Io, Chiara e l'(o)scuro Appendino (di R. Cacciami)

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

Tutti concentrati su Virginia Raggi in Acea, nessuno o quasi si è accorto che c’è un’altra donna sindaco in piena crisi isterica. Chiara Appendino più furba? Direi di no, forse solo più defilata della lady capitolina. Ma non tanto da schivare le rogne più insidiose.

Spiace sollevare critiche al femminile, s’intende. Soprattutto quando finalmente si vedono occupate due posizioni apicali. In città al di sopra dei 25mila abitanti. Al massimo, fino all’altro ieri ci vedevano dietro una cattedra. Ad assegnare i compiti e spiegare vita e opere di Giovanni Pascoli. Invece, quelle testarde delle femmine sono arrivate, a sorpresa, a dirigere. I laboratori del Gran Sasso come Lucia Votano. O quello europeo di fisica delle particelle come Fabiola Gianotti. E questo tanto per esemplificare. C’è poi chi è a capo di un sindacato. O di un giornale. Di una rete televisiva. Di un’Asl. Ma niente illusioni. La strada è tutt’altro che in discesa.

E viene da dire che quella fascia tricolore che non cadeva proprio a pennello su un fisico troppo esile per la prima uscita, forse un segno premonitore lo era. Fino a qualche settimana fa si parlava più delle orecchie a sventola di Donna Virginia che del rischio attentati in giro per l’Europa. Poi è arrivato il terremoto. Quello vero (purtroppo) e quello politico. Del primo torneremo a parlare perché è già uno scandalo che ci vogliano sette mesi per realizzare delle casette. Del secondo, basti dire che nell’era del grande fratello solo i più sprovveduti potevano pensare di nascondere qualcosa che bolle nella pentola di una procura.

Se Raggi ha gli incubi notturni, Appendino dal canto suo digerisce ben poco la sera. In particolare le alghe. Non dovrebbero mai mancare in cucina, specie se il cuoco è vegetariano o vegano. Ma nel Po sono sconsigliate. E allora lei, la Chiara, non avendo soldi in cassa, ha spedito i volontari a fare pulizia. I suoi detrattori dicono che abbia fatto così più danno del myriophyllum aquaticum. E di conseguenza, si sono scatenati contro la sindaca, lanciandole addosso i tomi. Non solo metaforicamente, perché il collega Sala di Milano, per scipparle il Salone del Libro da sempre torinese, ne ha organizzato uno analogo. In Lombardia e da tenersi un mese prima di quello piemontese.

L’Appendino fa finta di abbozzare e intanto ricambia il siluro, che però prende un’altra traiettoria. Direzione capitale, Lady Virginia. Il primo cittadino torinese si dice favorevole a Roma 2024. Ma fatti i fatti tuoi, verrebbe da dire. Hai già le alghe come segnalibri. E invece no, ecco le donne: un uomo fa loro uno sgarro. E loro si vendicano, ma su un’altra donna. Perfino dello stesso pentamovimento. Ma jatevenne, va.

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