E Storace se ne va: addio alla Regione ed alla politica

Il messaggio di addio alla regione Lazio ed alla Politica affidato dall'ex governatore Francesco Storace a Facebook. Gli anni da Governatore con Iannarilli, Formisano e Gargano in giunta. Gli scontri verbali in aula. Le pallottole da giovane. Le ultime delusioni.

Il suo messaggio di addio lo ha affidato alla bacheca di Facebook. Lui che aveva iniziato con i ciclostile ed i tabelloni da esporre in piazza. Segno dei tempi che passano e Francesco Storace li ha attraversati in lungo ed in largo: consigliere regionale, governatore del Lazio, Ministro della Sanità, vice presidente del Consiglio regionale. Ora è arrivato il momento dell’addio.

Ultimo giorno di scuola….”, inizia cosi’ il post di addio. Ad accompagnarlo c’è una foto che lo ritrae davanti all’ingresso del Parlamentino di via della Pisana dove ha ricoperto il ruolo di vice presidente in quota all’opposizione nel primo mandato di Nicola Zingaretti.

«Alle mie spalle – racconta Storace nel post – c’è l’ingresso del Consiglio regionale del Lazio, da cui esco dopo un’esperienza durata sostanzialmente diciotto anni. Formalmente 13 perche’ dal 2005 al 2010 fui ‘rappresentato’ dal gruppo consiliare che portava il mio nome (quattro eletti, di cui uno solo – per giunta di ‘sinistra’ – rimase leale a me per tutto il mandato…)».

Nel messaggio l’ex governatore racconta di essersi formato anzitutto sotto il profilo umano. «Perché ho conosciuto storie vere, capriole nella vita, salti nel vuoto di chi non riusciva a campare. A tutti ho tentato di dare una mano, pochi hanno detto grazie, ma non fa niente. Chi ha coscienza, sa che il dovere che si compie é intimamente legato ai valori che porta con se».

Gli anni da governatore sono stati quelli dal 2000 al 2005. Era la giunta con Antonello Iannarilli assessore all’Agricoltura, Anna Teresa Formisano ai Servizi Sociali che funzionavano in maniera così efficiente che la futura parlamentare cassinate verrà chiamata a guidare la conferenza Stato – Regioni sui Servizi Sociali. Di quella giunta faceva parte anche Giulio Gargano messo alla Guida dei Lavori Pubblici.

In quel periodo Francesco Storace si è candidato al consiglio comunale di Frosinone, per fare da traino alla coalizione di centrodestra. È stato eletto in aula ed ha rispettato il mandato: sedendo ai banchi dell’opposizione contro il sindaco Memmo Marzi.

A proposito di quel periodo scrive: «Ho governato la Regione con onore, aprendo ospedali che erano sbarrati al popolo». Dopo di lui però è esplosa la bomba dei 10 miliardi di debito nei conti della Sanità laziale, accumulati per anni: perché i bilanci della Sanità non venivano poi computati all’interno del bilancio della Regione, nonostante ne facessero parte. Un tema sul quale Francesco Storace dice «ormai annoia persino la balla del debito, visto che la Corte dei Conti manco una domanda sul tema m’ha mai fatto…».

Alla Giunta neo eletta Storace rivolge: «un saluto rispettoso a Zingaretti e al presidente del Consiglio regionale Leodori, per non avermi fatto mancare stima in questi anni di opposizione e auguri per il loro lavoro. Un abbraccio ai colleghi con i quali ho condiviso, tra alterne vicende, la battaglia di opposizione alla Pisana».

Lunga la carriera politica di Francesco Storace: da consigliere comunale a ministro, dalla Camera dei Deputati al Senato e dagli scranni della Pisana fino al ruolo di governatore.

Negli anni Storace é stato più volte indagato ma sempre assolto: nel 2006 nell’ambito dello scandalo ‘Laziogate’ per violazione della legge elettorale, nel 2007 per la presunta erogazione irregolare di finanziamenti per la ricerca scientifica avvenuta nell’anno 2005, mentre Storace ricopriva la carica di ministro della salute e nello stesso anno fini’ sotto inchiesta con l’accusa di vilipendio al presidente della Repubblica.

A proposito della sua carriera politica Storace scrive: «Non mi sono candidato né qui né al Parlamento. In politica ho avuto gioie – servire la mia terra, servire il mio Paese, dare vita alla comunità de La Destra le piu’ belle – e dolori, perché ventitrè anni di inchieste e processi non li auguro a nessuno, anche se tutti a lieto fine. Ma è stata durissima».

Affilato, dalla battuta velenosa, armato di una retorica capace di mettere in imbarazzo chiunque nell’aula, Francesco Storace è stato capace di accendere incendi anche sui ghiacciai e di spegnere fiamme alte come l’inferno di cristallo. Ma ora le cose sono cambiate. «Oggi vedo una politica ostile, anche quelli che sembravano piu’ vicini – chi ho aiutato a raggiungere ruoli istituzionali di assoluto rilievo come chi ho letteralmente resuscitato dalla tomba in cui era precipitato – sono distanti, sleali, egoisti. Fatti loro».

Il referimento è a Gianni Alemanno: con l’ex ministro ed ex sindaco di Roma c’è stata una dolorosa spaccatura nelle settimane scorse. Quando Storace riteneva che l’uomo giusto per la Regione Lazio fosse Sergio Pirozzi ma si è ritrovato da solo a sostenerlo.

«Paradossalmente ho trovato più vicini Salvini e Meloni, che pure non hanno certo debiti nei miei confronti. Comunque, non mi lamento, perché sono stato più fortunato di altri».

La fortuna alla quale Francesco Storace fa riferimento è legata soprattutto agli anni Settanta. «Da ragazzo mi sono beccato una gragnuola di pallottole a via Acca Larentia (l’anno dopo la strage), le fiamme dell’auto di mia madre e il fuoco che arse la casa dove abitavo con i miei genitori».

Resterà a fare opinione e dettare una linea politica a chi vorrà ascoltarla. Lo farà dalla tribuna del Giornale d’Italia. «Mi tengo l’affetto di chi ancora mi vuole bene, scrivo fino a che resiste la cassa del Giornale d’Italia, mi godo la mia bella famiglia, magari in Sicilia, assieme a qualche amicizia. E mi tengo il mio carattere. Che tocca sopportare pure a me. Grazie a tutti».

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