Il nuovo bazooka consigliato da Mario Draghi (di A. Porcu)

L'intervento di Mario Draghi. Cosa ha voluto dire. E perché è importante comprenderlo. Cosa c'è in gioco. Come potrebbero cambiare le nostre vite. E perché è fondamentale la riunione di oggi in cui decidere le misure con cui fronteggiare l'emergenza legata al Covid-19

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il suo successore… beh lasciamo perdere. Mario Draghi è stato lo scorso presidente della Banca Centrale Europea. Che non è una specie di Monte di Pietà al quale chiedere i soldi impegnando il paltò del nonno. Ma è l’istituzione che con le sue scelte tiene in equilibrio le finanze dell’Europa: detto in maniera più semplice è quella grazie alla quale i pochi euro che ci troviamo in mano sono soldi che valgono qualcosa e non cartastraccia.

Quando Mario Draghi parla i banchieri ed i finanzieri di tutto il mondo si fermano ad ascoltare: è lui il signore che di fronte alla concreta possibilità che l’Euro diventasse cartaccia con lo stesso valore delle banconote al Monopoli, se ne uscì con un discorso entrato nella storia dell’Europa.

Mario Draghi Foto © European Central Bank

Era il mese di luglio del 2012, gli speculatori di tutto il mondo, da New York a Londra, da Mosca a Pechino, da Tokyo a Singapore, da Kuala Lumpur a Tel Aviv, si preparavano all’assalto con cui sbranare l’Euro e l’intera impalcatura su cui sedeva l’Europa. A tutti loro Mario Draghi mostrò i muscoli dell’Europa (ed i suoi attributi personali): disse che la Bce era «pronta a fare qualsiasi cosa per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza“. Whatever it takes: qualunque cosa.

Significava che la banca delle banche centrali di tutti i Paesi della Unione era pronta a comprare un importo potenzialmente illimitato di titoli governativi: sono i titoli con i quali gli Stati raccolgono i soldi dai risparmiatori e ci finanziano la loro attività (capito ora cosa è il Debito Pubblico italiano di cui tanto si parla?).

La frase di Mario Draghi fu un avvertimento ed un segnale ai Mercati mondiali. Significava garantire agli Stati la possibilità di finanziarsi a tassi accettabili cena finire strangolati dagli speculatori. Whatever it takes è lo strumento che ha consentito ai Paesi più indebitati (tra i quali c’è l’Italia) di attraversare la crisi dello spread. Soprattutto ha impedito la frantumazione dell’euro e la nascita di un’Euro a due velocità, una banconota in circolazione nel Nord Europa che valeva di più della banconota con scritto euro ma in circolazione nel Sud.

Il nuovo bazooka

Mario Draghi a Francoforte (Imagoeconomica)

Mario Draghi in queste ore è tornato a parlare. Con lui non sono mai casuali né il luogo né il momento.

Ha parlato sulle pagine in edicola questa mattina del Financial Times. È il principale giornale economico-finanziario d’Europa, tra i più letti ed autorevoli: sono le pagine che devono leggere ogni giorno tutti quelli che nel mondo vogliono fare finanza.

Soprattutto ha parlato a poche ore dal vertice dei capi di Stato e di Governo che dovranno fare il punto sulle strategie da adottare per uscire dalla crisi determinata dal Covid-19.

Mario Draghi ha detto che c’è poco chiacchierare e non c’è altro da fare che armarsi di un bazooka ancora più potente di quello con cui lui ha salvato l’Euro. Soprattutto bisogna usarlo.

Come in guerra

La sede della Banca Centrale Europea Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Il mastino che ha vigilato sulla stabilità dei conti nei singoli Paesi della Ue oggi sul FT dice che siamo esattamente come in una guerra. E dobbiamo comportarci allo stesso modo «Stiamo affrontando una guerra contro il coronavirus e dobbiamo mobilitarci di conseguenza»

Cosa significa “mobilitarci di conseguenza. La domanda è semplice: dove hanno preso storicamente i soldi gli Stati che hanno dovuto finanziare e sostenere il costo di una guerra? Da qualche banchiere mondiale che scommetteva sulla vittoria dell’uno o dell’altro sovrano (talvolta li finanziava entrambi, dato avrebbe guadagnatolo stesso). Dall’oro donato alla Patria. Dalle conquiste fatte strada facendo (ecco perché Hitler non si lanciò su Mosca ma su Stalingrado: per prende uno strategico centro produttivo meccanico decisivo per poter raggiungere i pozzi petroliferi del Caucaso, necessari al Reich per proseguire la guerra).

