Top e Flop, i protagonisti del giorno: sabato 28 gennaio 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 28 gennaio 2023.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di sabato 28 gennaio 2023.

TOP

ASI/LEONARDO

L’oro è roba da ricchi ma il platino è roba da Cresi, e non sempre la ricchezza sta ne caveau o sotto terra. A volta la ricchezza sta in cielo, su su in alto dove le nazioni coraggiose scrutano e dove i sistemi complessi lungimiranti iniziano a scommettere. Lo hanno fatto l’Agenzia Spaziale Italiana e Leonardo.

Due colossi colossali, che hanno stretto un patto. Che faranno assieme? “Mirabilia”, avrebbe detto Seneca: sul tavolo e freschi di firma ci sono due contratti dal valore totale di circa 33 milioni di europer lo sviluppo e realizzazione della camera ad alta risoluzione di Platino 3 e della camera iperspettrale di Platino 4”.

Che roba è? Siamo nel campo degli strumenti ottici di miliardesima generazione che stanno sotto l’ombrello della missione che prende quel none iconico, “Platino”. Lo scopo è assemblare una mini Piattaforma spaziale ad Alta Tecnologia con cui Asi ha in agenda di “supportare, mediante l’utilizzo di minisatelliti, un’ampia gamma di missioni nei settori dell’osservazione della Terra, telecomunicazioni e scienza”.

Se ne occuperà Leonardo, della costruzione, e “con costi operativi ridotti”. Quella piattaforma sarà capace di catturare immagini di ottima qualità con un livello di dettaglio a terra (risoluzione spaziale) di almeno di 50 cm. Si, bellissimo, ma lo scopo o uno di quelli pratici che tanto piacciono a noi?

Basti pensare all’equazione nefasta Italia-dissesto idrogeologico ed alla necessità di incrementare il monitoraggio del territorio e delle infrastrutture, anche a fini di protezione civile. Ecco, basterebbe quello per capire che Asi e Leonardo nello stringersi la mano hanno fatto bingo. E non solo per loro.

Il Grande Fratello geologo.

GIANFRANCO BATTISTI

Gianfranco Battisti Foto © Imagoeconomica

Si era messo in testa di far viaggiare in orario i treni, iscrivendosi così d’ufficio all’elenco ufficiale dei matti: in Italia si dividono in due categorie, quelli che credono di essere Napoleone e quelli che, appunto, pensano di poter rendere puntuali le ferrovie. Una sfida alla quale Gianfranco Battisti, manager fiuggino di lungo corso al quale misero in mano le Ferrovie dello Stato Italiane, ne aggiunse un’altra: rendere l’Alta Velocità una linea per tutti e non per i soli frequentatori della Business. Riuscì in entrambe. E infatti al successivo cambio di Governo gli chiesero di accomodarsi: in Italia a quelli bravi succede così.

Alle sfide impossibili ora ne ha aggiunto un’altra. Che in follia supera d’un paio di spanne quella dei treni puntuali e per tutti: rendere l’acqua e le terme di Fiuggi un gioiello industriale nazionale; riportando gli orologi della storia indietro d’un secolo, quando Vittorio Emanuele III a Roma decideva se fare la guerra all’impero Austorungarico mentre la regina Elena con i bambini stavano in vacanza al Palazzo della Fonte.

Gli ultimi trent’anni di gestione sono stati caratterizzati, tranne qualche breve parentesi, da molta buona volontà e risultati lontani dall’efficienza; con vertenze giudiziarie, tribunali fallimentari, contenziosi vari; più strane storie di container carichi di bottiglie lasciati a rovinarsi anziché spedirli, avvantaggiando la concorrenza. I conti ora sono in ordine: merito di un altro visionario che risponde al nome di Alioska Baccarini, il sindaco del risanamento. Ha credito nella possibilità di mettere in ordine la società e di affidarla poi a dei nuovi soci, dalle dimensioni e dall’altezza degli del nome Fiuggi.

Da questa mattina si cambia. Al termine di un rigoroso periodo di riordino e risanamento dei conti, il Comune di Fiuggi mette fine al periodo della gestione pubblica per acqua, terme e strutture sportive. A guidarle arriva la più solida delle cordate che fosse possibile immaginare: gli industriali Maurizio Stirpe (Prima e Frosinone Calcio), Francesco Borgomeo (Gruppo Saxa Gres e Plasta Rei), Nicola Benedetto (Palazzo Gattini a Matera). E Gianfranco Battisti.

I progetti sono chiari: Stirpe intende trasformare le strutture sportive di Fiuggi in un’eccellenza nazionale ed ha già le carte pronte; Borgomeo ha già telefonato ad Oxford dove hanno una cattedra legata all’economia delle acque minerali e gli hanno sviluppato un piano; Benedetto si occuperà della rete ricettiva. Battisti reggerà le fila.

