La Festa Nazionale dell'Udc a Fiuggi. Lorenzo Cesa sposta al centro la barra. Critiche al Salvinismo ed al sovranismo che allontana gli elettori moderati.
Lorenzo Cesa sposta al centro la barra politica dell’Udc. Mantiene le distanze dai poli. Individua una rotta vicina il più possibile ai valori del cattolicesimo democratico, saldamente orientata dalla stella polare della Costituzione. Dentro ai confini dell’Europa e del Patto Atlantico. Lo ha fatto dalla Festa Nazionale dell’Udc che si è appena conclusa a Fiuggi.
La piazza con Meloni non è una soluzione
Il leder nazionale dell’Udc ha contestato la scelta di scendere in piazza fatta da Fratelli d’Italia e dalla Lega. Per i modi ed i toni che sono stati usati: non sono nelle corde dell’elettorato moderato.
«Il rifugio nell’estrema destra, la ricerca della piazza con Giorgia Meloni, chiudendo porte e finestre all’Italia moderata, non è una soluzione» ha detto il segretario nazionale Udc, dal palco di Fiuggi. Ha sollecitato la creazione di «un centrodestra nuovo, moderno, dando dignità a tutte le componenti per dare voce ai tanti italiani che non si riconoscono nella destra che pensa solo a mostrare la faccia arrabbiata e sovranista».
Il Governo è legittimo
«Non si può andare avanti a insulti e convocazioni della piazza, diciamo che questo Governo è pienamente legittimo».
Poi c’è il passaggio in cui Lorenzo Cesa colloca il Partito all’interno della Costituzione. È una risposta alle critiche arrivate in queste ore da Pontida al Capo dello Stato. Dice invece l’Udc: «E ci sentiamo in dovere di ringraziare il Capo dello Stato Sergio Mattarella per aver applicato con cura e precisione il dettato della Carta Costituzionale, chiamando le forze politiche ad assumersi la propria responsabilità».
Ricorda il solco tracciato dal Diritto Costituzionale, chiaro e senza equivoci. «Finchè c’è una maggioranza in Parlamento il presidente della Repubblica ha il dovere di dare l’incarico per la formazione di un governo – ha detto Cesa – E il presidente Mattarella ha fatto esattamente questo. Ecco perche’ da lui ci sentiamo e ci sentiremo sempre pienamente garantiti».
Ma è di corto respiro
L’operazione di sostituzione della Lega alleata con i Cinque stelle a cui si è prestato il Pd, per Lorenzo Cesa «è un’operazione di corto respiro, anzi di cortissimo respiro».
Di Maio agli Esteri non si può sentire
L’Udc messa a punto a Fiuggi non condivide la posizione del Movimento 5 Stelle. E nemmeno la sua leadership. Lorenzo Cesa dice «Vedere Di Maio agli Esteri non fa male solo a noi ma fa male a tutta l’Italia e dovrebbe far male anche a quel Pd e a quella sinistra che alla Farnesina in passato ha mandato personalità di livello come Pietro Nenni, Giuseppe Saragat e Paolo Gentiloni».
C’è lo spazio per gli auguri di buon lavoro nel suo nuovo importante ruolo di Commissario europeo all’Economia «perché i suoi successi coinciderebbero con i successi dell’Italia e a noi sta a cuore l’Italia. Anche se vorrei ricordare che il miglior ministro degli Esteri che l’Italia abbia avuto guarda caso era un democristiano e si chiamava Alcide De Gasperi».
La critica a Salvini
A Matteo Salvini viene riservata una sferzata quando Lorenzo Cesa gli ricorda che «era il padrone dell’Italia intera, oggi è costretto a tornare sul prato di Pontida, per tenere insieme almeno lo zoccolo duro della Lega che certo non ha gradito il suo autogol».
Ma critiche vengono rivolte anche all’intenzione di rivedere la legge elettorale, per tornare al Proporzionale puro, insomma lo stesso sistema elettorale che ha governato le elezioni italiane fino agli anni Novanta.
«Non si può cambiare la legge elettorale ogni volta, cercando di fare interessi di parte. La legge elettorale serve a riavvicinare la gente e a dare rappresentanza agli elettori. Noi siamo per il proporzionale, per la preferenza».
Cortesie per il Governo
Ma nemmeno nei confronti del Governo Conte 2 ci sono parole di apprezzamento. Accusato di essere nato «Dopo mille mercanteggiamenti», e definito «un Esecutivo che non è nato da un programma politico ma è nato solo per la paura di ritornare al voto».
