A chi non è capitata, una volta nella vita, la distrazione fatale? Oggi le chiamano 'epica fail' prima erano più semplicemente le 'figure di me***'. Elogio del distratto (o diversamente attento) dalla penna velenosa di Rita Cacciami. Tanto convincente da poterlo utilizzare anche in tribunale
Fermatevi un attimo a riflettere e sorridere. Non capita spesso, lo so di questi tempi. E non a tutti. Ma a volte è necessario. Se non altro per evitare errori marchiani. Del tipo bollire il latte fino a farlo diventare panna cotta. O chiudere dietro di sé la porta di casa restando in giardino con pigiama e ciabatte. A zero gradi centigradi. E senza cellulare, ovviamente.
Ma c’è anche la variazione sul tema che porta a modificare nomi di battesimo. Cosicché Gioacchino Leopardi suoni familiare e verosimile tanto quanto Giacomo Rossini. Peccati veniali, si dirà. Magari per i deceduti, sì. Salvo passare per ignorante cronico. Per chi è in vita e si vede travisata l’identità, un po’ meno. E infatti ti tolgono il saluto, di solito.
Ma iI distratto non è meno colto. E’ solo diversamente attento. Perché in realtà ha un pensiero astratto, suddiviso in tanti rivoli. Che arrivano dritti al mare. Ecco perché quando si svuota in cucina la busta della spesa le sorprese non mancano mai.
Mamma, lo sai che odio la cioccolata fondente!
mamma, da quando in qua ti piacciono le noccioline salate e con il miele?
Moglie, non è che devi scegliere per colore. I prodotti hanno un nome…
Mamma, sono allergica al latte da anni. Non alle uova. Quindi non posso mangiare la besciamella. E invece non ho problemi con la frittata
I baiocchi piacciono a me. Di sicuro. A loro… non mi ricordo. Giuro. E l’ovetto Kinder… Ai maschi lo compro da femmina e viceversa. Da impazzire.
Poi ci sono gli stivali che finiscono nella pozzanghera prima di entrare al ristorante. E ancora… non so quant’altro.
Però, signori, c’è chi mi batte.
È in politica. L’incontro e ride. E questo già mi piace.
«Ero al bar, mi è venuto spontaneo dire ad un immigrato che avevo accanto che offrivo il caffè anche a lui, non solo alle persone che erano con me. Peccato che poi, tra una chiacchiera e l’altra, siamo usciti tutti, senza pagare. Lui è rimasto dentro. E’ successo un’oretta fa, adesso sto correndo per scusarmi con lui, con il barista e pagare il conto».
Certo. Come no. In teoria. In pratica, immaginiamo la scena. Lui, etiope o keniota o chissà… alla cassa. A pagare i cinque caffè di tutta l’allegra combriccola italiana. Campione di distrazione.
Bella prova, assesso’ !