Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 12 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 12 luglio 2023.

Top & Flop: i fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 12 luglio 2023.

TOP

MIRIAM DIURNI

Miriam Diurni

Con l’eleganza del fioretto, con la potenza della sciabola. Con dignità e coraggio Miriam Diurni ha sbattuto in faccia alla politica ciociara di oggi e di ieri le sue follie che stanno contribuendo ad affossare il territorio. Perché se i grandi capitali non vengono più ad investire qui, se le nuove fabbriche si vanno ad aprire da altre parti, se i posti di lavoro si creano altrove, una ragione c’è e non è mai un caso.

Tutti fischiettano e guardano in aria da un anno senza dire una sola parola sulla catastrofe Catalent, i cento posti di lavoro di alta qualificazione ed i quasi cento milioni di investimento sono saltati. Senza che ci sia stato un solo mea culpa. (Leggi qui: Valle del Sacco, basta con le chiacchiere).

Il problema è che non si sia trattato di un caso isolato ed ora la fuga è una costante. Ed una delle ragioni, la presidente degli industriali della provincia di Frosinone l’ha detto con chiarezza. Durante un convegno. Che è stata costretta ad organizzare per cercare di fare un po’ di chiarezza.

L’esempio del tutto è la Valle del Sacco: ribattezzata ‘Valle dei Veleni‘ ma di veleni tutte le analisi non ne stanno trovando. Nel frattempo gli investitori sono andati da altre parti, qui sono stati messi vincoli che scoraggiano chiunque. E chi voglia un like, un applauso o un po’ di consenso, legge i numeri in maniera strabica dicendo che questo è l’ultimo scalino del mondo.

 “Con frequenza assistiamo ad una informazione sul tema in cui si fa confusione – ha detto la presidente Diurni  –  interpretando i pochi dati in modo parziale e selettivo. In questo modo si è generato un ingiustificato allarmismo nell’opinione pubblica, senza identificare e circoscrivere il problema. Allo stesso tempo si sono limitate fortemente le attività dei privati e delle aziende industriali ed agricole collocate all’interno del perimetro del Sin e dunque le loro possibilità di investimento, generando un danno economico all’intera comunità“.

Niente sconti ai politici. La politica «deve fare bene attenzione a non cavalcare il populismo, quel sentimento molto spesso antindustriale che si genera in questi casi, quando si cerca di fatto un capro espiatorio». Il responsabile dell’inquinamento? «È un colpevole che probabilmente oggi non c’è più e in passato era dovuto a un sistema intero che funzionava in base a regole e normative differenti».

In pratica: cercate oggi gli avvelenatori degli anni Sessanta e Settanta, se volete puntiamo il dito contro la Politica che non ha fatto le leggi ed ha permesso di inquinare. Ma non ci sono più quei politici e non ci sono più quegli industriali.

Orgoglio senza pregiudizio.

ROBERTO SERGIO

Roberto Sergio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Il suo è stato un capolavoro di pluralismo medio che ha dato la cifra del “cambiamento” ma che non ha segnato scossoni fortissimi. L’Ad Rai Roberto Sergio aveva una mission mesta ma difficile: quella di mettere a palinsesto sensato la sterzata meloniana sull’informazione pubblica. Ed essendosi trattato di una sterzata senza frenate e scatti di gas il rischio che tutto apparisse come una benevola colonizzazione politica era alto.

Attenzione: questo non significa che i palinsesti Rai della prossima stagione non portino le impronte digitali dell’esecutivo in carica. La Rai non è la Bbc e l’Italia ha questa pessima abitudine di mettere la televisione pubblica sotto cappello della politica. Tuttavia la distribuzione (lottizzazione) pare essere stata più blanda, anche a fare la tara a nomi storici del conservatorismo.

In sede di approfondimento Rai e dopo quelli che Sergio ha definito “addii dolorosi” ci sono novità. “Aggiungere vuol dire essere ancora più pluralisti di come la Rai è stata in passato: un obiettivo che siamo riusciti a raggiungere, è che è anche un investimento per il futuro della Rai”. Insomma, il pluralismo c’è ma non si vede benissimo e complimenti a mago, coniglio in cilindro ed equilibrismo spinto.

Da Napoli sono arrivate le indicazioni sul nuovo volto Rai. Sul talk arriva su Rai1 Francesco Giorgino con “XXI Secolo, quando il presente diventa futuro”. A Rai2 via con riserve fortissime dopo il pezzo sul caso La Russa-Apache alla striscia di Filippo Facci “I Facci vostri”. Con lui Luisella Costamagna ed il suo “Tango”. Su Rai3 poi ecco Nunzia De Girolamo con “Botta e risposta” e Roberto Inciocchi con “Agorà” al posto di Monica Giandotti. Quest’ultima approda a Rai2 con “Poster”.

