Top e Flop, i protagonisti di martedì 9 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 9 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 9 aprile 2024.

TOP

FRANCESCO BONIFAZI

Francesco Bonifazi (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Succede, quando la Procura ti spedisce a processo e ti capita di finire in un tritacarne mediatico e soprattutto politico che non ti dà appello neanche quando deve ancora finire il primo grado. Succede ed è giusto che succeda. Francesco Bonifazi, prima di spiegarla, questa cosa, l’ha sentita, sentita dentro e sull’onda del sollievo per un’assoluzione sullo Stadio di Roma che gli è arrivata a restituire dignità e verve.

Un nuovo nerbo che il parlamentare di Italia Viva ha messo a servizio di una riflessione su quelli che, a suo dire, erano garantisti a chiacchiere ma forcaioli o ironici nei fatti. Ce l’ha con Carlo Calenda che ieri sera è arrivato ad Isola del Liri a presentare il suo libro, Bonifazi. Lui venne coinvolto nell’inchiesta sul progetto, mai realizzato, dello stadio della Roma a Tor di Valle.

Lo stadio mai nato a Tor di Valle

Il processo di I grado che ne è scaturito ha visto emettere la condanna a 1 anno con pena sospesa per il deputato ed ex tesoriere della Lega, Giulio Centemero. Francesco Bonifazi, ex tesoriere dl Pd e oggi deputato di Italia Viva, è stato assolto. I due parlamentari erano “imputati per i fondi, in totale 400mila euro, erogati tra il 2015 e il 2018 dal costruttore Luca Parnasi a due associazioni vicine ai dem e al Carroccio”.

Lo spiega Il Fatto Quotidiano. E Bonifazi ha scritto: “Ho ripensato stanotte a chi in questi anni mi ha attaccato sui media e sui social. I grillini, certo: ma anche alcuni sedicenti liberali sempre pronti a parlare di morale e di etica. Ma incapaci di osservare le regole del garantismo costituzionale e del rispetto umano”.

Un “Travaglio che non ce l’ha fatta”
Marco Travaglio (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Poi Bonifazi spiega e documenta: “Guardate questo tweet, che ho conservato per due anni. E dopo l’assoluzione di ieri adesso posso dirlo: Carlo Calenda, anche tu sei solo un giustizialista di basso livello. Sei solo un Marco Travaglio che non ce l’ha fatta. Ka-Boom! E a chiosa: “Sei solo un finto liberale che non sa cosa sia il garantismo”.

Ma cosa scriveva Calenda in un tweet del 30 marzo 2022? “Francesco, con affetto, direi che quando parli di Roma sarebbe bene che ti limitassi al perimetro Parnasi-Stadio”.

“Questione sulla quale hai competenze indubbie e, diciamo così, ufficialmente riconosciute. Sul resto lascerei perdere”.

Memoria di ferro.

PATRIZIO MINNUCCI

I Vangeli lo riportano con chiarezza. In maniera sinottica cioè con un parallelismo pressoché sovrapponibile. “Nemo propheta acceptus est in patria sua” cioè ‘nessun profeta è gradito nella sua patria’ scrivevano Luca (4, 24), Matteo (13, 57), Marco (6, 4) ed in questo caso anche Giovanni che è il meno sinottico di tutti. (4, 44). I quattro evangelisti attribuiscono la frase a Gesù quando entra a Nazareth e viene accolto con una certa freddezza. Un po’ come accaduto a Patrizio Minnucci, scrittore di Alatri individuato in Francia come migliore traduttore e curatore della “Storia della rivoluzione francese“, testo di quattro volumi dello storico francese Jules Michelet (1798-1874).

Quattro anni di lavoro silenzioso e poi la gloria del riconoscimento pubblico fatto in occasione della “Primavera marsigliese“. Patrizio Minnucci ha vinto la sezione Traduzioni raccogliendo apprezzamento unanime poiché “mai prima si era vista una traduzione dell’opera integrale suddetta in italiano”. Evidenziando “la spontaneità traduttiva e per la prefazione colta e accessibile, ai quattro volumi”. Minnucci non è una sorpresa: nel 2016 vinse il Premio Camus per il “Caligola” a Bordeaux.