Oggi banchieri che possano finanziare una guerra simile non ce ne sono, l’oro è stato dato alla Patria da tempo, non c’è molto da conquistare sul percorso.

Le guerre si finanziano con il debito. I cittadini scommettono sulla vittoria della Patria. Anche perché se la Patria perde loro ci rimettono tutto lo stesso. (Ora avete capito perché la Banca Popolare del Cassinate si è precipitata a sostenere le imprese del Lazio nei primissimi minuti del lockdown: se crolla il sistema del commercio, viene messo in discussione tutto il modello).

Mario Draghi fa lo stesso ragionamento. E dice che il lockdown determinerà una «inevitabile recessione profonda». Davanti alla quale si deve intervenire subito per «proteggere la popolazione dalla perdita dei posti di lavoro». Allo stesso tempo bisogna tutelare le fabbriche che generano quei posti di lavoro e difendere «la capacità produttiva con immediati sostegni di liquidità».

Il cambio di mentalità

Christine Lagarde e Mario Draghi (Imagoeconomica)

Mario Draghi dice che siamo in guerra. Occorre entrare in una mentalità di Guerra. Mettere in campo le risposte che si darebbero in un’economia che ha subìto una guerra.

«Di fronte a circostanze non previste, un cambio di mentalità è necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che ci troviamo ad affrontare non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di chi la soffre. Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile. La memoria delle sofferenze degli europei negli anni 1920 sono un ammonimento».

Non è una citazione di poco conto. Perché le sofferenze legate al crollo delle Borse nel 1921 hanno poi determinato i presupposti sfociati nel Secondo conflitto mondiale.

Di cosa parlano

Nel corso del vertice di oggi i capi di Stato e di governo dell’Ue devono decidere in che modo finanziare le guerra e le conseguenze economiche del coronavirus.

I Paesi del Sud Europa (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Belgio, Slovenia e Lussemburgo) chiedono un impegno «senza precedenti» che si aggiunga alle misure della Bce ed a quelle della Banca Europea degli Investimenti. In pratica chiedono di finanziare la guerra anche con il debito. Emettendo dei titoli di risparmio sui quali investire. Ecco cosa sono i Coronabond.

I Paesi del Nord Europa (su tutti Germania, Olanda, Austria, Finlandia) non sono molto propensi a sostenere una massiccia iniezione di soldi ai quali poi anche loro si troverebbero a fare da garanti. Perché i Coronabond verrebbero garantiti da tutti (compresi Germania e Olanda) ma usati soprattutto da alcuni (il virus sta decimando Italia e Spagna).

L’Olanda lo ha detto senza alcun riguardo per le migliaia dimorai che il Covid-19 sta mietendo nel Nord d’Italia ed in Spagna. Addirittura ha sollecitato un’indagine sui Paesi che non hanno risparmiato abbastanza preparandosi alla crisi: “Alcuni paesi non si sono preparati e ora chiedono tutta una serie di nuovi strumenti esotici”.

La via possibile

Sergio Mattarella con Mario Draghi Foto © Paolo Giandotti / Imagoeconomica Roberto Gualtieri

C’è un’altra via. Si chiama Mes e significa Meccanismo Europeo di Stabilità: è stato studiato per affrontare e eventuali crisi di uno stato sovrano (ricordate quando sono collassati i conti della Grecia?).

All’interno del Mes c’è la Ecco che sta per Linea di credito a condizioni rafforzate. Si tratterebbe di compiere una rivoluzione. E trasformare un fondo salva stati rendendolo invece un fondo che finanzia stimoli fiscali nei Paesi con le economie messe in crisi dal Covid-19.

Ai Paesi del Nord darebbe più certezze perché in questo secondo caso chi prende i soldi deve restituirli (come nell’ipotesi dei Coronabond) ma se sbagliano a fare gli stimoli poi finiscono come alla Grecia qualche anno fa.

Per l’Italia significherebbe l’apertura di una linea di credito pari a 36 miliardi (il 2% del Pil). Che potrebbe anche essere allargata. Qui c’è il problema interno: i sovranisti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni in questi mesi hanno indicato il Mes come un demone dal quale tenersi alla larga.

In tutto questo, lo spettro di un Euro a due velocità torna a farsi concreto. Con conseguenze devastanti per l’Italia. Da qui l’intervento di Draghi. Che è stato molto chiaro: siamo in guerra, serve un bazooka per difendere l’Euro di tutti, serve usarlo.