Sulle origini della crisi che ha determinato il crollo dell’esecutivo gialloverde Lorenzo Cesa ha le idee chiare. «Salvini ha fatto tutto da solo ed è doveroso ricordarlo. L’errore capitale è stato negare il voto alla presidente Ursula, un voto che gli avrebbe dato centralità assoluta e la scelta di un commissario italiano di grande peso».
L’imbarbarimento
Lorenzo Cesa parla poi dell’imbarbarimento della politica. E quindi degli italiani. «La politica degli estremi di questi anni è la principale responsabile dell’imbarbarimento del Paese. Ha consentito ai cosiddetti leoni da tastiera dei social di sentirsi forti. L’Italia degli estremi ha fatto solo danni». Per il segretario nazionale Udc «La politica degli estremi estremi è la principale responsabile del decadimento morale, culturale e anche economico del Paese».
Con l’Europa ma per cambiarla
Chiara anche la posizione dell’Udc nei confronti dell’Europa. All’interno dell’Unione ma per riformarla, al fine di renderla più vicina ai popoli e le loro necessità. Meno ancorata alle banche ed ai bilanci da tenere ossessivamente all’interno dei parametri.
«Se non ci piace l’Europa così com’è dobbiamo essere più protagonisti noi. Tante volte è colpa dell’Italia se l’Europa politica non ci ha seguito come avrebbe dovuto fare. Penso alla vicenda immigrazione: siamo stati lasciati soli».
Il bivio è esattamente a questo punto del discorso. Un Sovranista ora direbbe che bisogna uscire dall’Ue. Lorenzo Cesa invece sottolinea che nulla è stato fatto nell’ultimo anno e mezzo per contare di più a Bruxelles e Strasburgo. «Cosa abbiamo fatto noi per contare di più in Europa? Non basta fare le dichiarazioni roboanti che faceva Renzi o come facevano i signori del precedente Governo. Non serve neanche andare lì in ginocchio a chiedere pietà. Dobbiamo avere il coraggio di avere una posizione, difenderla e andare a trattare».
Sovranismo si ma non di questa specie
Prima del segretario nazionale Udc aveva preso la parola Antonio Tajani, vice presidente nazionale di Forza Italia. Che è tornato all’attacco del Sovranismo così come lo ha interpretato Matteo Salvini. «Che ci sia una parte del centrodestra che abbia una visione sovranista può anche starci, ma non può essere la visione culturalmente dominante perchè rischiamo di non andare da nessuna parte».
Il rischio è quello di essere accusati di non avere a cuore gli interessi del Paese, volerlo consegnare alla confusione con cui nel passato è stata gestita l’immigrazione. Antonio Tajani, nel suo intervento alla festa nazionale dell’Udc a Fiuggi mette i classici puntini sulle i. E sottolinea che «Non significa che non abbiamo a cuore l’interesse nazionale. Ma un conto è essere sovranisti, un conto è essere patrioti. Credo che tutti possiamo dirci patrioti – dice Tajani – Credere nell’Europa non significa essere sottomessi alla burocrazia della commissione europea».
La legge elettorale
Nei giorni scorsi Matteo Salvini ha tentato un riavvicinamento con Silvio Berlusconi. Per costruire un asse parlamentare contro la riforma della legge elettorale. Se fosse di chiara matrice Proporzionalista, ridurrebbe di molto le aspirazioni leghiste.
«La legge elettorale? Ne discuteremo. Da sempre sosteniamo la governabilità, servono accordi che permettano al nostro Paese di essere governato e di non diventare instabile»spiega Antonio Tajani.
Il vicepresidente PPE, a proposito del modello inglese proposto da Salvini, replica: «Bisogna discutere, non è una questione di slogan che si possono lanciare da palchi. La legge elettorale, se deve essere modificata, deve essere frutto di una elaborazione che vede coinvolte tutte le forze politiche a cominciare dalle forze di opposizione. Non si può scrivere una nuova regola senza coinvolgere chi non è al potere. La legge elettorale deve servire al Paese».
Luigi Di Maio, in una lettera alla Nazione ha parlato di un passo indietro dei Partiti e di sostegno alle liste civiche: «È propaganda per avere più consensi. Da tempo lavoriamo con le liste civiche per costruire l’Altra Italia, che non è un Partito ma una grande forza di cittadini che magari non sono andati a votare. C’è gente stanca della politica. Dobbiamo coinvolgere tutte liste civiche e farle sentire protagoniste. Non è una grande novità».
Il centrodestra, nella visione di Antonio Tajani ha bisogno di un’anima liberale, cristiana, riformista che si impegni per guidare una coalizione diversificata che non può essere solo sovranista.