Si va verso la conta in aula, ma Nicola Zingaretti non può snaturare un partito che per decenni ha attaccato Berlusconi per aver avuto il voto di Razzi e Scilipoti. Ma chi sono i costruttori? Da Sandra Mastella all’Udc, passando per Riccardo Nencini. Intanto Pierferdinando Casini ricorda l’esempio di Aldo Moro.
Si andrà alle Camere. A caccia di “responsabili”, che oggi vengono chiamati “costruttori”. Ne servono 11 per avere la maggioranza al Senato, peraltro di un solo voto. Si può pensare di governare in questo modo? Il Partito Democratico, che per anni ha fatto a pezzi Berlusconi per aver ottenuto in aula il voto di Razzi e Scilipoti, può adesso fare altrettanto? Nicola Zingaretti è chiamato ad una riflessione vera, che non può limitarsi a far “passare la nottata”. Perché sarebbe una vittoria di Pirro che il Pd rischierebbe di pagare carissimo alle urne. Ricordiamo che comunque in primavera si vota, peraltro in Comuni come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna.
Nicola Zingaretti ha detto all’assemblea dei deputati del Pd: “Si sta aprendo una fase in cui abbiamo anche noi voluto il Parlamento avesse centralità nelle scelte che andremo a fare. Parlamentarizzare non è una sfida, ma una necessità e un passaggio delicato collocato nella sede appropriata, che è il Parlamento. Ogni forza politica dovrà assumersi per le sue scelte, nella chiarezza, le proprie responsabilità”.
Non possiamo accettare tutto
Qualche ora prima aveva spiegato al Corriere della Sera: “Ci sono stati molti errori e molte lentezze. Ora non possiamo accettare tutto, abbiamo già dato da questo punto di vista. I nodi della verifica non sono ancora sciolti”. Come dire: ora toccherà al Pd provare a sciogliere i nodi della verifica.
Mentre il vicesegretario del partito Andrea Orlando ricordava: “Con un voto in più si può evitare la crisi, ma non si può certo governare”. E Graziano Delrio, capogruppo a Montecitorio: “Non dobbiamo avere l’ambizione di sopravvivere ma di ripartire”. Infine Matteo Orfini: “Non si governa con due voti di margine, va bene partire così per chiudere la crisi, ma occorre poi ragionare su come allargare. E il Pd deve lavorare per unire e ricostruire”. (Leggi qui Renzi-Zingaretti, volano gli stracci. Una “guerra” mai vista).
La sostanza non cambia: non c’è alternativa alla caccia ai responsabili, che ora non è diventata virtuosa soltanto perché non la fa più Silvio Berlusconi.
Responsabili per tirare a campare
Ma poi chi potrebbero essere i responsabili? Si guarda al Gruppo Misto, dove c’è Sandra Mastella, che da settimane sta provando ad aggregare. La regia naturalmente è di Clemente Mastella. C’è l’Udc, che chiede il rispetto dei propri valori. C’è soprattutto Riccardo Nencini, strategico per Matteo Renzi, perché senza di lui l’ex rottamatore non avrebbe potuto costituire il gruppo a Palazzo Madama. E senza di lui i senatori renziani finirebbero nel Gruppo Misto. Non ci sarebbe mai una vera maggioranza politica, si andrebbe avanti alla giornata.
Pierferdinando Casini ha ricordato l’esempio di Aldo Moro, per dire che proprio nei momenti di bufera servono maggioranze politiche e non numeriche. Qui non si tratta di vincere la sfida con Renzi, si tratta di capire quali ambizioni politiche ed elettorali ha il Pd. E la palla sta nelle mani di Nicola Zingaretti.