La Transizione Energetica? A noi non fa paura. Viaggio semiserio sulle possibili soluzioni per mitigare gli effetti del razionamento di gas ed elettricità in arrivo per il prossimo inverno
Il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha reso noto nei giorni scorsi il piano di risparmio energetico per ridurre l’uso domestico del gas nel caso in cui la Russia dovesse definitivamente chiudere i rubinetti lasciandoci in braghe di tela.
Appresa la notizia, il popolo ciociaro, stirpe tra le più immaginifiche e ingegnose dell’orbe terracqueo, ha immediatamente provveduto a programmare il proprio percorso di adattamento al progetto di risparmio. Che dovrebbe contribuire al raggiungimento del contenimento dell’impiego di metano, obiettivo fissato dal governo in 5,3 miliardi di metri cubi.
Un progetto nulla affatto difficile. Qui il metano è arrivato tardi: fino a quel momento le cucine ci erano sembrate moderne perché avevamo la bombola; in ogni famiglia previdente ce n’era una di scorta da tenere a portata di mano. Quelli meno previdenti chiamavano il bombolaro che arrivava con la motoretta e la bombola carica legata al sellino. Sempre all’ora di pranzo finiva quella maldetta. Già: ma quando volevi accenderlo il fornello se non all’ora di pranzo o di cena?
Soluzioni risparmiose
Le soluzioni sono pratiche e risparmiose che la metà basterebbe. Vediamole.
Punto primo: riduzione della durata delle docce e di risparmio dell’acqua. Non è un problema. Il tradizionale cittadino ciociaro per le quotidiane abluzioni provvederà a recarsi agli lauatùre o al fiume. In entrambi i casi utilizzerà la fresca acqua corrente.
Per coloro che si trovassero distanti dai corsi d’acqua si provvederà a ripristinare glie zir: grosso fusto in acciaio, utile per la bollitura dei pomodori e per le abluzioni personali usando acqua scaldata nel camino.
In ogni caso si provvederà ad abbandonare gli indumenti uecine a ‘lla jemata per risparmiare sulla asciugatrice. Domanda: come farà a dicembre lo zelante ciociaro nel caso dovesse sentire ‘ncoglie glie fridde?‘. Nessun problema: sfodererà dagli armadi dei nonni glie tabarro, mantello d’ordinanza all’epoca del banditismo: nero a ruota, grande e pesante, che riparava dalla pioggia e fungeva da coperta nei covi; avrebbe scaldato due uomini per quanto era ampio e caldo.
Per la cucina
Punto due: abbassamento del fuoco sui fornelli dopo l’ebollizione e riduzione del tempo di accensione del forno. Nessun problema: l’avveduto cittadino ciociaro risparmierà metano provvedendo a riscaldare la callàra con ‘ntoccio de frùnn’ e de frasche accese con la lisca per risparmiare pure sul gas dell’accendino. Sarà premura del ciociaro ragionevole proteggere il focolare poiché la paglia ucìne alle foche s’appiccia.
Punto tre: riduzione del tempo di utilizzo della lavatrice. Nessun problema: l’accorto ciociaro, transizionista convinto, ricorrerà senz’altro alla colata d’c’gnera. Perché prima dell’arrivo dell’acqua corrente in ogni casa, si usava la cenere che aveva il pregio di costare nulla e disinfettare. Per i più fortunati, si ripristinerà la pila in pietra dove si lavavano i panni con il sapone in pezzi, rigorosamente Scala perché era l’unico saponificio dell’intera provincia.
Rammoret’ le luci
Punto quattro: riduzione delle ore di accensione delle lampadine. Anche qui, non temete. Nella fu Terra di Campagna e Marittima si tornerà ad appiccia’ le cannele in casa. Rigorosamente steratiche perché gli cerogg‘ è per i lumi votivi.
Punto cinque: spegnimento o inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando si va in vacanza. Soluzione già pronta: addò fai la stat’ fai l’ mmern.
Punto sesto: riduzione di almeno un’ora dell’orario di accensione dei riscaldamenti, riduzione di almeno un grado della temperature dei termosifoni. Che problema c’è? La gens ciociara andrà a nanna un paio di ore prima del solito, riscaldando il giaciglio con lo scallaletto ed evitando i brividi di freddo accall’acciati.
Putin, non ti temiamo.