Tra ‘Bonum facere’ e ‘Rerum novarum’ la città delle cose nuove

Il manifesto dell'amore per una terra. E l'amarezza nel vederla degradare. La ragnatela del passato a fermare il genoma, senza vedere che tempo fa oggi qua.

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

L’ordine della stessa Provvidenza divina richiede che, per ricondurre i popoli alla fede e alla salute, si domandi aiuto anche alla scienza umana.

Leone XIII 

La città vive sempre adesso. Ma qui l’adesso è pieno di nostalgie, di malinconie. Latina era un posto diverso che lasciava gli altri indietro: era veloce. Direzione futuro era la sua missione.

C’era l’acqua in più? Facevano degli ascensori per portarla così in alto da poterla buttare a mare, come si faceva a Panama ma senza le barche. Perché Latina fu la terra nella quale vennero concepiti ed elevati a massimo sistema gli impianti di sollevamento meccanico dell’acqua. Oggi li chiamiamo idrovore.

La centrale nucleare di Latina

Serviva energia? L’andavano a prendere tra atomi e graffite. Perché è a Latina che nacque la prima centrale nucleare italiana: allora era la più grande e moderna d’Europa. E ogni cosa si faceva facile ed era per tutti che potevi correre.

C’erano tanti bambini? I biscotti li facciamo noi, per tutti. Perché è lo stabilimento Plasmon di Latina che ci ha fatto grandi a biscotti: produzione a milioni di pezzi, posti di lavoro a centinaia.

Anche prima quando dovevano fare la prima strada noi stavamo lì per il nostro pezzo del mondo che serviva andare al mondo. Anche gli aerei stavano in testa ad ingegneri che avevamo capito il piano a “sguardo” radente dal tempio di Ercole a guardare giù e bastava mettere il motore alle ali. A mettere su carta l’idea, contoirnandola di calcoli con cui dire che si poteva realizzare fu Alessandro Marchetti, ingegnere aeronautico di Cori padre del volo italiano.

E se dovevi pensare a cose nuove per cambiare le cose da sempre del pregare dovevi venire qui, da noi dove tutto era nuovo. Dove un Papa dovette imparare a non essere re, ad essere misericordioso e non padrone. A farlo fu Leone XIII, primo papa non re da Carpineto (mamma di Cori) che scrisse la Rerum Novarum portando la chiesa nella contemporaneità dell’umanità.

Chi non vede il tempo di oggi

Invece? Oggi mettono la ragnatela del passato a fermare il genoma, ricordano architetti di mezzo secolo fa e non vedono che tempo fa oggi qua. Oggi, stanno rubando il presente. Le cose nuove sono rischio, meglio rifugiarsi nelle cose del passato. Meglio ripetere, meglio non essere qui oggi ma stare nello stesso posto di ieri e nel futuro che tanto nessuno conosce.

Latina aspira a diventare Capitale italiana della cultura. Avrei fatto un dossier per essere capitale cercando di dire di “Rerum novarum“. Invece hanno scelto come motto Bonum facere. Ecco non ‘Fare bene’ (Bonum facere) sarebbe stato il mio titolo ma “delle cose nuove” (Rerum novarum) con sotto la firma Leone XIII il prima papà non re. E sarebbe stata firma di Padre.