Tony Negri, cattivi maestri o pessimi allievi

Tony Negri il "cattivo maestro" è scomparso. Le sue analisi sulla società post-industriale e il ruolo invasivo della tecnologia nella vita umana hanno alimentato il dibattito socio-politico. Contagiando, in un senso o nell'altro, una generazione

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Bisogna ammette la propria storia, tutta. È morto Tony Negri, dicono tutti un cattivo maestro, uno che pensava fosse attuale la lotta di classe, ma non a parole sul serio con la violenza conseguente. (Leggi qui).

Le sue analisi sulla società italiana e occidentale che diventava post industriale erano … intriganti. Anche l’idea del ruolo invasivo della macchina nella vita umana non solo produttiva.

Cattivo o buono

Toni Negri con Mario Tronti (Foto Serra © Imagoeconomica)

Cattivo o buono non sono categorie della vita. Siamo tutti (nessuno si senta escluso) buoni e cattivi nella medesima persona. Però noi, dico una generazione oggi di panciuti borghesi, allora pensò che qualcosa di altro fosse possibile. E per farlo taluni, come Tony Negri, pensarono possibile la rivolta. Pensammo che il vento del nord di Pietro Nenni (Negri viene dal Psi padovano) potesse tornare a spirare in alternativa ad un Pci che a parole era nella lotta di classe, nella prassi consociativo, conservatore di una Italia che non era la Russia che si voleva fare ma neanche l’America con i suoi piaceri, era una mediocrità da sagrestia.

Tony Negri sentiva spirare quel vento. Altri socialisti pensarono che si potesse rendere la mediocrità meno banale stando dentro lo Stato. Dopo quella stagione ci fu quella della  Milano da bere mentre si attendeva quel sole dell’avvenire che, comunque sarebbe arrivato.

Non è un caso che Francois Mitterrand, presidente socialista della Repubblica francese, coprì questi uomini e donne che pensarono di rompere con una nazione italiana dove abbiamo inventato la lirica in cui ogni dramma è un falso per dirla alla Lucio Dalla. E trasferirsi in una nazione, la Francia, che le rivoluzioni le fa anche per noi.

Né bene né male

(Foto: Fondazione Nenni)

Negri non sta nel bene e nel male, sta nel tempo suo. Che dava un colpo di reni al piattume. Il percorso era sbagliato ma nell’errore dobbiamo cercare qualche cosa che ci riguarda: quel pensiero ci ha affascinato e non abbiamo sparato scegliendo in maniera diversa. Ma abbiamo capito che era la banalità il nemico vero per un futuro diverso. E che non fosse giusto accettare che tutto restasse come era.

Non sono cattivi i maestri ma, spesso, troppo zelanti gli allievi. Tony Negri aveva 90 anni ed è morto in Francia.