Top e Flop, i protagonisti di martedì 12 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 12 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 12 settembre 2023.

TOP

PIETRO ICHINO

Pietro Ichino (Foto: Vince Paolo Gerace © Imagoeconomica)

Da un giuslavorista ci si aspettano due cose che sono già in etimo della parola. Che parli di leggi e di lavoro, ma lavoro in senso anche lato, in senso di opera. E Pietro Ichino ha fatto il suo mestiere allo stato dell’arte in poche righe che hanno messo la questione migranti su un nuovo binario. Binario cognitivo, analitico e soprattutto protocollare.

“Il sistema economico italiano non può sopportare la perdita di 300.000 persone ogni anno. Esso ha dunque urgente bisogno, per un verso, di una politica efficace volta a riequilibrare, almeno nell’arco del prossimo ventennio, il numero delle nascite rispetto a quello dei decessi. Ichino l’ha spiegata meglio e con chiarezza: “Per altro verso, di una politica efficace di attrazione dei flussi migratori utili per compensare subito la crisi demografica in atto”.

Le parole del giuslavorista ad Adnkronos/Labitalia suonano come un mezzo monito, ma in realtà sono solo un’analisi empirica. Per lui “nessuna politica migratoria efficace è possibile senza l’attivazione di una fitta rete di gemellaggi tra entità pubbliche e private italiane. Sì, ma quali dunque? Scuole ad esempio, o università, ospedali, teatri, imprese e servizi pubblici.

E con cosa dovrebbero interagire queste realtà? Con “le entità omologhe esistenti nei Paesi africani e del medio-oriente. Soltanto l’attivazione di questa rete può consentire, per un verso, l’attivazione di flussi migratori virtuosi. Ecco il segreto vero: i flussi migratori non resettati, ma portati a potabilità operativa.

Il tutto anche con “il reimpiego utile nei Paesi di origine di persone giunte in Italia per caso, che oggi invece vengono per la maggior parte condannate alla irregolarità”.

Una rete per pescare soluzioni.

MAURIZIO CIANFROCCA

Maurizio Cianfrocca

Non servono troppe parole: i bambini fanno quello che vedono fare agli adulti, gli adulti fanno quello che vedono fare ai loro simili. E non ci sono gorgheggi, rime, parole per quanto gentili e potenti che possano avere un’efficacia superiore all’esempio. Lo sa bene il sindaco di Alatri Maurizio Cianfrocca.

La sua città è al centro della cronaca da una settimana. Tre episodi da pagine nazionali: l’incidente provocato da un giovane che guidava ubriaco, drogato ed in diretta social; i ragazzi che hanno sparato sui passanti usando un fucile a piombini e ferendone sette; gli undici Daspo Willy ad altrettante persone della città ritenute violente. Il sindaco Maurizio Cianfrocca ieri sera non è voluto cadere nella trappola della provocazione. E di fronte all’incalzare di uno dei consiglieri che hanno contribuito ad eleggerlo ha preferito voltare le spalle e lasciare l’Aula consiliare senza rispondergli.

Quello che è accaduto dopo avrà con ogni probabilità degli strascichi: sicuramente politici, probabilmente giudiziari. L’immagine del post Consiglio comunale è di un consigliere ed un assessore retti a stento dagli altri amministratori, insulti da bettola, forse sputi ma con ogni probabilità soltanto mimati. (Leggi qui: Sputi e insulti in Aula, all’aria la missione per riportare FdI con Cianfrocca).

Al di là di torti e ragioni: il peggiore esempio che si potesse dare alla città nel peggiore momento. Cosa c’è da aspettarsi in una città dove nel luogo di massima espressione del dibattito, del confronto e della mediazione, invece ci si insulta e si passa dalla forza della ragione alle ragioni forti delle mani?

Eppure Alatri aveva dimostrato di saper lanciare segnali: come nella decisione di trasformare in un parco ed un campetto di gioco l’area diventata parcheggio dalla quale sono partiti i colpi che a gennaio hanno assassinato Thomas Bricca ad appena 19 anni.

Perché sono gli esempi a tracciare la rotta, non le parole. Il solco lo tracciano le azioni e non gli inutili gorgheggi. Gli altri fanno quello che ci vedono fare. Ed in quella situazione, dove era evidente che sarebbe sfociata nello scontro, il sindaco Maurizio Cianfrocca ha dato l’esempio: al bando le virtù belliche, l’ardimento e l’assalto corpo a corpo; ha ignorato chi lo provocava ed è andato via. Quello che è successo subito dopo gli ha dato ragione.