Roberto Sergio doveva fare un capolavoro di equilibrismo che De Pretis scansati ed in un certo senso ci è riuscito meglio di quanto forse lui stesso non sperasse all’inizio. Tolto il solito ed imprevedibile Facci ha piazzato nomi d’area “graditi” ma gradevoli, non ha ingaggiato talebani. Ed ha lardellato il tutto con qualche blando bastian contrario.

La ricetta perfetta per sopravvivere senza necessariamente sfigurare.

Gatto e pardo.

FLOP

CARLO MARINO

È il guaio della politica ai tempi dei social. Di cui non a caso lui è un assiduo frequentatore ed utilizzatore. L’idea che per acquisire consenso sia necessario avere una forte presenza mediatica. E che per avere successo si debba stimolare la discussione. Anche a costo di provocare polemiche.

E’ quello che è successo all’assessore al Bilancio e alla Cultura di Anagni Carlo Marino. Che va, in rappresentanza del Comune ad un evento sull’inquinamento della Valle del Sacco. E non trova di meglio che attaccare l’ “ambientalismo ideologico” che, secondo lui, caratterizza alcuni. Ovvero, l’uditorio che gli stava  davanti. Inevitabili le polemiche ed il massacro . Social, appunto. (Leggi qui: Marino vs Marino, ad Anagni ce ne sono due, uno fa gaffes e l’altro i conti).

Ora, non si pretende certo che Marino raggiunga i vertici della buonanima di Forlani (“potrei parlare per ore senza dire niente”) nella capacità di rilasciare dichiarazioni al cloroformio. Ma certo, andare a tacciare di ambientalismo ideologico una riunione di ambientalisti è un po’ come assumere come giardiniere di casa propria Attila. Oppure candidarsi a fare il cristiano ai tempi di Nerone. Se lo fai, non ti puoi lamentare del risultato a cose fatte.  

Forse Marino potrebbe prendere lezioni dal suo sindaco Daniele Natalia. Un maestro quanto a capacità di esprimersi solo dopo aver attentamente fiutato l’uditorio.

La fondamentale scelta dei tempi. Sbagliati.

ROBERTO SPERANZA

Per gli italiani è stato come la proverbiale medicina per i bambini riottosi: amara ma necessaria. Roberto Speranza è fresco di archiviazione su quello che in tema Covid gli si “imputava”. Perciò sul Corriere della Sera ha analizzato genesi, finalità e scenari della Commissione parlamentare di inchiesta sul Covid fresca di varo. E quell’analisi l’ha presa solo dall’angolatura della sua particolare posizione di ex “crocifisso” dai no vax.

Perciò la sua disamina è stata ancor più partigiana della chiave di lettura, pur in parte tale, che alla Commissione ha dato parte del destra-centro. Lo ha spiegato chiaramente e con quelle chiarezza che sottintende però una certa “nebulosità voluta” su altri fini dell’organismo.

“Quella votata è un tribunale politico con fini strumentali: una clava per colpire gli avversari. E lo dimostrano due elementi concreti. Mentre noi avremmo voluto che affrontasse ogni aspetto della gestione dell’emergenza, la maggioranza ha scelto di escludere dal perimetro dell’iniziativa della commissione le Regioni.

Regioni che, sottolinea l’ex ministro della Salute, “hanno funzioni costituzionali primarie e fondamentali sulla sanità. Abbiamo chiesto la ragione e la risposta è stata un imbarazzato silenzio”. E ancora: “Questa commissione si è data il compito addirittura di verificare le procedure di Ema per l’approvazione dei vaccini. Vaccini che sono stati somministrati in oltre 13 miliardi di dosi nel mondo.

Poi le frasi di martirio: “Cioè si occuperanno di Conte, di Speranza, dell’Ema e poi di quello che è successo in Cina, ma non di ciò che è stato fatto a Milano, Roma o Palermo. L’ironia finale un po’ ci sta, ma mette dietro le quinte un fatto molto importante. “Sarà singolare vedere parlamentari vagliare il lavoro di autorevoli scienziati a livello europeo sui vaccini. Chiaro che si vuole ancora accarezzare il pelo ai no vax. La scelta è politica. E miserabile.

Tutto per certi versi anche condivisibile, ma manca qualcosa. Manca il fine statutario della Commissione, che è quello di verificare anche se su ciò che il Covid ha fatto all’Italia qualcuno abbia lucrato. E questo, piaccia o meno, pare sia accaduto. Perciò va verificato, anche a costo di mettere in mano a parte politica avversa un randello indiretto. E questo Speranza lo sa benissimo, ma non lo ha detto.

Solo una fetta della torta.