Top e Flop, i protagonisti di giovedì 29 giugno 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 29 giugno 2023.

TOP

FRANCESCO PAOLO FIGLIUOLO

Il generale Francesco Paolo Figliuolo a Che Tempo che Fa

Ormai lui è un archetipo. Quello della Cavalleria che arriva con i gagliardetti proprio quando il nemico sta per fare breccia nelle linee e nel petto dei difensori. Francesco Paolo Figliuolo è stato l’artefice della logistica spaventosa che ci volle per mettere a terra le strategie contro il Covid. E in quel ruolo il generale alpino nominato Commissario Straordinario all’emergenza Sars-Cov 19 dal governo Draghi si è distinto.

Forse non è un’iperbole sostenere che l’arrivo di Figliuolo ai vertici della cabina di regia per sconfiggere il virus è stata la cosa migliore che potesse accadere. Succedere all’Italia in quel particolare e drammatico momento della sua storia. E ora che una grossa parte del paese è stata messa in ginocchio da natura, incuria e clima il generale che risolve cose è stato di nuovo fatto abile arruolato.

E’ arrivato infatti il via libera del Consiglio dei ministri alla nomina di Francesco Paolo Figliuolo. Nomina a commissario per la ricostruzione delle zone messe in ginocchio dall’alluvione del maggio scorso. L’alto ufficiale dovrà occuparsi della gestione diretta dei guai di Emilia Romagna, Marche e Toscana.

E non sarà come con il Covid perché la nomina di Figliuolo si innesta su una base “politica”. Con il Covid c’era stata quella patina emergenziale assoluta che unificava gli sforzi. Con l’alluvione in zone dove vanno a frizione anche le istanze dei partiti e quelle del governo in carica si tratterà di lavorare di fino, oltre che bene. La nomina di Figliuolo passerà effettiva con un provvedimento successivo, tutto questo in attesa che il Dl sulla ricostruzione entri in vigore e vada in Gazzetta Ufficiale.

Ad affiancare il generale saranno i tre governatori delle regioni colpite. Avranno il ruolo di subcommissari. Stefano Bonaccini, Francesco Acquaroli e Eugenio Giani fungeranno un po’ da Stato Maggiore di Figliuolo. Il tutto con la “benedizione” del ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci, che nella nomina di Figliuolo ci vede un segnale di organicità. Una svolta per quelmodello unico per la ricostruzione su territori colpiti da alluvioni, frane, eventi avversi ed eventi vulcanici” ma senza “norme “frammentate nel tempo”. Perché quando il gioco di fa duro…

“Figliuol prodigo”.

CORRADO URBANO

Corrado Urbano

La vita è fatta di mille intrecci. Che spesso creano nuove occasioni. In oriente, chi crede nel Buddha e nel Karma è certo che ogni azione positiva alimenti un mondo positivo mentre ogni azione negativa contribuisca ad alimentare un mondo negativo. Se così è, Corrado Urbano in qualche maniera ha contribuito a fare in modo che una piccola fetta di mondo abbia avuto un po’ di positività. E di paccate d’euro.

Guardi qui: ho vinto 500 euro con questo gratta e vinci“: la signora è una cliente abituale del bar di Corrado Urbano, vecchia gloria del Cassino calcio. Centrocampista dai piedi buoni oggi allena il Matese in Serie D. Ed i suoi guadagni fatti calciando il pallone li ha investiti. Una parte nel bar Smile Caffè che si trova all’interno del centro commerciale Le Grange di Piedimonte San Germano.

La signora ha mostrato ad Urbano quel biglietto. Il mister le ha detto:Signora, lei ha vinto mezzo milione. Il biglietto è della serie “Miliardario” dl costo di 5 euro. Il numero magico che ha fatto la differenza è il 43.

C’è tanto karma positivo in questa storia. Immaginate se Urbano avesse seguito le orme di tanti ragazzi talentuosi come lui. Che invece si sono mangiati milioni a palate, finendo poi aggrappati ad una bottiglia oppure a spazzare una strada. O se in un attimo avesse bruciato sull’altare della tentazione la sua correttezza: come hanno fatto altri esercenti finendo poi sui giornali una volta smascherati. Invece ha detto subito alla signora: sono 500… mila. Innescando tanta altra gioia sul territorio. E dando, in un colpo solo, due grandi esempi.

Grande non solo in campo.

FLOP

DANIELA SANTANCHE’

Daniela Santanché (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Il 5 luglio chiarirà tutto, forse. Inutile negarlo: le inchieste giornalistiche strutturate si fanno non solo – prioritariamente e per fortuna – perché dove c’è puzza di bruciato i giornalisti ci devono andare e di corsa. Ma anche per un fattore secondario ma indubbio. Le inchieste scomode partono anche su quei personaggi che nel mainstream della dialettica politica offrono maggiormente il fianco a contraddizioni. Spesso figlie di un certo modo di porsi. (Leggi qui: Il grosso equivoco della Santanchè: “nera” fuori, azzurra dentro).

