Ad Amaseno si ripete il miracolo: il sangue di San Lorenzo torna vivo nella sua ampolla. Il vescovo di Frosinone, Veroli, Ferentino (ed in 'persona episcopi' di Anagni e Alatri) spiega quanto fosse rivoluzionario ed attuale per i giorni nostri, il gesto compiuto dal martire
Quando celebriamo la festa dei Santi e dei martiri, bisogna sempre ricordare il tempo in cui hanno vissuto, perché spesso si guarda loro come degli eroi. Invece furono donne e uomini come noi che non riannunciarono a vivere la fedeltà al Vangelo e all’amore che Dio aveva per loro.
Il tempo in cui vive il martire Lorenzo non era certo un tempo pacifico, anzi era costellato di violenza e di guerra. Mantenere imperi comporta sempre combattere, sottomettere altri. Avveniva allora nel grande impero romano, che molto pacifico non era. E avviene oggi in tante parti del mondo, anche se gli imperi sembrano finiti.
Quei sovversivi dei cristiani
A Roma gli imperatori e i loro emissari vedevano spesso i cristiani come un pericolo, perché il loro modo di vivere pretendeva di costruire una società di uguali, senza padroni e sudditi come invece era l’impero. Un mondo in cui si potesse vivere come fratelli e sorelle, perché tutti figli dell’unico Dio di Gesù Cristo.
Per questo il gesto di Lorenzo, che si presentò al prefetto romano mostrando il popolo di poveri che lo seguiva dicendo che proprio essi erano il tesoro della Chiesa, fu un oltraggio a quel mondo di potenti. Quel gesto sovvertiva infatti l’ordine sociale, in cui i poveri erano non solo sudditi e schiavi, ma scartati.
La memoria di questo gesto, che precedette il martirio di Lorenzo, mostra come la sua vita fu “servizio” nella Chiesa verso i poveri. Insomma, egli ci mostra che vivere da cristiani implica l’impegno a costruire un mondo in cui si possa vivere insieme nella differenza di ognuno.
Un mondo ingiusto che distingue
Il mondo in cui siamo è troppo ingiusto: distingue, scarta, elimina. Fatica a costruirsi come una realtà di popoli che si incontrano e dialogano. Lo vediamo nelle guerre, come quella in Ucraina.
Non possiamo accettare un mondo violento, non possiamo essere d’accordo con chi ancora crede che la guerra sia una via alla pace. La guerra è guerra, è solo distruzione e morte, “un’inutile strage”, come disse papa Benedetto XV della prima Guerra Mondiale. E come hanno ripetuto i Pontefici fino a papa Francesco. Niente di più.
Come non possiamo accettare che continuino a morire migranti nelle traversate di deserti e mari, come è avvenuto un’altra volta davanti a Lampedusa in queste ore con la morte di 41 persone.
Abbiamo bisogno di pace
Proprio di fronte a un mondo belligerante e violento come il nostro, abbiamo urgente bisogno di costruire un mondo pacifico e fraterno a partire dalle nostre comunità e dalle nostre città. Ci vuole generosità e altruismo. Ognuno deve saper rinunciare a qualcosa di sé, altrimenti sarà impossibile vivere insieme se ognuno afferma se stesso.
Lo abbiamo ascoltato nel Vangelo, che ci invita all’umiltà e al dono per produrre frutti di bene e di amore. È quanto ha vissuto il Signore Gesù e tutti coloro che hanno saputo vivere donando se stessi, come il martire Lorenzo. E’ facile essere sempre misurati, calcolatori nel dare, mentre si è pronti a chiedere e a pretendere, di conseguenza a volte insoddisfatti perché si vorrebbe sempre di più.
Ma, dice l’apostolo Paolo: “Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà, e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”. E continua: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”. Sì, il Signore non impone una misura nel dare, ma ci avverte che solo chi semina con larghezza raccoglierà con larghezza. Chi continua a vivere come un avaro calcolatore, pretendendo dagli altri, ma dando sempre con una stretta misura, non sarà mai felice.
La generosità da moltiplicare
In un tempo difficile come il nostro, in cui tanti faticano ad avere il necessario, moltiplichiamo la generosità, la solidarietà, l’attenzione al bisogno degli altri. Ascoltiamo chi vuole confidarci una sua pena, un suo desiderio. Anche dedicare tempo agli altri è dare.
Tutti abbiamo bisogno di essere generosi gli uni con gli altri, amandoci, nella gentilezza del tratto, nell’attenzione al prossimo, nel considerarci parte di un popolo di sorelle e fratelli, in cui i più bisognosi hanno un posto d’onore. Questo è il popolo dei cristiani. Così vogliamo essere noi con e per gli altri nelle nostre comunità.
E infine preghiamo sempre perché nel mondo torni la pace e i popoli sappiano vivere insieme come fratelli e sorelle. Il martire Lorenzo protegga questa comunità e questa terra, a volte segnata dall’avarizia e dal profitto, perché gli anziani siano curati, i giovani abbiano un futuro, perché le famiglie possano vivere in serenità e armonia, perché tutti possiamo aiutarci ad essere seminatori di pace e di concordia.
Il sangue del martire Lorenzo che scioglie il nostro cuore all’amore sia seme di pace e di unità.