La forza della dissuasione.

FLOP

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

La segretaria del Pd esordisce con un settembre di lotta e di “non governo”, nel senso che la sua verve di oppositrice altera dell’esecutivo Meloni è andata in iperbole. Lo ha fatto al punto tale da tenere viva ed alta la mistica della leader “barricadera”, ma non al punto da dare concretezza a quella lotta.

Di fatto è iniziata la campagna elettorale per le Europee 2024 e i partiti sanno benissimo, sanno tutti, che lì ognuno dovrà correre per sé, in un gioco proporzionale al massacro che per le formazioni più importanti potrebbe diventare ecatombe. Ma lei no, Schlein non ha ancora una visione sistemica dell’appuntamento, o quanto meno non la fa vedere ai media.

La domanda delle cento pistole è ormai un mezzo loop. Stefano Bonaccini potrebbe essere capolista Pd alle europee nel Nord Est? Ecco, la risposta è stata: “Di questo discuteremo nei prossimi mesi”. Perché? Perché “ora siamo impegnati a costruire coalizioni vincenti nei territori. E ci sono tantissime amministrative in concomitanza con le europee. Per questo portiamo avanti il dialogo con le altre opposizioni”. E a perdere 31 iscritti in Liguria.

Tradotto, in chiave Ue alla ragion di partiti si antepone la ragion di ammucchiata. E la Schlein dice che quel mix lo si farà “senza schemi preconfezionati, ma sui temi. Lo abbiamo già fatto col salario minimo, credo si possa fare su tante altri sfide a partire dalla sanità pubblica. Noi mettiamo al centro il progetto e poi vedremo quali saranno i profili adatti a tutte queste sfide”.

Insomma, il sunto pare essere quello per cui la segretaria Dem punta a trovare piccole alchimie locali invece di cercare grandi sintesi sistemiche. Quello o un sunto bis: quello per il quale parlare di ruoli chiave per il “suo” presidente-antagonista Bonaccini per ora è vietato.

Punta sul vivo.

GIANLUCA BORRELLI

Gianluca Borrelli

La provocazione è un’arte. Come lo è l’insulto. Non a caso  Arthur Schopenhauer vi ha dedicato una delle sue più apprezzate pubblicazioni. E Gianluca Borrelli, consigliere comunale di Alatri, dell’arte della provocazione ha fatto una cifra stilistica nella sua attività politica. Come ricorda chi vide la celebre capocciata dell’allora consigliere comunale leghista Mimmo Fagiolo assestata in pieno volto in risposta ad una frase di Borrelli che avrebbe fatto invidia a Materazzi nel celebre dialogo con Zidane valso un Mondiale.

È come quegli eretici che dopo avere contestato tutto se la prendono con altrettanta furia contro la loro stessa eresia. Tanto per fare un esempio; eletto alle recenti Comunali nelle file della Lega, nella prima seduta è stato nominato Capogruppo ed alla prima votazione ha votato contro il suo gruppo cioè contro se stesso.

Quando dal Carroccio non ne hanno potuto più gli hanno tolto quantomeno i galloni da Capogruppo. Lui a febbraio se n’è andato tra i Fratelli d’Italia, accompagnato dal quasi consigliere regionale Daniele Maura. Da quel momento, nulla è stato più come prima: il Gruppo ha iniziato ad attaccare il sindaco che aveva contribuito ad eleggere, ha preteso un rimpasto, aperto una crisi al buio, finita con la maggioranza compatta, FdI spaccata in due ed all’opposizione.

L’incalzare il sindaco al termine del consiglio comunale di ieri fa parte di una strategia, un modello, un cliché ben conosciuto: la punto che Maurizio Cianfrocca lo ha ignorato e gli ha voltato le spalle. Con altri esponenti dell’amministrazione non è andata così e l’Aula si è trasformata in un ring.

Vero che la provocazione sia un’arte. Ma nel nome dell’arte non è possibile andare oltre i limiti. Alatri ieri ha fatto una delle peggiori figure che potesse compiere davanti alla città ed agli elettori. Squalificandosi. Perché ora con quale faccia sarà possibile criticare quelli che in città hanno la rissa facile e proprio ieri hanno ricevuto undici Daspo dal questore? E da quelle risse è nato un assassinio.

Troppa arte non è più arte.