Nella sua bibliografia ci sono romanzi come Stigma arrivato dopo il successo di Bagattelle di vita agra, di Stadio K. Frammenti di vita, la trilogia antistorica La storia senza censura, L’antistoria di Alatri e L’Ostia incarnata.

Il francese di casa nostra.

FLOP

LUCIANO NOBILI

Luciano Nobili (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Per gli stessi motivi e sulla stessa vicenda di sopra, che ha generato un Top, Luciano Nobili si becca il Flop. E se lo “becca” perché non esistono solo le questioni inoppugnabili, ma anche le persone che sono adatte a cavalcare quella inoppugnabilità.

Perciò se da un lato Francesco Bonifazi di Italia Viva ha fatto bene a cazziare Carlo Calenda per un suo tweet sulla vicenda dello Stadio di Roma, dall’altro Nobili non ha fatto benissimo a surfare il fatto. Questo perché – particolare non da poco – Bonifazi era ed è quello che sulla vicenda era finito a processo.

C’è chi può e chi forse no

Perciò adesso può permettersi stilettate in lusso di un sollievo un filino salace e polemico. Nobili no, lui ha solo l’onda alta di una contrapposizione ormai organica tra Italia Viva ed Azione. E non può utilizzare il tweet di Calenda per lanciare gli stracci figli della frattura tra quest’ultimo e Matteo Renzi. In certe cose ci vuole eleganza ed il consigliere regionale del Lazio ed ex deputato forse avrebbe dovuto mettere più cautela nelle sue esternazioni.

Attenzione sennò si equivoca: liberissimo di farle. Tuttavia così è sembrato solo un furiere che spalleggia un incursore a blitz finito solo perché portano le stesse mostrine al collo. Il garantismo è una condotta di base, non un vessillo da contrappunto a chi non ce l’ha, è questo il principio che in casa Renzi paiono aver scordato.

“Ti abbiamo sostenuto per il Campidoglio”
Luciano Nobili (Foto Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Ha scritto Nobili: “Sei mesi prima di questo tweet Italia Viva con generosità e massimo impegno lo aveva sostenuto come candidato sindaco di Roma. Sei mesi dopo questo tweet Italia Viva gli ha affidato la guida del Terzo Polo e consentito di presentarsi alle elezioni”.

E ancora: “Senza di noi Azione sarebbe fuori dal Parlamento. La correttezza di Calenda è tutta in queste poche righe: ingiurie degne di un grillino qualunque, sulla base di un’indagine”. E a chiosa: “Il contrario esatto di un garantista, la parodia di un liberale. Spero per lui che, oggi che Francesco Bonifazi è stato assolto, abbia almeno il buon gusto di scusarsi”. Però così sa quasi di rinfaccio, più che di regolo etico.

La presunzione di “azzupparci”.

ALESSANDRA SARDELLITTI

Alessandra Sardellitti

Atti ufficiali non ce ne sono. Documenti scritti, nemmeno a parlarne. Ma tra le prime linee della maggioranza di centrodestra che amministra Frosinone ne sono certi. Alessandra Sardellitti, l’efficientissimo ex assessore all’innovazione tecnologica che si è dimessa a sorpresa nelle settimane scorse, ha lasciato la giunta ma non la politica. E continua a dire la sua.

Una vulgata vuole che abbia detto agli amici di essere disponibile, qualora la richiamassero, a valutare un suo eventuale rientro nella Giunta appena lasciata. Altrettanti smentiscono con convinzione questa versione e dicono che invece avrebbe espresso velatamente al sindaco un suo gradimento per Francesco Pallone.

Verità o leggende, poco conta: quando si lascia un vuoto è fisiologico che in larga parte venga coperto da chiacchiere. Ma proprio questo fa capire quanto siano state intempestive le sue dimissioni: fuori tempo, fuori dibattito, fuori premessa. Una scelta radicale: rispettabile perché fatta non tanto per ragioni politiche ma più che altro personali e quindi non sindacabili.

Ma se si è nauseati dal contesto e si avverte l’esigenza di suggerire successori, c’è una evidente contraddizione in termini. Se non è vera la versione dei suggerimenti è evidente il vuoto lasciato sia troppo grande e quindi intempestivo.

Una, nessuna e centomila