mai da questa spirale”.

Un bando per San Bartoloneo a Cassino

Poi la casistica che a Maccaro interessa di più: quella di cui lui può essere parte attiva, anche come membro della giunta Salera in quota Demos. “La nostra amministrazione ci sta provando: da ieri mattina è aperto il bando per la gestione del centro di aggregazione giovanile del quartiere San Bartolomeo, un quartiere dove c’è un bisogno straordinario di presenza educativa tra i ragazzi. 63 mila euro che per un anno saranno a disposizione per dare un posto dove vivere l’adolescenza in maniera sana”.

“Risorse che non vengono né dal governo né dalla Regione ma che questa amministrazione ha voluto destinare ai ragazzi di quel quartiere. Una scelta di cui andiamo orgogliosi.

Perché prevenire significa anche fare da sé, senza stringere cappi, ma magari allargando le braccia.