Sua Santità il voto. E quel dannato malocchio

Rita Cacciami

In punta di stiletto. Il veleno è previsto nella ricetta.

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Rita Cacciami di RITA CACCIAMI

Vice direttore de L’inchiesta Quotidiano

 

Come in trincea. Tremano i presidenti e i loro segretari al solo ricordare quella notte da incubo. Una lunga maratona che si è trasformata in resistenza al fronte. Accerchiati dai rappresentanti di lista.

Disposti a semicerchio, armati fino ai denti. Di tabulati, penne, smartphone e tablet. Incollati in diretta auricolare con i quartier generali dei loro colonnelli. Pronti a scatenarsi al minimo dubbio su una scheda mostrata come su un ring.

All’alba, stremati, i reduci dell’urna contavano i thermos di caffè ingurgitati. In un ambiente surriscaldato fin dalle 22 del giorno prima e con le sembianze di uno spogliatoio dopo partita più che di un’aula scolastica. Sudore e lacrime. Il sangue, per fortuna no. Anche se molti avrebbero voluto scatenare una piccola rissa. Così, tanto per rendere più sapida la campagna bellica.

Il ritiro delle truppe, all’alba. Vuota la città, in attesa dell’affissione dei voti. I temuti quadri appesi nell’atrio del comune e online. Ma i conti spesso non tornano, la stanchezza ha prevalso. Nessuno ha dormito per 36 ore, il dato rincorso da molti non c’è.

A fratem’ c’han tolt ‘n sacc ‘r voti” strillava una tizia ancora ieri davanti al bar del quartiere. Inserendosi sulla scia di chi è stato vittima di errori di trascrizione. Per alcuni, certo. Ma non per tutti. Dove l’errore c’era, le preferenze sono riapparse. Per gli altri, l’unica strada è gridare al saccheggio. Da bravi Italiani. Quelli tanto navigatori a vista. E poco santi. Quelli che andavano a Gallinaro a chiedere il miracolo. E che oggi dicono di averlo sempre saputo che così non poteva andare avanti. Che scisma sia. Scomunicati sì, ma con possibilità di perdono. E allora meglio ricorrere al piatto con l’olio. Se c’è il malocchio, va tolto. Senza perdere tempo. Santoni? Non diciamo sciocchezze. Al massimo qualche appuntamento dalla cartomante. Quella sì che se ne intende. C’azzecca sempre. A fare che? A dirmi se lui torna. E se la vicina di casa mi ha votato davvero come dice. Sennò, “ce lo faccio vedere io”. Che è, una minaccia? Ma no, mi riferivo all’asfalto. Quello elettorale, ovviamente.