Ciro, hai visto 31 milioni? Giovanni, cerca bene mi pare strano…

Le cronache appare oggi sui quotidiani riferiscono che nelle ore scorse si sono incontrati il magnifico rettore Giovanni Betta ed il suo magnifico predecessore Ciro Attaianese. Hanno cercato di capire chi avesse scavato, poco alla volta, quel buco da 31 milioni di euro scoperto ora nei bilanci dell’ateneo. Il magnifico predecessore lo ritiene impossibile, il magnifico successore gli ha mostrato la certificazione dell’Inps. Non venendone a capo si sono visti nell’ufficio del direttore amministrativo Antonio Capparelli. Anche a lui, il magnifico emerito ha sollecitato ricerche più approfondite: «I contributi sono stati pagati sempre. Si tratta di un errore macroscopico dell’Inps».

Uscendo dalla cronaca, abbiamo provato ad immaginare lo scambio di battute tra i magnifici.

– Ciro, scusa: ci mancano 31 milioni di euro. Mica li hai visti da qualche parte?
– Giovà non è possibile: guardate bene. Quando sono uscito ci stava tutto: c’ho pure le certificazioni dell’Inps, dell’Inail e quelle dei revisori…

– Sarà come dici tu, ma io ho un’altra certificazione dell’Inps dove reclamano 31 milioni che mentre tu eri rettore non gli sono stati versati
– Mah, l’Inps fa spesso degli errori: hai letto sui giornali? Mandano le cartelle pazze ogni tanto…

– Eh, io ho provato a chiedergli di controllare. ma a loro quei 31 milioni proprio non risultano. Hanno detto di portargli le ricevute
– E voi dategli le ricevute allora.
– Il fatto è che qui non ci stanno, non le troviamo
– Cercate meglio, ci devono stare per forza

Il dialogo rischia di finire nel surreale.
Ogni mese ci sono da pagare Inps e Inail per circa 600 dipendenti. Ed i due magnifici, con tanto di lauree e master, stanno sbattendo la testa per riuscire a trovare le ricevute. Ora: come accidenti avveniva il pagamento?

Ipotesi uno: l’allora direttore delle casse universitarie faceva arrivare un carretto davanti al rettorato e lì gli uscieri iniziavano a caricare sacchi con euro, vecchie lire, palanche, svanziche, talleri, dobloni… poi l’Inps provvedeva al tasso di cambio e convertiva tutto fino a saldare il dovuto.

Ipotesi due: attraverso una galleria segreta scavata dai diavoli verdi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il direttore della casse universitarie guidava una piccola processione di uscieri: ciascuno con un sacco sulle spalle, trasportato via galleria fino ai forzieri dell’Inps. E lì tacitava la Previdenza Sociale.

Ipotesi tre: una serie di passatori di Chiasso e Lugano, reclutati dalla Svizzera ora che il segreto bancario si è affievolito, ogni mese venivano imbottiti di banconote in ogni dove e segretamente procedevano al trasferimento del denaro fino alla sede Inps di Cassino.

Essendo entrambi ingegneri, ferratissimi in meccanica ed elettronica applicate, ma un po’ digiuni di alta finanza, nessuno dei due è certo su quale dei tre criteri di pagamento venisse utilizzato come prassi per pagare le tasse.

– Giovà, sai che c’è: chiamiamo il professor Raffaele Trequattrini, ci stava lui a controllare il bilancio, lo saprà…
– No, fermati Ciro: Raffaele s’è offeso che ha saputo solo da una settimana tutta sta caciara. Siccome è un tipo apprensivo, noi volevamo dirglielo solo quando eravamo sicuri. ma lui l’ha presa male e dice che lo dovevamo informare prima…

A trarre tutti d’impaccio ha provveduto il professor Vincenzo Formisano. Passava lì per caso, glielo hanno domandato: prof, secondo te come le pagavano qui le tasse?

E l’economista, dopo avere pontificato su flussi monetari e conseguenze della svalutazione dello yen ha sentenziato: secondo me venivano pagate con un bonifico bancario. Magari, visti i moderni mezzi e cotanti ingegneri informatici, si bonificava pure on line.

Ma allora ecco la soluzione. Invece di perdere tempo a cercare le copie degli F24 pagati, sarà sufficiente un estratto conto della banca. E da lì non si scappa: o sono stati versati o non sono stati versati. E giovedì una relazione su quegli estratti conto vuoi vedere che appare sul tavolo del CdA per dire che il debito c’è davvero?

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