Quello che i Gattopardi fanno ma nessuno denuncia (e diventa complice) (di A.Gnesi)

Arturo Gnesi
di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

 

Caro direttore,
la dialettica sui “Gattopardi ciociari” (leggi qui) deve essere provocatoria e spudorata altrimenti si rischia di pensare una cosa e dirne un’altra magari per fare bella figura e per non far dispiacere qualcuno.

Se i “soliti noti” sono da decenni sotto i riflettori, liberamente eletti dal popolo, si suppone che abbiano i meriti e i titoli per proseguire il loro cammino, se non ci sono alternative per il ricambio della nomenclatura allora il problema si fa serio perché saranno poche le chance di invertire la rotta del nostro territorio.

Una commistione consolidata nel tempo che intreccia lo scambio dei favori con la promessa del voto, nulla di penalmente rilevante tant’è che nessuno mai è finito in galera, ma un sistema che si consolida e rafforza ad ogni elezione e soprattutto assume la struttura sempre più verticistica collocando ai vertici i personaggi più collaudati e “usurati” della politica.

Del resto chi non si allinea non cresce, chi non fa la gavetta non viene premiato e in nome di un pragmatismo che spesso è la negazione o forse il carnefice dell’idealismo, si pianifica sul territorio una rete di contatti, amicizie, sodalizi, rapporti e legami che intrappolano l’economia, lo sviluppo e la vita sociale delle città e dei piccoli centri della nostra provincia.

Non parlo, per evitare litanie e monotonie, di triangolazioni o quadrilateri affaristici in quanto, benché nell’ “ambiente” e tra i “bene informati” se ne dicono e se ne sentono di tutti i colori, alla fine nessuno denuncia, nessuno mette nero su bianco e la complicità diventa come un atto notarile, a garanzia e tutela del proprio “status quo”

Qualche anno fa almeno c’era la denuncia politica, quella che i partiti si lanciavano l’uno contro l’altro, c’era l’indignazione dei militanti, la rabbia degli iscritti, ora è tabula rasa, chi protesta si ritrova fuori e anziché le “sacre scritture” dei maestri dell’ideologia si dovrà accontentare della settimana enigmistica.

Senza un partito nessuno è più nulla, senza la militanza e la testimonianza di un pensiero culturale, di una visione politica, si è vittima dei numeri e dei giochetti degli amici o presunti tali.

Il futuro di un territorio, di cui lei direttore sottolinea alcune criticità che vanno dai trasposti, alla sanità, dalla scuola, all’occupazione, dal disagio sociale alle infiltrazioni mafiose, si decide nelle ville di novelli padri (o madri) della patria e chi più ha in termini di ricchezza può pretendere e chi più tiene in termini di patrimonio, può ottenere.

Non me la prendo con nessuno sia chiaro, al secondo e ultimo mandato di sindaco, talvolta sento la nausea di una politica che per essere proficua deve essere servile, per essere utile deve diventare menzognera, per essere un’opportunità deve diventare falsa.

La politica è diventata un’altra cosa rispetto alla vita, ai sentimenti, al comune sentire della gente, la politica è diventata un macigno gigantesco che ostacola l’innovazione e l’evoluzione culturale è ormai pura arte per la conquista del potere dove possono essere anche messi da parte sia il carisma che le competenze perché quello che conta è rimanere fedeli ai gattopardi.

Diranno che la contestazione non porta da nessuna parte.

Ma nemmeno con la rassegnazione è mai cresciuta la civiltà, grande o piccola che sia.

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