Non è la bieca eziologia delle indagini “per antipatia” e per castigare la boria. Si tratta della mera constatazione che se sei un totem chiassoso di una certa idea politica non puoi aspettarti la sordina o i toni collinari quando poi in tacca di mira ci finisci tu. E ci finisci per motivi ipotetici ma empiricamente imbarazzanti. E dopo l’inchiesta di Report Daniela Santanchè di imbarazzi nel governo Meloni ne ha creati non pochi. Quelli e i contrattacchi ringalluzziti degli avversari politici del destra-centro.

Avversari che ci hanno visto non solo una cifra etica, ma un’occasione golosissima per dare una spallata al fortino puntando sul palo debole della staccionata. Qualche esempio? Giuseppe Conte ha morso il polpaccio della vicenda in modalità Dracone. “La Santanchè ha due strade: o viene in Parlamento a diradare in modo puntuale le gravi ombre sul suo operato, oppure fa un passo indietro e lascia l’incarico istituzionale. Presidente Meloni sei d’accordo che non ci sono alternative? Che dici?”.

Il leader del M5S lo spiegato sui social: “La trasmissione Report ha diffuso ricostruzioni ben precise. Che gettano una grave ombra sulle attività imprenditoriali della ministra Santanchè. Abbiamo pazientemente atteso che la diretta interessata avvertisse l’urgenza e la necessità di chiarire. Punto per punto, la realtà dei fatti e il proprio punto di vista”.

A traino sono arrivati gli esponenti di Verdi-Sinistra, loro hanno addirittura messo in piedi una petizione. “I comportamenti di Daniela Santanchè imprenditrice, come emergono dall’inchiesta di Report sono compatibili con Daniela Santanchè ministra della Repubblica? La ministra del turismo può continuare a non chiarire all’opinione pubblica, al Parlamento, ai media tutte queste vicende, limitandosi a minacciare querele? Pensiamo proprio di no”.

E in chiosa sondaggistica. “Serve un atto di dignità, per questo Alleanza Verdi Sinistra ha lanciato in queste ore sul web una campagna di raccolta adesioni con la richiesta delle sue dimissioni. Ecco, la Santanchè riferirà in Parlamento il prossimo 5 luglio. Lo farà si spera con esaustività, ma certe sue affermazioni volte a sminuire inchiesta ed autori della stessa poteva tenersele.

Open to gran casino.

NICOLA OTTAVIANI

(Foto © Stefano Strani)

Rischia di ritrovarsi isolato. E per evitarlo ha lanciato subito una manovra con cui evitare l’accerchiamento. Va letta così la lettera con cui nelle ore scorse il Coordinatore provinciale della Lega Nicola Ottaviani ha attaccato la Saf, società composta dai 91 Comuni della provincia di Frosinone in quote uguali a prescindere dal numero di abitanti e dalla quantità di rifiuti prodotta.

Nele prossime ore ci sarà l’assemblea dei soci. I Sindaci dovranno approvare i conti, rinnovare il management, decidere le linee strategiche per il futuro. Il presidente uscente è Lucio Migliorelli, formazione Pd ed esperto del settore avendo ricoperto il ruolo di dirigente regionale nell’assessorato al ramo. È al secondo mandato: al primo è stato eletto con 59 voti (contro 21 del suo avversario) ed al secondo è stato confermato con una larghissima maggioranza.

Il voto della scorsa assemblea è centrale. Perché rappresenta un passo differente con il passato. In quanto Lucio Migliorelli ha aggiunto una visione strategica a quella politica: progetto per il totale rifacimento degli impianti con tecnologie più moderne ed a bassissime emissioni nello stabilimento che a Colfelice lavora le immondizie prodotte dai ciociari; obiettivoinquinamento zero’; pannelli solari con cui alimentare in maniera green gli impianti, spinta ulteriore verso la differenziata, riportare in house la gestione dell’organico smettendo di regalare il nostro metano al Veneto; ingresso nella gestione dei materiali recuperati.

Con quella prospettiva ottenne un voto quasi unanime. E la totalità degli obiettivi assegnati quella volta dall’assemblea è stata raggiunta. Allora perché Ottaviani attacca Saf? Perché c’è la possibilità di un dialogo che metta allo stesso tavolo il centrosinistra di Migliorelli ed i sindaci di Fratelli d’Italia che governa la Regione: e l’ambasciatore di questo dialogo potrebbe essere l’ex vicepresidente della Provincia Fabio De Angelis. Il che fa temere ad Ottaviani la sua esclusione e quella dei suoi sindaci leghisti dalla governance.

La realtà è che una volta impostate le linee strategiche dai sindaci ci si muove in quella direzione. Chiaro allora che la mossa del deputato leghista serva solo ad alzare il prezzo. Ed ottenere una garanzia di maggiore agibilità a discapito di FdI. Mossa ineccepibile dal suo punto di vista politico. Ma qui stiamo parlando di altro: di un modello che da 25 anni vede la provincia di Frosinone esente dalle crisi sui rifiuti che hanno messo in ginocchio Roma e Napoli. E solo perché non si sono volute organizzare come la Ciociaria.

Scaramucce di contorno.