Un dream team che ha di fronte non solo la sfida economica ed industriale legata ai conti. Ma quella legata al fatto d’essere del territorio: con tutte le aspettative e le difficoltà aggiunte che ne conseguono. Non è un caso che nemo propheta in patria. Ma di sfide impossibili, Gianfranco Battisti, Maurizio Stirpe, Francesco Borgomeo e Nicola Benedetto ed i suoi soci, ne hanno già vinte.

Cose da matti.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Lanciato nella parte finale della parabola discendente che in pochi anni l’ha visto precipitare dal tetto dell’Europa a percentuali da prefisso telefonico, il leader della Lega è alla disperata ricerca di un tema che restituisca identità ad un Carroccio che da tempo non ne possiede.

Per anni, l’urlo di Matteo Salvini dai palchi è stato portavoce di qualunque mal di pancia territoriale. Più di lui, solo i grillini. E infatti realizzarono insieme un governo. Che deterrà nei secoli il record delle delusioni. Perché non puoi sobillare i pastori sardi facendogli gettare il latte sull’asfalto della Carlo Felice e poi una volta accomodato a Palazzo Chigi diventare più governativo dei precedenti inquilini, con tanti saluti a Tap, Tav, gas, latte e proteste d’ogni fatta.

La parabola discendente nasce da lì. E non pare possibile arrestarla. E quando non hai nulla nell’arsenale? Ti attacchi anche al vecchio archibugio del prozio che combatteva per gli Imperi Centrali. Così sta facendo in queste ore la Lega: rispolverando la storia del Federalismo e dell’Autonomia Allargata. Incamerando il più solido ed autorevole dei No. Cioè quello degli industriali che linfa vitale erano stati per la Lega degli esordi.

Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi nelle ore scorse è arrivato a dire che discutere dell’Autonomia senza prima finanziare i livelli essenziali dei servizi che devono essere uguali su tutto il territorio nazionale, «non sarebbe intellettualmente onesto». Bocciatura su tutta la linea della bozza Calderoli per l’Autonomia. Nella quale si propone che i Lep vadano semplicemente definiti e non anche finanziati. Chiacchiere. Alle quali Bonomi ha fatto tana.

Archibugio arruginito.

RAFFAELE FITTO

Raffaele Fitto

L’uomo di Giorgia Meloni nel cuore dell’Europa si applica ma non ha perso ancora due cose: quel piglio liberista forte che ne fa di lui un arcoriano in pectore e quel certo modo di descrivere le cose che è esattamente il contrario della sintesi che Raffaele Fitto invoca ad ogni occasione. Attenzione: sono peccati di venia, posto che peccati siano ed accasarlo fra i Flop è stata azione più sottile che doverosa.

Però se è vero che la politica del terzo millennio ha perso gli orpelli della dialettica barocca e posto che sia vero che ciò è un bene allora diciamo che Fitto su questo mood ci sta studiando ma svogliatamente. D’altronde il nostro un po’ di orpelli li “contiene” già nella sua stessa mission in esecutivo, perciò magari disfarsene è più difficile. Qualcuno ha riflettuto ad esempio sul fatto che Raffaele Fitto è ministro di Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e Pnrr e che tecnicamente più di lui ha incombenze solo il Padreterno?

Sul Pnrr Fitto ha detto che è una grande occasione che da esso dovranno uscire gli spunti “per dare risposte adeguate e coordinate con l’Europa all’Inflaction Reduction Act messo in campo dagli Usa”. Il Pnrr è “uno stimolo importante che deve portare all’adozione di scelte strategiche a sostegno del nostro sistema imprenditoriale messo a dura prova dalla crisi energetica e dall’aumento dei costi delle materie prime, scaturiti dal conflitto in Ucraina”.

Poi è andato giù di barocco in purezza: “Lavoriamo al coordinamento con gli altri programmi che sono in campo a livello europeo per le politiche di coesione per evitare eventuali sovrapposizioni. Ritengo fondamentale, infine, dare vita a un processo di semplificazione e a una governance che sia in grado di rispettare i tempi”.

Ecco, come si fa a parlare di semplificazione che parli come Filippo Marinetti ad una reunion di esistenzialisti francesi? Quello di Fitto sembra essere un mero problema di comunicazione. Ma il piglio agile che lui cerca deve partire dalla sua parlesia. Altrimenti uno poi pensa male. E dietro il meloniano ci vede spuntare l’arcoriano e l’anello di giunzione con l’età in cui i politici non li dovevi capire. Li dovevi chiamare per non far partire tuo figlio militare.

Eloquio troppo Fitto.