Il tradimento che porta alla salvezza se passa la nuttata

Pietro rinnega Cristo tre volte. Ma passa da lì la sua salvezza. Come tante altre volte nella storia: dall'Innominato a Raskol’nikov ad Annetta di Napoli Milionaria. Ci salva il bene che nasce dal male che facciamo

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.  Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente. (Lc 22, 59-62)

Il tradimento di Pietro è riportato in tutti e 4 i vangeli: si tratta di un evento fondamentale per comprendere il messaggio di liberazione di Gesù. Nel racconto di Luca, la dinamica si sofferma sugli sguardi: Pietro non è in grado di dire la verità, è sopraffatto dalla paura, aveva pensato che Gesù avrebbe sbaragliato le guardie del sinedrio e ricacciato in mare i romani.

Non aveva capito niente di quello che aveva detto, eppure era stato con lui per tre anni: l’aveva ascoltato, aveva visto i suoi miracoli, l’aveva sentito discutere con i maestri della legge, tenere loro testa. Quell’uomo ogni tanto diceva cose misteriose, strane, spesso incomprensibili, Ma era uno travolgente, potente. Aveva tentato anche di dissuaderlo ad andare a Gerusalemme per la festa: chiunque, dotato di un po’ di raziocinio, avrebbe evitato di cacciarsi nella trappola della città santa, dove erano tutti i nemici di Gesù, che da tempo tramavano per liberarsi di lui. Invece, no, dobbiamo andare.

E quella sera maledetta, dopo la cena pasquale, si era anche armato, aveva preso una spada per difenderlo e l’aveva usata. Ma lui: rimetti la spada nel fodero perché chi di spada ferisce, di spada perisce. Sempre straordinario, con le parole. Ma scarso, nella prudenza: scappò anche lui insieme agli altri per non farsi prendere, dopo l’arresto di Gesù.

Il pentimento di Pietro

Negazione di San Pietro (Caravaggio, 1609-1610) New York, Metropolitan Museum of Art

Poi, avvilito per la sua pusillanimità, tornò indietro, al palazzo di Caifa, per cercare di capire come stessero andando le cose. Ed ecco quei curiosi maledetti: non sei anche tu un suo amico?  La paura lo stava paralizzando. Riuscì a negare una prima volta e poi una seconda. Ma quelli sembrava lo facessero apposta a tormentarlo. Insistettero e lui protestò di nuovo: non lo conosco e sentì quel gallo cantare. Guardò verso l’interno del palazzo di Caifa e vide Gesù che lo fissava.

Pianse amaramente, commenta l’evangelista Luca: quel pianto fu la salvezza di Pietro, quel pianto davanti ai nostri tradimenti, alle nostre debolezze, alle nostre incapacità. Quel pianto è la liberazione di Pietro, da sé stesso, dalle sue piccolezze, dalla sua mancanza di fiducia. Pietro si rende finalmente conto di quello che sta succedendo, grazie al suo tradimento, ripetuto tre volte per evidenziarne la gravità: è lo sguardo compassionevole di Gesù che lo salva ma soltanto perché si rende conto di quello che ha fatto e non scarica la responsabilità su altri. Pietro è finalmente libero della sua piccolezza.

Come l’Innominato e Raskol’nikov

L’Innominato e Lucia

L’episodio, che abbiamo sentito ripetere in questa settimana santa, mi ha fatto pensare ad alcune grandi “conversioni” della letteratura. L’Innominato, nel suo castello imprendibile, deve lottare contro se stesso, nella notte insonne dopo il rapimento di Lucia. Aveva incontrato una ragazzina, che, per la prima volta, non l’aveva maledetto, anzi l’aveva guardato negli occhi e gli aveva detto parole di speranza: Dio perdona tante cose per un’opera di bene. Ma come avrebbe fatto a cambiare vita, con la sua reputazione?

Tutti si aspettavano da lui azioni di violenza, spietatezza. Come poteva cambiare, così, in una notte? Meglio farla finita allora… Ma perché suonano le campane? Che succede al villaggio? perché quella gente è così felice? E finalmente ecco il coraggio di non sottostare alla reputazione, a quello che gli altri pensano di me, scegliere di fare la cosa giusta nel momento in cui capisco che è opportuno farla. L’innominato trova il coraggio di cambiare come Pietro che accetta lo sguardo compassionevole di Gesù.

Raskol’nikov, assassino di due donne, personaggio principale di Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij, cerca di trovare ogni giustificazione per il suo terribile delitto, a cominciare da quella di aver liberato il mondo da una strozzina crudele. Ma non è libero fin quando non ammette la sua colpa e non accetta di pagare il suo debito con la giustizia.

Ha da passa’ la nuttata…

Così Amalia, in Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo, diventata ricchissima grazie alla borsa nera, speculando sulle miserie di tante vittime della guerra, infischiandosene della dignità e della morale, disposta a venire a patti con la delinquenza pur di far soldi: la malattia della figlia più piccola la costringe finalmente a fare i conti con la realtà.

La medicina che può guarirla non si trova in tutta Napoli, nonostante i soldi di Amalia. Le viene però offerta gratuitamente da una delle sue vittime, una di quelle persone che aveva strozzato nella sua avidità, togliendogli spietatamente la casa. Il medico somministra la medicina alla piccola Annetta e dice ad Amalia che ora bisogna aspettare che passi la notte, per vedere se riesce a vincere il male.

Il marito, Gennaro, che le aveva rinfacciato tutte le sue azioni malefiche, le si siede accanto, la guarda con compassione e in quello sguardo Amalia vede la possibilità di ricominciare, di salvarsi. Ha da passa’ la nuttata…